Crash! Che Botte (Strippo Strappo Stroppio) (1973 - film)
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Crash! Che Botte (Strippo Strappo Stroppio) (1973 – film)

Crash! Che Botte (Strippo Strappo Stroppio) 1973 filmC’è stato un periodo in cui fare film era più facile, perché c’erano più soldi e produttori, perché c’erano più idee o semplicemente perché c’era più coraggio di osare e rischiare. Nascevano così dei piccoli capolavori, alcuni passati alla storia, altri conosciuti solo agli appassionati, ma tutti degni di nota.

Ci sono film che nella loro semplicità e banalità, per noi che siamo abituati ai blockbuster hollywoodiani, possono sembrare brutti e inutili, salvo poi scoprire che i grandi registi che noi amiamo si rifanno proprio a quelle pellicole, un esempio su tutti: cosa sarebbe Quentin Tarantino senza Russ Meyer?

Anche in Italia si sperimentava parecchio, spesso con produzioni straniere. Parliamo di un periodo compreso tra gli anni ’50 e ’70 circa, decenni in cui, oltre ai mostri sacri del cinema italiano, si fanno notare altri piccoli registi con generi o sottogeneri come il peplum, gli spaghetti-western o l’horror. Purtroppo i registi di questi film non sono molto conosciuti, anche a causa della mania di quegli anni di attribuirsi un nome d’arte, che poteva anche cambiare con ogni nuova pellicola.

Nel 1967 Gianfranco Parolini, aka Frank Kramer, scrive e dirige il film I Fantastici 3 Supermen dando il via a una saga che arriverà, con altri registi e sceneggiatori, fino alla seconda metà degli anni ’80, vantando pure dei film clone che cavalcarono il marchio e il successo della serie. Le storie nella loro semplicità erano un misto tra commedia e azione, in cui un agente del FBI e due ladri “buoni” dotati di grandissima forza e agilità, diventavano invincibili indossando delle tute speciali antiproiettile. Ovviamente queste “uniformi” da supereroe erano molto simili a quelle del Superman originale, colorate però di arancione e nero, con la S sulla cintura, ma se devo essere sincero queste tute a me, ricordano di più quella di Ralph Supermaxieroe, serie TV dei primi anni ’80; sarà un caso?

Nel 1973 esce il film Crash! Che Botte (Strippo Strappo Stroppio), conosciuto anche come “3 Supermen in Cina”. La sceneggiatura e la regia sono di Adalberto Albertini, meglio conosciuto come Bitto Albertini, ma che risponde anche ai nomi di Al Albert, Albert Thomas e Stanley Mitchell. Con una produzione a metà tra l’Italia e Hong Kong, il film s’intromette nel filone dei kung-fu movie, mantenendo comunque l’equilibrio tra commedia e azione che caratterizza la serie.

Protagonista del film è l’agente dell’FBI Robert Wallace interpretato da Robert Malcolm, che arrivato a Hong Kong deve liberare sei agenti segreti prigionieri di una banda di trafficanti di droga, capitanata dal perfido Chen Loh. Verrà aiutato dal maestro di kung-fu Tang, interpretato da Lo Lieh, dalla misteriosa agente segreto cinese Suzy e dai due ladri e amici Max e Jerry, interpretati da due grandi attori del cinema italiano, ovvero Antonio Cantafora e Salvatore Borghese. Tra gli altri attori va citato Jacques Dufilho, nella parte del console americano, famoso in Italia per la serie di film sul Colonnello Buttiglione e, come comparsa non accreditata, un giovane Jackie Chan, che ha lavorato nel film come coreografo per le scene di lotta.

nico fidenco crash che botte strippo-strappo-stroppio colonna sonoraLa musica del film fu lasciata alle abili mani di Nico Fidenco, in altre parole una garanzia in termini di colonne sonore, e la sigla fu cantata da Ernesto Brancucci, conosciuto anche sotto lo pseudonimo di Ermavilo, famoso per curare assieme alle sorelle la trasposizione in italiano di buona parte delle canzoni della Disney e di altre sigle di cartoni animati.

Una menzione particolare va al testo della sigla scritto dallo stesso Ditto Albertini, un vero capolavoro. Al grido di “Sono Pingpong il furore di Hong Kong”, Brancucci si lascia trasportare dalla violenza e fa un elenco dettagliato di cosa potremmo incorrere se incappiamo tra le sue mani, nessuna pietà, neanche per le donne:

Sono Pingpong il furore di Hong Kong
Picchio, strappo, spezzo e faccio male
Sono Pingpong il più temuto di Hong Kong
Io non mando mai all’ospedale
Solo al forno crematorio, o qualche volta all’obitorio
E ti rompo, ti spezzo, ti trancio, ti sbatto
Ti sgozzo, ti piego e poi ti raddrizzo
Ti strippo, ti strappo, ti smembro, ti stroppio
Ti sgrullo, ti frullo, con te mi trastullo
Ti caccio due dita negli occhi, t’infilo in bocca i ginocchi
Ti faccio nel ventre un traforo, ti asporto budella e piloro
Sono Pingpong il furore di Hong Kong
Picchio, strappo, spezzo e faccio male
Sono Pingpong il più amato di Hong Kong
Ogni donna mando all’ospedale
Vorrei trattarla come un fiore, ma come la tocco urla e muore
Le do sulla mano un bacino, rimane con un moncherino
La sfioro con una carezza, le piace ma in due mi si spezza
Sono Pingpong il furore di Hong Kong
Picchio, strappo, spezzo e faccio male
Sono Pingpong il più temuto di Hong Kong
Io non mando mai all’ospedale
Solo al forno crematorio
O qualche volta all’obitorio

La cosa che più lascia perplessi è che per cercare informazioni su questi film bisogna andare su siti di cinema stranieri, che li trattano per quello che sono, né dei capolavori, né del letame su pellicola, ma semplicemente dei B-movie. Leggendo poi i commenti del pubblico italiano potrete notare il disgusto per i film, la regia e gli attori, senza nessun rispetto per tutto il lavoro che è stato fatto. Quello che più mi lascia basito è che lo stesso pubblico poi esalta i film di Bruce Lee (per restare sul genere), che pure quelli a livello di trama non sono molto superiori. Non dobbiamo per forza essere tutti esperti di cinema, ma neanche criticare senza sapere, per poi magari andare al cinema ogni Natale (e non aggiungo altro).

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