Filippo Turetta, ecco come l’assassino ha pianificato la morte di Giulia Cecchettin - la Repubblica

Cronaca

Filippo Turetta, ecco come l’assassino ha pianificato la morte di Giulia Cecchettin

Filippo Turetta, ecco come l’assassino ha pianificato la morte di Giulia Cecchettin
(ansa)

Dalla app per pedinarla alla scelta del luogo dove abbandonare il corpo trafitto di coltellate: la meticolosità con cui l’ex fidanzato della laureanda di Padova ha organizzato l’omicidio dell’11 novembre ha stupito gli investigatori

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Aveva progettato tutto. Un vademecum del femminicidio. Un promemoria che aggiornava man mano che metteva a punto i dettagli: come sequestrarla, dove ucciderla, dove abbandonare il corpo. Con una meticolosità che ha stupito persino gli investigatori che per mesi hanno ricostruito ogni sua mossa. Dall’inizio del novembre 2023 Filippo Turetta ha progettato di uccidere Giulia Cecchettin. Secondo chi indaga il periodo non è causale perché a breve lei si sarebbe laureata e si sarebbe davvero allontanata da lui. Turetta l’ha colpita con 75 coltellate e l’ha persino “sfregiata” sul volto. Non accettava la sua libertà. E aveva acquistato un’app per controllare il suo cellulare, per spiare quando era online, se leggeva o no i suoi messaggi (la studentessa aveva disattivato la doppia “spunta” blu). A volte era minaccioso, altre petulante, “rappresentando in modo fittizio e tormentoso il proprio malessere e i propri intenti suicidari”, come si legge nell’atto di fine indagine che gli è stato notificato in carcere. Cecchettin voleva fuggire: dalla vita di Turetta e dalle coltellate che quella notte dell’11 novembre lui le ha inflitto per cancellarla.

Il piano preparato nei minimi dettagli: un documento per pianificare il delitto

Turetta ha atteso che si “presentasse un’occasione adeguata per attuare il proprio intento”. Per un delitto preparato “nel dettaglio”. Gli appunti che aveva annotato in un file, cancellato ma ritrovato dagli investigatori, sono un vademecum per rapire e uccidere l’ex fidanzata. Già dal 7 novembre Turetta ha progettato “le varie fasi violente dell’azione”: silenziare la vittima, inserirle in bocca un calzino umido, zittirla anche con del nastro adesivo, immobilizzarla alle caviglie, alle mani e alle ginocchia. Il materiale necessario (come il nastro adesivo) lo aveva acquistato online. E sempre sul web aveva cercato “località di montagna nelle quali il proposito omicida avrebbe potuto essere facilmente attuato e il corpo occultato”: la scelta ricadrà nella zona boschiva del lago di Barcis. Tra le ricerche di Turetta ne figurano anche alcune relative a “manette, cordami e badili”. A sostenere l’aggravante della premeditazione contestata dal pm Andrea Petroni, c’è anche l’acquisto di una cartina stradale cartacea “per fuggire senza dover utilizzare strumenti elettronici connessi alla rete internet” e quindi facilmente localizzabili. E poi Turetta aveva con sè due coltelli e alcuni sacchi neri per nascondere il corpo, oltre che “beni utili alla fuga” come soldi in contanti, abiti puliti, provviste e “quant’altro utile alla sopravvivenza riducendo al minimo i contatti con terzi”.

I calci, le coltellate, gli “sfregi” sul volto

Turetta ha colpito Cecchettin con 75 coltellate di cui una ventina alle mani mentre lei cercava di difendersi. Un doppio agguato: a cento metri da casa della ragazza, dove l’ha presa anche a calci, e nella zona industriale di Fossò: lei ha cercato di scappare, lui l’ha raggiunta e colpita da dietro, al collo. Poi l’ha caricata in macchina, stava già perdendo molto sangue. Altri colpi sarebbero stati sferrati anche in quel frangente. Lo studente non le ha risparmiato neppure gli “sfregi” sul volto. La Procura contesta l’aggravante della crudeltà.

L’App per controllare WhatsApp, le minacce, i “fittizi intenti suicidiari”

Turetta aveva acquistato “una applicazione spia per monitorare l’uso del telefono e delle relative applicazioni da parte di Giulia Cecchettin”. Filippo non sopportava che l’ex fidanzata avesse disattivato la “doppia spunta” blu su WhatsApp, quella che indica se un messaggio è stato letto. Non era visibile, inoltre, se la ragazza fosse o meno online. Sul web si trovano molti siti che consigliano applicazioni di questo tipo, che spesso si rivolgono ai genitori che vogliono controllare i figli. Consentono di monitorare l’attività su WhatsApp (e non solo) dei telefoni da spiare. Ovviamente, “senza lasciare traccia”. È uno degli aspetti più inquietanti che vanno a rimpolpare il capitolo sull’aggravante dello stalking contestata dalla procura di Venezia. Lui le mandava messaggi ossessivi, petulanti (che ha cercato di cancellare). Aveva una mania di controllo. Metteva in atto “azioni moleste e intimidatorie”, chiedeva di continuo notizie sulle frequentazioni e le relazioni di Giulia, diventava minaccioso di fronte ai suoi “no”, si presentava “inaspettatamente” nei posti che la ragazza frequentava. E “rappresentava in modo fittizio e tormentoso il proprio malessere e i propri intenti suicidari”, sfruttando il carattere della ragazza. Che non solo aveva “paura” di lui, ma temeva che potesse farsi del male.

Il fatto scatenante: la laurea di Giulia

Perché Turetta, che era stato lasciato da Cecchettin a luglio del 2023, studia ed esegue il suo piano proprio a novembre? Per i pm, Filippo “cercava l’occasione adeguata”. L’ipotesi principale degli investigatori, il “fatto scatenante”, potrebbe essere la vicina laurea in ingegneria di Giulia. Un evento che per lui segna la fine. Perché lei si era già iscritta a un corso a Reggio Emilia: voleva diventare illustratrice di libri per bambini. Sabato 11 novembre, giorno del femminicidio, Filippo e Giulia escono insieme. Vanno al centro commerciale, lei deve comprare le scarpe per la laurea. Qualche ora prima, la studentessa aveva mandato la versione definitiva della tesi alla prof. Cinque giorni dopo, giovedì, doveva essere un giorno di festa, il conseguimento del titolo, l’aperitivo con gli amici e la famiglia.

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