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La filosofia di Martin Heiddegger

Martin Heidegger è indiscutibilmente uno dei filosofi più influenti del Novecento, la cui opera e pensiero hanno generato ampie discussioni, studi, critiche e analisi. La sua filosofia è stata capace di influenzare un'ampia varietà di pensatori nel corso del secolo, sebbene la sua scrittura sia spesso considerata ostica e di difficile comprensione, lasciando campo aperto a diverse interpretazioni.

La vita di Heidegger e le fasi del suo pensiero

La vita di Heidegger è stata inestricabilmente intrecciata con la storia e gli eventi della Germania del suo tempo, offrendo un contesto significativo per la comprensione del suo pensiero filosofico.

Martin Heidegger nasce nel 1889 nel sud della Germania in una famiglia cattolica. Cresciuto in questo contesto religioso, abbandonerà il cattolicesimo intorno agli anni Venti del Novecento. Studia a Marburgo e successivamente a Friburgo, dove entra in contatto con il suo maestro, il filosofo tedesco Edmund Husserl, fondatore della fenomenologia, una corrente filosofica di grande rilievo in Germania in quel periodo.

Heidegger diventa non solo allievo di Husserl, ma anche il suo prediletto. La sua carriera accademica progredisce, e ottiene una cattedra, formando allievi di spessore come Gadamer, Jonas e Hannah Arendt, con la quale avrà anche una relazione sentimentale, interrotta bruscamente, in parte a causa delle difficoltà di essere ebrea nella Germania degli anni Trenta.

Nel 1933, anno cruciale per la storia tedesca con l'ascesa di Adolf Hitler al potere, Heidegger diventa rettore dell'Università di Friburgo. In questo ruolo, pronuncia un discorso intitolato "L'autoaffermazione dell'università tedesca", che diventa celebre per il suo apparente sostegno al regime nazista. Gli storici e biografi di Heidegger hanno a lungo dibattuto sulle motivazioni dietro questo discorso e se vi fosse una vera adesione alla politica nazista o se fossero in gioco interessi personali.

Pochi mesi dopo, Heidegger si dimette dalla carica di rettore, un gesto che alcuni hanno interpretato come una critica al regime. Mantiene un profilo basso durante gli anni della guerra, ma alla fine del conflitto, con la caduta del regime nazista nel 1945, subisce un'inchiesta e viene sospeso dall'insegnamento. La sua posizione viene valutata da commissioni formate da altri accademici, tra cui Karl Jaspers, che inizialmente esprime un parere contrario alla sua reintegrazione.

Dopo alcuni anni e grazie anche al cambiamento di opinione di Jaspers e al sostegno di Hannah Arendt, Heidegger viene reintegrato nel 1949 e può riprendere i suoi corsi all'università. La sua vita e carriera sono segnate da questi eventi storici e dalle scelte personali, che hanno contribuito a definire e complicare il suo ruolo e la sua eredità nel panorama filosofico del Novecento.

È essenziale inquadrare la filosofia di Heidegger in due diverse fasi:

la prima, che si estende fino al 1936, e la seconda, che emerge soprattutto nel periodo post-bellico. Queste due fasi sono separate da ciò che lo stesso Heidegger definì "la svolta", un cambiamento non tanto stilistico, quanto piuttosto dei suoi interessi filosofici.

Nella prima fase, culminante con la pubblicazione di "Essere e Tempo" nel 1927, Heidegger si concentra principalmente sull'analisi dell'umanità e dei suoi "luoghi". Intorno al 1936 avviene la celebre "svolta" nel pensiero di Heidegger, con la pubblicazione del saggio "Hölderlin e l'essenza della poesia". Questo saggio segna un cambio di interessi: se prima Heidegger si era occupato dell'uomo, ora inizia a occuparsi direttamente dell'essere. L'opera cardine del secondo periodo è "Sentieri interrotti" (1950).

Il primo Heidegger, quello di "Essere e Tempo", si concentra principalmente sull'esplorazione dell'essere umano, o l'Esserci (Dasein). Questo approccio tenta di sondare la natura dell'esistenza umana per comprendere l'essere in generale. Utilizza il linguaggio della metafisica tradizionale, cercando di delineare come l'uomo, attraverso la sua capacità di cura e la sua intrinseca temporalità, si relaziona con l'essere. Tuttavia, questa analisi si scontra con una barriera: l'opera rimane incompiuta, limitata dal linguaggio metafisico stesso e dalla prospettiva antropocentrica che Heidegger aveva adottato.

