L’ho conosciuta quando aveva 15 anni, passavo molte sere nella bella casa di famiglia a Milano con il padre Vittorio Mezzogiorno, attore simbolo del Mahabharata e La Piovra, e con la mamma Cecilia Sacchi e lei, Giovanna, c’era sempre, un’adolescente adorata ma in piena rivolta, il perenne bellissimo broncio. Poi sono arrivati i tanti sgambetti della vita, i dolori non riconciliati: Vittorio, immagine della potenza nervosa e magnetica, è morto troppo presto, a 51 anni, nel 1994, «e con lui», ricorda con emozione l’attrice, «anche mamma se ne è andata via, un po’ alla volta, sempre di più, finché nel 2010 è scomparsa. Ha fatto in tempo a vedermi sposata, quasi volesse dirmi: Vai, adesso sono tranquilla, va tutto bene».

Era bellissimo quel giardino della casa di via Alberto da Giussano, sempre piena di attori, artisti e intellettuali in un gran discutere di filosofia, vita e arte, con Vittorio a tener banco, «ma quella era piuttosto la Milano di mamma, figlia del critico cinematografico Filippo Sacchi, educazione borghese. Un vero scontro di caratteri e origini», spiega Giovanna Mezzogiorno. E aggiunge: «Sai, quella casa la sto vendendo finalmente, troppe presenze, troppi oneri. Andrà ai cugini, resterà in famiglia, però io mi salvo, m’alleggerisco l’anima».

Giovanna Mezzogiorno oggi in Tornare di Cristina Comencini

Abbandoni forti, e assonanze incredibili con il film Tornare di Cristina Comencini (doveva uscire il 12 marzo e invece, causa emergenza coronavirus, sarà in sala probabilmente a giugno), dove lei è Alice che torna nella villa di famiglia dopo la morte del padre per svuotarla e chiuderla. Finirà per intrecciare un fitto dialogo, misterioso, con se stessa bambina e soprattutto adolescente (la rivelazione Beatrice Grannò). Magnifiche e dolorose presenze, non fantasmi. Il passato riveduto e corretto. «Adoro Cristina, insieme abbiamo girato La bestia nel cuore, un film chiave, provo tantissima tenerezza per lei: apparentemente molto tosta, nasconde una grande empatia. Anch’io sembro dura, chiusa, ma sono una mammoletta», ride.

La verità è che Giovanna è un’attrice grande e rara, pochissime concessioni alla vita da star, via dalla pazza folla e dai social, s’allontana e poi ritorna, la filmografia non è fitta, ma di grandi autori e ogni sua interpretazione vale lodi e premi. Una carriera unica, con qualche segreto da indagare. Ci parliamo al telefono, a più riprese, perché Giovanna, che oggi vive a Torino, ogni tanto interrompe la comunicazione per inseguire i due gemelli Leone e Zeno, 8 anni, nati dal matrimonio con Alessio Fugolo che come lei lavora nel mondo del cinema: la chiamano, la invocano, suonano la batteria. Quando richiama spiega che, sì, quel titolo, Tornare, le sta a pennello perché «anch’io sto via per molto tempo e poi torno, faccio un film, mi assento di nuovo. È una scelta consapevole, dico molti no, non voglio stare lontana dai figli, voglio vederli crescere».

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Anna Camerlingo
L’attrice (di spalle) con la giovane Beatrice Grannò in Tornare di Cristina Comencini.

È molto complicato essere mamma, l’hai detto spesso...

Eh sì, è bellissimo ma difficile, un lavoro a tempo pieno. La mia è stata una gravidanza disastrosa, impegnativa. Ricordo il momento dell’ecografia, la dottoressa che dice “Nooo. Ma sono due!”, quell’attimo di gelo piombato su me e mio marito. Poi abbiamo preso in mano la situazione, ma è stato difficile, con complicazioni mediche, parto cesareo e i figli settimini nati di un chilo e 400 grammi, piccolissimi. Insomma, anche se Alessio è un papà fantastico, una fatica pazzesca con questi due gattini. Sono rimasta ferma tre anni, il mondo del lavoro che chiamava mi risultava indistinto, voci ed echi da pianeti lontanissimi, da un'altra galassia, ero completamente assorbita dalla crescita dei gemelli. È dura e tosta, non posso negarlo, li senti anche adesso? Eppure, lasciarli per un set mi dispiace. La soddisfazione è che ora stanno benissimo, sono due capelloni che hanno già il 35 di piede.

Nel film della Comencini dialoghi con una te stessa bambina e poi adolescente.

Rivedermi nel passato, ritrovarmi adolescente mi tocca molto. Il cinema di Cristina racconta i drammi, i segreti, lo stupro, le violenze fisiche e psicologiche che tutte le donne hanno vissuto. E poi mi attira molto il tema del nucleo famigliare come luogo di dolore.

La tua interpretazione è intrisa di questo, fa male.

