Ora il presidente dia un segnale, il silenzio alimenta solo le ombre - la Repubblica

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Ora il presidente dia un segnale, il silenzio alimenta solo le ombre

Ora il presidente dia un segnale, il silenzio alimenta solo le ombre
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Napoli apre una finestra giovedì. La conferenza offre una opportunità. Come in politica: si fissa un tema che diventa un pretesto per parlare d’altro. L’appuntamento prevede la presentazione dei due ritiri estivi. Si sa abbastanza di Dimaro, località amica dei napoletani come la Val di Sagro. Una pec al sindaco Angelo Caruso a marzo ha confermato l’opzione per il soggiorno in Abruzzo.

A Castel Volturno il presidente ha una indifferibile occasione: non annunciare, ma rassicurare il pubblico sconcertato dai risultati della squadra e dalle nebulose prospettive. Come una sberla che solleva solo coriandoli, tanti nomi, niente di concreto.

Il silenzio ancora una volta imposto non copre né annulla i disagi evidenti di una squadra lasciata allo sbando da un allenatore all’altro, da una preparazione all’altra, da un modulo all’altro. Il pianto di Lobotka va interpretato.

È lo sconforto di un giocatore irreprensibile, di genio e costanza, che si accorge di n on aver aiutato fino in fondo Francesco Calzona il Ct della sua Nazionale.

Rimarranno insieme fino agli Europei, li lega una profonda amicizia. Come Lobotka evidente il rammarico nell’irriconoscibile Di Lorenzo, nel doppio ruolo di capitano e difensore della Nazionale, protetto finora da Spalletti per la stima conquistata nei giorni della cavalcata scudetto. Il silenzio stampa non fa velo ai disagi che hanno paralizzato la squadra. Né altera la verità che i tifosi comunque percepiscono. Non solo quelli del Patto del Britannique, il Popolo delle Curve.

Ma quelli degli altri settori che hanno portato il Napoli al record degli abbonamenti. Dai quasi 8 mila dell’anno scorso a oltre 23 mila. Non hanno mai mollato ed ancora si chiedono che cosa sia successo al Napoli, che cosa accadrà per far riprendere le posizioni abituali, per quali prospettive sta lavorando la società.

C’è stato finora un solo segnale. Napoli si aspettava un manager autorevole di provata abilità. Non il sosia di Marotta, largamente presente nei trionfi di Juve e Inter, ma uno che riporti il Napoli sul mercato con l’abilità di Cristiano Giuntoli. I suoi colpi hanno dato la base perché Spalletti vi montasse il suo capolavoro. È arrivato il vice di Giuntoli. Nessun pegiudizio su Giovanni Manna, 35enne dirigente, descritto come ambizioso e tenace. Non farà certo meno di Meluso finito subito nell’anonimato con l’altro ds Antonio Sinicropi.

L’arrivo di Manna non sposta dal centro della scena De Laurentiis dopo 19 anni di immensi meriti, per intuizioni e capacità, e dopo il ventesimo della catastrofe. De Laurentiis riparte con Manna. Giusto che dica qualcosa di importante. Far sapere che il Napoli c’è, c’è ancora lui con una nuova esperienza corroborata dagli insuccessi di questo improvviso declino.

Riparte con le garanzie di un Margine Operativo Lordo di circa 200 milioni, cifra significativa anche se esclude interessi, ammortamenti e investimenti. Sull’agenda del presidente il primo punto è l’allenatore. Il suo profilo spiegherà molto. Il 3-5-2 spingerebbe dopo Osimhen anche Kvara sul mercato.

Compatibile il 3-4-2-1 di Gasperini. L’annuncio dopo Napoli-Lecce. Ma è importante che giovedì il Napoli dica ancora di esistere. Il silenzio fa calare altro buio.

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