Con la svolta nel suo pensiero, Heidegger abbandona questa prospettiva sull'esistenza umana per affrontare direttamente l'essere. Il secondo Heidegger non si preoccupa più di partire dall'uomo per raggiungere l'essere, ma piuttosto si pone direttamente nell'ottica dell'essere stesso. Questo cambiamento porta con sé nuove riflessioni sulla differenza ontologica, sul nulla e sull'essenza della verità. La verità viene ora vista come un accadere dell'essere, non più strettamente legata alla comprensione umana. L'essere umano, in questa nuova prospettiva, non è più il soggetto autonomo di iniziativa, ma diventa piuttosto il luogo in cui l'essere si rivela.

Ecco una breve schematizzazione delle due fasi:

Primo Heidegger ("Essere e Tempo")

  1. Oggetto di Studio: L'Esserci (Dasein) e la sua relazione con l'essere.
  2. Metodologia: Utilizzo del linguaggio della metafisica tradizionale.
  3. Obiettivo: Comprendere l'essere partendo dall'analisi dell'esistenza umana.
  4. Concetti Chiave: Cura, temporalità, e la struttura ontologica dell'Esserci.
  5. Limitazione: Incapacità di completare l'opera a causa delle limitazioni nel linguaggio metafisico e nella prospettiva antropocentrica.

Secondo Heidegger (post-"Essere e Tempo")

  1. Svolta nel Pensiero: Muta la prospettiva passando dall'analisi dell'esistenza umana a una focalizzazione diretta sull'essere.
  2. Nuovi Concetti: Differenza ontologica, il nulla, e l'essenza della verità.
  3. Rapporto Uomo-Essere: L'uomo non è più visto come soggetto autonomo, ma come luogo e tramite per la rivelazione dell'essere.
  4. Nuova Visione della Verità: Verità come accadere dell'essere e mostrare-velando.
  5. Riflessione sul Nulla: Contrariamente alla visione scientifica che ignora il nulla, Heidegger lo considera fondamentale, sostenendo che la negazione esiste perché esiste il niente.

 

Essere e Tempo

"Essere e Tempo" è un'opera che già dal titolo suggerisce un discorso particolare e complesso, in cui il concetto centrale è l'essere. Nella storia della filosofia, l'essere è un concetto carico di significati e difficile da definire. Siamo portati a pensare che l'essere sia la somma degli enti, ma Heidegger si interroga se non sia qualcosa di più, di diverso, e di difficile da definire. L'essere parmenideo, per esempio, è qualcosa di completamente diverso dalla molteplicità a cui siamo abituati, è immobile, immutabile, unico.

L'ontologia, la disciplina che si pone domande sull'essere, non è riuscita a risolvere in maniera chiara il problema dell'essere. Heidegger, all'inizio di "Essere e Tempo", evidenzia questo problema: l'essere sembra indefinibile.

Come si può definire l'essere, se è il concetto più ampio che racchiude tutto?

Aristotele affermava che per definire qualcosa dobbiamo indicare il genere prossimo e la differenza specifica, ma l'essere non ha un genere prossimo, è il concetto ampio per eccellenza.

Queste sono domande aperte che Heidegger intende affrontare in "Essere e Tempo". Non si tratta solo di chiedersi cosa sia l'essere, ma qual è il senso dell'essere, una domanda ancora più profonda e pressante. Heidegger cerca di dare una risposta a questi interrogativi, esplorando la natura dell'essere e il suo significato nella nostra esistenza.

Heidegger, nel tentativo di rispondere alla domanda sul senso dell'essere, sottolinea l'importanza di considerare chi pone tale domanda.

Dasein - Esserci

Secondo lui, l'unico ente che può interrogarsi sull'essere è l’uomo o, meglio, l'"esserci" (Dasein in tedesco). L'"esserci" è un ente particolare, non è un oggetto o un animale, ma un ente che ha modi di essere specifici, che comprende e si interroga sulla realtà in cui vive.

