The Fox (2022) di Adrian Goiginger - Recensione

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di Adrian Goiginger

voto: 7

The Fox potrebbe inizialmente sembrare uno dei tanti (troppi?) film che mettono in scena uno speciale rapporto di amicizia tra uomini e animali. E nel momento in cui ci si approccia a storie del genere, il rischio di dar vita a qualcosa di eccessivamente retorico è più che mai alto. Adrian Goiginger, fortunatamente, è riuscito a evitare tali errori, concentrandosi prevalentemente sui traumi infantili del giovane protagonista. Alla Diagonale’23.

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Il giovane regista Adrian Goiginger ha fatto immediatamente parlare di sé nel momento in cui ha realizzato la sua opera prima, The Best of All Worlds (2017). In questa storia estremamente toccante, il regista ha raccontato un episodio importante della sua infanzia, incentrando il suo lavoro sulla figura di sua madre (impersonata da Verena Altenberger), all’epoca eroinomane. E dopo un lungometraggio che, al contrario, non ha particolarmente soddisfatto le aspettative di pubblico e critica (Above the World, 2021), eccolo tornare in sala (e alla Diagonale’23) con The Fox, il suo terzo film per il cinema, anch’esso dalla forte componente autobiografica, incentrato nello specifico sulla figura del suo bisnonno Franz Streitberger.

In The Fox, dunque, la storia prende il via nel 1927, quando Streitberger viveva nel Pinzgau insieme ai suoi genitori (Karl Markovics e Karola Niederhuber) e ai suoi numerosi fratelli. Costretti a vivere in condizioni di estrema povertà, i genitori decidono di vendere Franz a un contadino ben più abbiente (Cornelius Obonya), in modo da potergli garantire una vita più agiata. Una volta adulto, Franz (impersonato da Simon Morzé) inizierà a lavorare come corriere in motocicletta per conto dell’esercito. La Seconda Guerra Mondiale è ormai scoppiata. Franz sembra costantemente un outsider, ma, nel momento in cui incontrerà un cucciolo di volpe ferito, deciderà di portarlo con sé, trovando in lui il suo primo, vero amico.

The Fox, dunque, potrebbe inizialmente sembrare uno dei tanti (troppi?) film che mettono in scena uno speciale rapporto di amicizia tra uomini e animali. E nel momento in cui ci si approccia a storie del genere, si sa, il rischio di dar vita a qualcosa di eccessivamente retorico o, peggio ancora, di stucchevole, è più che mai alto. Adrian Goiginger, fortunatamente, è riuscito a evitare tali errori, concentrandosi prevalentemente sui traumi infantili del giovane protagonista, sulla sua paura di essere nuovamente abbandonato e sui parallelismi che legano lui e il cucciolo di volpe, anch’esso rimasto solo dal momento che la sua mamma era finita in una trappola.

La prima parte del lungometraggio, quando, appunto, vediamo Franz da bambino che viveva insieme a suoi genitori, assume, nel corso del lungometraggio, una valenza sempre maggiore (particolarmente d’effetto, a tal proposito, la scena in cui suo padre gli spiega perché non deve avere paura della morte). The Fox, dunque, è una parabola sull’amicizia, sull’importanza degli affetti e sui buoni sentimenti con una delle più drammatiche guerre sullo sfondo. Adrian Goiginger punta tutto sul minimalismo, optando per un formato in 4:3 che tanto ricorda vecchie fotografie d’epoca e facendo di lunghi silenzi e di suggestivi spazi aperti il suo cavallo di battaglia. Dopo Above the World, dunque, The Fox sta indubbiamente a rappresentare un salto di qualità all’interno della filmografia di Goiginger. Un film che si rifà spesso a quanto realizzato Oltreoceano, che, pur puntando molto sull’emotività, riesce a gestire complessivamente bene un costante buonismo, senza lasciare che esso prenda il sopravvento su tutto.