Anne Sinclair: «Mi critico sempre troppo. A mia madre e Strauss-Kahn non sapevo dire no»- Corriere.it

Anne Sinclair: �Mi critico sempre troppo. A mia madre e Strauss-Kahn non sapevo dire no�

di Stefano Montefiori

La giornalista, star della tv francese, ed ex moglie di Dominique Strauss -Kahn si racconta in un’autobiografia, la carriera e la scelta di rimanere accanto al presidente del FMI durante il processo per violenza sessuale che lo coinvolse nel 2011

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�Non ho mai avuto una buona opinione di me stessa�, si legge a pagina 2 del libro Pass� compos� di Anne Sinclair. Sorprendente per la giornalista che � stata ed � ancora una delle donne pi� ammirate e amate di Francia, la star della tv che negli anni Ottanta e Novanta teneva incollati davanti agli schermi fino a 12 milioni di spettatori con le sue magistrali interviste ai potenti (da Fran�ois Mitterrand a Helmut Kohl a Bill Clinton) e che poi ha acquisito, suo malgrado, una notoriet� planetaria restando accanto al marito Dominique Strauss-Kahn nel momento del disastro, lo scandalo del Sofitel nel 2011.

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�Ricordo che le mani mi tremavano cos� forte che non riuscivo ad abbottonarmi la camicetta�, scrive a proposito di quella notte del 14 maggio, quando Camille, la figlia pi� giovane di DSK, la chiam� a Parigi per dirle che suo marito era stato arrestato a New York con l’accusa di violenza sessuale. Sono passati dieci anni. Lasciato Strauss-Kahn, Anne Sinclair ha fondato l’ Huffington Post francese, ha scritto libri molto apprezzati sulla storia famigliare - suo nonno materno era Paul Rosenberg, il grande mercante d’arte amico di Picasso - , sulla Francia della transizione Hollande-Macron, sul suo altro nonno, vittima di una retata a Parigi nel 1941 durante l’occupazione, e adesso l’autobiografia Passato prossimo dedicata a �Pierre�, lo storico Pierre Nora, suo compagno. Per strada la fermano e la salutano, alla radio un’ascoltatrice l’ha ringraziata di �onorare noi donne�, facendola commuovere. Anne Sinclair accoglie 7 con la gentilezza e il sorriso di chi sembrerebbe capace di conquistare il mondo, e con disinvoltura.

Eppure, non ha una buona opinione di s�?
�Sono sempre stata molto critica con me stessa. Per esempio, non ho mai voluto riguardare una mia trasmissione, convinta che non mi sarebbe piaciuta. Credo che dipenda anche dai rapporti non sempre semplici che ho avuto con mia madre�.

Com’era sua madre?
�Molto esigente, bisognava che io fossi perfetta ma non lo sono mai stata. Questo per� mi ha dato molta voglia di battermi e di impegnarmi�.

Dove trovava allora la forza per tenere testa ai presidenti, in tv?
�Ho sempre avuto una paura terribile prima di andare in onda. Ma passati i primi minuti scompariva, come quando a cavallo senti che l’animale comincia a rispondere ai tuoi comandi. Poi, mio padre pensava che io fossi la regina del mondo. Quando andavo a scuola declamava le mie dissertazioni su Racine ai suoi collaboratori, facendomi vergognare. Era un padre meraviglioso. C’era mia madre a stringere i bulloni, mi ha spronato a dare il meglio di me. E forse � stato un bene, con una natura un po’ pigra come la mia�.

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Anne Sinclair con Bernard -Henri Levy , Getty Images

La sua amica filosofa Elisabeth Badinter ha scritto molto sulla difficolt� di essere madri.
�Bisogna averlo conosciuto, l’amore materno, per darlo a propria volta ai figli�, dice. Lei sente di essere riuscita a rompere il ciclo? �Mia madre � rimasta vedova presto, vivevamo nello stesso palazzo. Me ne sono occupata per senso del dovere pi� che per slancio. Mi ha dato molta attenzione, pi� che amore, e probabilmente io, che le devo quello che sono, ho fatto lo stesso con lei. Con i miei figli ho cercato di essere pi� affettuosa e di non soffocarli. Poi, sull’essere esigenti... Quando mio figlio porta la famiglia in vacanza in Colorado e al telefono si lamenta che i miei nipotini pensano solo alle sciocchezze, penso “Ah, ci siamo!”, ecco la trasmissione famigliare�.

Ha evocato sua madre anche quanto al rapporto col suo ex marito Dominique Strauss-Kahn, parlando di una forma di sottomissione.
�In realt�, nessuno mi ha ipnotizzata, nessuno ha avuto chiss� quale ascendente su di me. Tra noi il rapporto era equilibrato e per esempio ero io a tenere il budget di casa, ero io a intervistare i potenti. Ma ho sempre avuto questa difficolt� a dispiacere alle persone alle quali tengo, bastava che mia madre mi dicesse “stai male con i capelli cos�” e mi colpiva. Quindi, quando il mio marito di allora voleva andare a Washington per essere direttore del Fondo monetario internazionale, l’ho seguito anche se avrei preferito di no. Cos� come non ero felice che mia madre vivesse nel mio stesso palazzo, ma mi sono adattata. Forse dovevo crescere ancora un po’, e adesso sento di esserci riuscita�.

