Le passeggiate al Campo di Marte - CineCriticaWeb

Le passeggiate al Campo di Marte

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robertguediguiancampodimarteFrançois Mitterand ha rappresentato concretamente l’idea del socialismo in Francia e in Europa proprio nel momento in cui il socialismo entrava in crisi in tutto il mondo. Porre di nuovo, al giorno d’oggi, l’interrogativo di un’alternativa al capitalismo attraverso un personaggio storico mi sembra in linea con tutto quello che ho cercato di fare fino ad oggi. Partecipare, attraverso il cinema, agli interrogativi della nostra epoca.
Così si è espresso Guédiguian a proposito del suo ultimo lavoro, ispirato alla biografia Le dernier Mitterand del giornalista Georges-Marc Benamou che ha curato, insieme a Gilles Taurand, la sceneggiatura del film.

Le passeggiate al Campo di Marte è, senz’altro, un’opera anche politica, sulla storia della Francia e del suo Presidente, ma colpisce e coinvolge soprattutto per il rapporto Padre/Figlio che si instaura tra l’anziano Presidente senza più illusioni e il giovane giornalista che vorrebbe da lui insegnamenti sulla politica, sulla letteratura, sull’amore, sulla vita.
Da questo punto di vista, il film di Guédiguian è più vicino a pellicole quali Big Fish di Burton o Le invasioni barbariche di Arcand, che non a polverosi documentari sulla storia recente.
Il fecondo conflitto che si viene a creare tra Mitterand e il ragazzo che lo intervista è lo stesso presente ne Il principe di Homburg di Bellocchio: anche in questo caso, l’uomo maturo deve insegnare al giovane, troppo sentimentale, il significato della pazienza e la passione dell’indifferenza.
Al giornalista, entusiasta ed ingenuo, che parla di sogno comunista e aspira al cambiamento del mondo, il Presidente, disilluso ma non sconfitto, risponde di non avere più sogni e che non si può pretendere di rappresentare l’umanità. L’intero film è costruito sullo scontro tra vita sognata e vita contingente, tra Ideale e Reale, tra la posizione intransigente del giovane che vorrebbe rovesciare l’esistente e quella del Presidente, disincantato, che recita Valery: il mare, il mare che sempre ricomincia.

Le passeggiate al Campo di Marte è ricchissimo di citazioni e riferimenti letterari: si parla di Proust, Chateubriand, Cocteau, Duras, Dostoevskij, non in maniera pesante o enfatica, bensì come naturale riflesso della cultura e dell’umanità del Presidente. Quest’ultimo è straordinariamente interpretato da Michel Bouquet, impareggiabile nel conferire al protagonista, leggerezza, intelligenza, ironia.
In conclusione, il film di Guédiguian si fa amare per la capacità dell’autore di mettere a nudo il Presidente, di raccontare il personaggio pubblico attraverso il privato, la Storia attraverso la vita di tutti i giorni. Un po’ come, da noi, ha fatto Bellocchio con Moro nell’altrettanto profondo e struggente Buongiorno notte.


di Mariella Cruciani
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