Isabelle Huppert a Cannes: “Porto in scena l’utopia femminile. Una vita senza la recitazione? Non ho abbastanza immaginazione” - la Repubblica

Isabelle Huppert a Cannes: “Porto in scena l’utopia femminile. Una vita senza la recitazione? Non ho abbastanza immaginazione”

Isabelle Huppert a Cannes: “Porto in scena l’utopia femminile. Una vita senza la recitazione? Non ho abbastanza immaginazione”
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L’attrice, protagonista di ‘La prisonnière de Bordeaux’, sarà inoltre presidente di giuria alla Mostra di Venezia

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CANNES Isabelle Huppert è di casa al festival di Cannes dove ha vinto due volte come miglior attrice, la prima nel ‘78 con Violette Nozière di Claude Chabrol, la seconda nel 2001 con La pianista di Michael Haneke. Nel 2009 è stata presidente di giuria e ora si prepara ad esserlo anche per la Mostra del cinema di Venezia. Nel frattempo qui alla Croisette presenta un film, La prisonnière de Bordeaux alla Quinzaine des Réalisateurs, che racconta l’improbabile amicizia tra due donne, una colta e borghese (Huppert), l’altra popolare (Hafsia Herzi) che si conoscono nel parlatoio di un carcere dove i mariti di entrambe sono rinchiusi.


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Madame Huppert sarà presidente di giuria alla Mostra del cinema di Venezia. Ha parlato del cinema come promessa, cosa si aspetta?

“Ho solo grandi aspettative che sono certa saranno confermate. La Mostra è un grande festival e sono così felice di tornare a Venezia in questo ruolo privilegiato. Ho tantissimi ricordi di quando sono stata e sono stata premiata due volte, ho ricevuto due Coppe Volpi con Un affare di donne (1988) e La cérémonie - Il buio nella mente (1995). Quasi tre perché con Gabrielle abbiamo vinto il Leone d’oro per tutto il film. Questi tre momenti sono stati veramente intensi per me”.

Crede che il cinema e i festival negli ultimi anni siano più condizionati nelle scelte dalle questioni sociali e internazionali?

“Il cinema per essere vivo deve essere una finestra sul mondo. Rispetto a quando il cinema doveva essere principalmente intrattenimento negli anni i film hanno avuto sempre più necessità, abilità, di prendere quello che viene dalla società e dare notizie dal mondo. Che è quello che succede anche in questo festival”.

(afp)

Al Cannes si è tornato a parlare molto del MeToo.

“Qualsiasi cosa dia voce alle donne per quello che riguarda i propri desideri e istanze per me è una buona cosa”.

La prisonniere de Bordeaux racconta l’amicizia nella diversità.

“Sono due donne che cercando una connessione anche se sono molto diverse e cercano di rendere la vita, il mondo, qualcosa di migliore insieme. Il film racconta una sorta di utopia femminile, il cinema spesso si misura con il racconto utopico, anche io credo che sia possibile magari per un momento, in qualche modo queste due donne hanno creato una bolla che finché ha retto ha funzionato”.

Crede che in Francia negli ultimi anni ci sia più tensione sociale fra le classi?

“Non sono un politico né un sociologo ma la sensazione è che sì, la tensione ci sia. Assolutamente. Non so in altri Paesi ma in Francia sicuramente si percepisce di più rispetto al passato”.

Aveva già lavorato con Patrizia Mazuy, la regista e Hafsia Herzi.

“Sì, con Hafsia ho fatto il film di Techiné (Les Gens d'à côté, ndr) e si è creata subito un bella chimica, lei è un’attrice molto talentuosa e nel recitare c’è qualcosa di non detto, di melanconico. Con Patrizia avevo lavorato più di vent’anni fa ma l’ho ritrovata arrabbiata e brutale come allora in senso buono. Nei film le cose vanno mostrate in modo brutale. Anche se il mio personaggio è divertente, buffo c’è qualcosa di affilato in questo film”.

Queste due donne però si cambiano l’un l’altra, soprattutto il suo personaggio.

“Certamente, lei cambia in modo profondo. Il film è profondo e fa riflettere perché una donna ottiene il denaro e l’altra ottiene la libertà”.

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Lei è reduce dal Met Gala che esperienza è rispetto a un festival?

“Beh, c’è sempre un tappeto rosso. Per me è stato bello perché il tema era Sleeping Beauties: Reawakening Fashion e io indossavo un abito di Balenciaga che però era una copia realizzato dalla mia bisnonna, una bella emozione per me. Era un modello delle sorelle Callot, di cui la mia bisnonna era una delle quattro. Quell’abito, l’originale è nel Metropolitan Museum e Balenciaga ne ha fatto una versione moderna. La moda è qualcosa di spettacolare, ha punti in comune con il cinema”.

Lei ha sempre utilizzato la moda come forma di espressione, alla première de La pianista qui a Cannes aveva delle scritte su di lei.

“Era stata un’idea di un mio amico scrivermi addosso la frase di Emil Cioran ‘Dio può ringraziare Bach, perché Bach è la prova che Dio esiste’”.

Lei è famosa per essere stakanovista, per lavorare sempre. E il suo episodio di Chiami il mio agente! lo diceva chiaramente

“Sì, quella serie ha peggiorato la mia fama, è stato molto divertente. Sono io che li ho incoraggiati a farlo più esagerato, più estremo. D’altronde mi piace lavorare, non ho altre spiegazioni, mi piace recitare, fare film ovviamente so come un progetto deve essere per piacermi: deve essere ambizioso, con un buon regista e una buona storia. E poi non crediate perché io in realtà sono un po’ pigra però mi piace lavorare con qualcuno che abbia una visione”.

Riesce a immaginare la vita senza la recitazione?

“Non ho abbastanza immaginazione”.

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