La confessione di Marco Manfrinati: “Volevo colpire mia moglie e costituirmi, mio suocero si è messo in mezzo e l’ho accoltellato” - la Repubblica

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La confessione di Marco Manfrinati: “Volevo colpire mia moglie e costituirmi, mio suocero si è messo in mezzo e l’ho accoltellato”

La confessione di Marco Manfrinati: “Volevo colpire mia moglie e costituirmi, mio suocero si è messo in mezzo e l’ho accoltellato”

Il 40enne di Varese che ha sfregiato l’ex moglie e ucciso il suocero Fabio Limido davanti al gip

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Marco Manfrinati ha risposto questa mattina alle domande del gip del tribunale di Varese durante l’interrogatorio di convalida. Ha ammesso di aver colpito l’ex moglie Lavinia Limido a coltellate e ha spiegato di aver accoltellato a morte anche il padre di Lavinia, Fabio Limido, perché – ha sostenuto – l’uomo avrebbe aggredito a colpi di mazza da golf dopo aver visto quanto aveva fatto a sua figlia.

L’avvocato di Manfrinati, Fabrizio Busignani, ha ricostruito quanto detto dal suo assistito: «Manfrinati ha spiegato le circostanze in cui si sono verificati i fatti, ammettendo l’aggressione a Lavinia Limido, spiegando perché si è verificata e come si è verificata. Dopodiché, quando ha capito cosa stava succedendo, ha desistito dall’azione ed è salito sulla sua auto per andare a costituirsi in questura».

Lunedì mattina, dunque, è andato in via Ciro Menotti davanti al luogo di lavoro dei Limido (padre e figlia), con l’intento di fare del male alla 37enne che, infatti, è ancora in prognosi riservata all’ospedale di Varese a causa delle coltellate ricevute dall’’avvocato 40enne.

La versione dell’uomo assume un tono diverso quando si parla dell’omicidio di cui è accusato. Prosegue Busignani, sempre riportando la versione del suo assistito: «A quel punto è stato aggredito con una mazza da golf dal padre della ex moglie, Fabio Limido. Le telecamere hanno ripreso la scena in cui l’ex suocero ha distrutto i vetri dell’autovettura di Manfrinati. I colpi sono stati assestati anche sul corpo di Manfrinati mentre era in auto al punto che ha riportato delle fratture alle mani, tipiche da difesa e refertate in pronto soccorso. Non riuscendo più a ripartire con l’auto, andata in panne, è sceso e ha tentato di allontanarsi a piedi ma è stato colpito alla schiena. In quel momento è partita una colluttazione che è proseguita con le coltellate da parte del mio assistito a Fabio Limido».

Busignani, poi, ha ripetuto quello che Manfrinati sostiene sia alla base del suo gesto, cioè l’impossibilità di vedere suo figlio (decisione presa dal tribunale) e chiedeva venisse rispettato il suo diritto alla genitorialità: «Il divieto di avvicinamento era rivolto ai famigliari in quanto parti offese e non al bambino. Qualcuno mi deve spiegare perché un padre non aveva il diritto di vedere il proprio figlio se questo non era parte offesa. Il bambino non era affidato a Lavinia Limido e neanche alla nonna ma ai servizi sociali anche se viveva fisicamente a casa dei Limido».

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