Qual � stata la personalit� che l’ha impressionata di pi� tra tutte quelle che ha intervistato?
�Fran�ois Mitterrand, senza dubbio. Malgrado la delusione quando scoprimmo dei legami con i collaborazionisti di Vichy. Era un uomo di grande cultura, vera, non fabbricata. Le sue lettere d’amore ad Anne Pingeot sono meravigliose. Lo incontrai una prima volta quando non era ancora all’Eliseo. Anzi, lo trattavano da perdente e quindi mandarono me, stagista alla radio Europe 1. Le giornaliste all’epoca si occupavano di salute, famiglia, scuola, certo non politica. La sera della vittoria, nel 1981, fu un momento storico. Grazie a Mitterrand la sinistra arrivava finalmente all’Eliseo�.

Lei per� lo maltratt� durante un’intervista, anni dopo.
�No, cercavo solo di fare bene il mio lavoro, che � quello di non essere accondiscendente con nessuno, neanche con chi � pi� vicino alle mie idee, e lui usc� dallo studio molto scontento. Ma questa intervista, che l’aveva urtato, alla fine gioc� a suo favore. L’obiettivit� non esiste, per� si pu� comunque contestare, rilanciare, discutere, anche senza essere aggressivi�.

Jean-Marie Le Pen, invece, si � sempre rifiutata di intervistarlo.
�Non era un capriccio. Le Pen ha detto che le camere a gas sono “un dettaglio della storia”, la mia famiglia � ebrea. Mio padre Robert Schwartz con il nome di battaglia di Sinclair durante la guerra parlava alla radio France Libre, e io sono nata a New York perch� mio nonno Paul Rosenberg si era rifugiato in America per sfuggire al nazismo. L’ossessione di Le Pen poi era l’immigrazione, l’unica cosa che gli interessasse. Non avremmo discusso, mi avrebbe solo usata per fare il suo spettacolo. Per lo stesso motivo ho detto no a Saddam Hussein, a Fidel Castro e ai dittatori africani�.

Silvio Berlusconi invece lo ha incontrato per una proposta di lavoro. �Voleva a tutti costi strapparmi a TF1 per portarmi alla Cinq, il canale che stava per lanciare in Francia. Mi invit� a pranzo vicino all’Arco di Trionfo a Parigi e fu una scena incredibile: al momento del dessert si mise in ginocchio, e fece tutto il giro del tavolo sempre in ginocchio per supplicarmi: “Le dar� ci� che vuole! Una Ferrari? Le dar� una Ferrari. Vuole dei milioni? Le dar� i milioni”. La sola volta in vita mia in cui ho avuto un uomo in ginocchio davanti a me. Lo rividi poi nella sua lussuosa villa in Lombardia alla viglia delle elezioni che lo avrebbero portato al potere, gli chiesi che cosa avrebbe fatto una volta nominato premier. Si gir� allora verso il suo uomo, Angelo Codignoni: “Giusto, Angelo, cosa vogliamo fare al potere?”. Infine, a Buckingham Palace, per la riunione del G20, quando la regina Elisabetta lo rimprover�: “Mister Berlusconi, perch� grida sempre cos� forte?”�.

A New York, nel 2011, quando aiut� suo marito Dominique Strauss-Kahn accompagnandolo in tribunale, lei ha conosciuto il giornalismo sotto un’altra veste. I media appostati, l’attenzione planetaria.
�Fotografi e giornalisti facevano il loro lavoro, ma si arriv� alla follia. Un giorno suonarono alla porta mentre ero al telefono con un amico attore, in camerino a Parigi. Guardava la tv, le telecamere erano puntate sulla nostra porta a New York, e lui, a migliaia di chilometri di distanza, mi descriveva chi aveva appena suonato�.

La accusarono di far parte della “gauche caviar”, anzi della “gauche truffe” perch� in un ristorante italiano a New York una sera ordinaste pasta al tartufo.
�Quando l’ho vista sul menu ho sconsigliato di ordinarla perch� sapevo che cosa ci aspettava, ma qualche amico non mi ha seguito. Come previsto, i paparazzi hanno scoperto chi eravamo, che cosa avevamo mangiato, i vini, il conto, e un editorialista teorizz� la nascita della gauche truffe �.

In Italia si usa piuttosto la formula radical chic inventata da Tom Wolfe, ma il concetto � lo stesso.
�”Gauche caviar” � un’espressione che ha il potere di farmi innervosire ogni volta. Trovo insopportabile essere definiti dal conto in banca. � vero, mio nonno era un mercante d’arte e tutta la famiglia ne ha tratto vantaggio. E con questo? Dovrei essere per forza di destra? Ho sempre lavorato e ho sempre cercato di essere autonoma. Credo di avere il diritto di essere di sinistra moderata, e di preferire alcune misure ad altre. Per esempio, quando Macron ha abolito l’imposta sulla fortuna mobiliare, favorendo le persone gi� facoltose, io non ero d’accordo�.

L’ultimo capitolo del libro si intitola �Rinascita�.
�Dopo la vicenda del Sofitel, in auto a Parigi dovevo nascondermi sotto una coperta per non farmi inseguire dai paparazzi. Poi un giorno quell’interesse morboso � finito, i media sono passati ad altro. Sono tornata alla vita professionale. Alla famiglia, alla scrittura, all’amore�.

17 giugno 2021 (modifica il 24 luglio 2021 | 08:17)