Perché è un dolore che mi appartiene, la famiglia per me non è stata un luogo di pace e distensione. Sono stata una figlia adorata dai miei genitori, ma abbiamo avuto vicissitudini particolari, quella sorella nata fuori dal matrimonio e scoperta in piena adolescenza, il caos in casa. È stata tosta, arriva un momento in cui questo dolore te lo vuoi scrollare di dosso e andare oltre i ricordi, oltre i santini. I santini sono macigni, ecco perché ora vendo la casa di Milano.

Alice nel film riesce a cambiare il passato, vorresti farlo?

Sai sono molto ferita da cose che ritengo ingiuste, dal fatto che i miei genitori se ne siano andati giovani. Vorrei che avessero conosciuto i miei figli, vorrei vedere Vittorio con i capelli bianchi. Certo ai gemelli posso raccontare di questi nonni, ma restano fantasmi, foto e poco altro. Ecco il rimpianto. Per quanto mi riguarda ho 45 anni, ma non tornerei mai a miei trent’anni, è stata una scalata pazzesca tra lutti, gravidanza, i traslochi da Roma a Torino. No, tutta questa fatica non la rifarei.

Hai scelto di vivere a Torino, lontana dal mondo del cinema. Si può fare allora?

Ho scelto quest’altro percorso, un bel rischio, ma l’ho fatto con consapevolezza e verità. Un tempo non disfavo neanche la valigia, la lasciavo in entrata, lavavo i panni e ripartivo. Dopo la nascita di Zeno e Leone lavoro meno, una o due volte l’anno. Ho sposato un torinese e i primi anni con i bimbi piccolissimi abbiamo provato a fare avanti e indietro con la capitale. Poi ho scelto. Rivendico il diritto di non dover vivere per forza a Roma solo perché nella vita fai l’attore.

Per quanto popolarissimo, anche tuo padre si teneva distante dal divismo consueto.

Ma era l’esatto opposto, selvaggio, lo sai. Da piccola sono cresciuta a Casal Palocco che non era quella vip di adesso, c’erano le forre, arrivavano personaggi del mondo del cinema degli anni Settanta, tutti un po’ allo sbando. Poi abbiamo vissuto anni a Parigi per il Mahabharata messo in scena da Peter Brook, lì ho fatto le elementari, iniziato le medie, insomma, una tribù di girovaghi. Siamo ritornati a Milano nell’87 nella casa di famiglia e intanto mio padre viaggiava sempre, in tournée, a Roma e in tutto il mondo. Ho messo piede in Francia la prima volta a nove anni e ci sono tornata a diciotto, avevo fatto la maturità, mi avevano letteralmente buttata fuori a calci nel sedere dal liceo, non ne volevo sapere di studiare. A Parigi con l’Accademia d’arte drammatica e il teatro di Peter Brook ho trovato la mia strada.

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Toni Anne Barson Archive//Getty Images

Raccontata così, lo sai, è una vita fantastica.

E lo è stata, ma anche piuttosto faticosa, mi sono persa molte cose, sono partita per Parigi e mio padre era appena morto, ho lasciato mamma sola, sentivo che altrimenti sarei stata fagocitata da quel dolore enorme, da quella sua malinconia terribile. Lei e papà avevano un rapporto faticoso, ma intensissimo, una battaglia continua e insieme la devozione assoluta. Troppo.

Giovanna Mezzogiorno attrice: ribelle nel film e nella realtà

Nell’Alice adolescente del film c’è molto di te ragazza, ribelle. Quando ti ho conosciuta eri molto arrabbiata

Arrabbiatissima, i miei genitori con la loro relazione molto stretta e conflittuale mi tenevano ai margini, soffrivo per questo. Li vedevo ridere piangere urlare spaccare i piatti e tirarsi le pentole, era faticosissimo. Ed ero molto scossa anche da tutto ciò che avevo vissuto durante l’infanzia a Casal Palocco. In quella casa, vero porto di mare, arrivava chiunque, mio padre era così, libertario, tutti prendevano possesso del luogo senza rispetto. Ho questo ricordo: mamma che mi porta a scuola la mattina e dobbiamo dribblare persone che dormivano ovunque, abbandonate su tappeti, divani, cuscini. Ero arrabbiata certo, sentivo di dovermi sempre difendere. Ho impiegato anni a riappacificarmi con loro, verso la fine con papà ci siamo parlati a cuore aperto. Ai miei figli vorrei evitare ogni possibile trauma, anche il più piccolo.

Cosa stai preparando?

Niente di niente, sono a riposo: faccio la spesa, vado in libreria, cucino, preparo la colazione e la merenda ai bimbi, gli riempio le borracce per scuola, do da mangiare al cane. Insomma, la vita più banale che tu possa immaginare, però mi lascia il tempo di pensare, un giorno scriverò un libro, farò una regia, ho molto da raccontare, forse persino troppo. Sicuramente non vado in palestra. E non ho la cuoca, non ho l’autista, non ho la guardarobiera, purtroppo. Faccio tutto io.

Giovanna, finalmente, ride di cuore. Sullo sfondo Leone e Zeno la reclamano con urla d’amore in Dolby Surround, l’attrice famosa torna solo mamma.