Analitica esistenziale

Heidegger introduce quindi il concetto di "analitica esistenziale", un nuovo approccio che, pur avendo radici nella fenomenologia di Husserl, si distingue da essa. Questo approccio mira ad analizzare l'esistenza umana, motivo per cui Heidegger è stato spesso associato all'esistenzialismo, sebbene lui stesso rifiutasse tale etichetta. L'influenza di Heidegger è evidente in filosofi esistenzialisti come Sartre, ma ci sono anche differenze significative. Per Heidegger, l'analitica esistenziale è uno strumento per parlare dell'essere, mentre per gli esistenzialisti, l'esistenza umana è al centro della ricerca filosofica.

Secondo Heidegger, l'"esserci" ha due caratteristiche fondamentali:

la capacità di comprendere e la natura di "possibilità". L'"esserci" può porsi domande e cercare risposte, può comprendere sia l'essere in generale che il proprio essere.

Inoltre, l'"esserci" non vive un'esistenza fissa o immutabile, ma è proiettato in un mondo di possibilità e deve fare scelte che delineano un progetto di vita.

L'uomo è quindi possibilità, scelta, progettualità.

Heidegger sottolinea anche il concetto di "esistere" nel senso etimologico, ovvero "ex-sistere", vivere al di fuori, proiettarsi al di là di sé stessi. L'uomo non è fermo o immobile, ma vive in una continua progettualità che lo spinge avanti. Questa visione dell'uomo come essere proiettato in un orizzonte di possibilità e scelte è fondamentale per comprendere il pensiero heideggeriano sull'essere e il suo significato nella filosofia del Novecento.

Heidegger esplora varie dimensioni della comprensione, identificando due modi diversi di comprendere il mondo e la realtà: da un lato, c'è la comprensione "esistenziale", dall'altro, la comprensione "esistensiva" o "ontica". La prima è pratica, concreta, istintiva e si basa sull'esperienza immediata e quotidiana, mentre la seconda è teoretica, indaga le strutture dell'esistenza e cerca di comprendere qualcosa che va oltre la sfera pratica e empirica.

Queste due dimensioni sono interconnesse e non completamente separate, poiché anche quando l'uomo riflette teoricamente, non può separarsi completamente dalla sua dimensione concreta.

L’uomo o, meglio, l'"esserci", vive in un mondo e ha un rapporto concreto con le cose e le persone che lo circondano. Heidegger sottolinea che l'uomo è un "essere-nel-mondo", non può vivere separato dalla realtà, ma è sempre in relazione con essa.

L'uomo cerca di comprendere le cose e, nel farlo, le rende strumenti. Il mondo non è solo un insieme di cose, ma un insieme di cose che l'uomo può utilizzare. Gli strumenti e le cose sono interconnessi e rimandano gli uni agli altri. Ad esempio, un chiodo rimanda al martello, e insieme rimandano al legno. Questa è una dimensione del rapporto che abbiamo con le cose.

Tuttavia, Heidegger identifica un'altra dimensione del rapporto ancora più interessante. Non si tratta solo di comprendere e utilizzare le cose come strumenti, ma anche di esplorare il modo in cui le cose si manifestano alla nostra coscienza, il modo in cui si relazionano con il nostro vissuto. Questo approccio fenomenologico, ispirato da Husserl, cerca di analizzare il rapporto tra l'uomo e le cose non da un punto di vista oggettivo o scientifico, ma da un punto di vista del vissuto, esplorando come le cose si presentano a noi nella nostra esperienza quotidiana e concreta.

La cura

La nozione di "cura" è centrale nell'analisi di Heidegger in "Essere e Tempo". La cura non è solo un modo di relazionarsi con il mondo, ma è anche il modo in cui l'esserci (l'uomo) si manifesta nel mondo. La cura è sia trascendenza che progetto.

  1. Trascendenza: L'uomo ha la capacità di andare oltre l'apparenza immediata delle cose. Non si limita a percepire gli oggetti per la loro utilità o funzione apparente, ma può trascendere questi limiti e attribuire nuovi significati e usi agli oggetti. Ad esempio, un libro non è solo per essere letto; può essere regalato come segno d'affetto, utilizzato come oggetto d'arredamento, o persino come sostegno per un tavolo traballante. Questa capacità di trascendenza mostra che l'uomo non è passivamente sottomesso alla realtà, ma attivamente coinvolto nella sua interpretazione e modifica.
  2. Progetto: La cura è anche progetto nel senso che l'uomo dà significato alla realtà attraverso i suoi progetti e intenzioni. L'uomo proietta i propri significati sulle cose e decide come utilizzarle. Una penna, per esempio, può essere utilizzata in molti modi diversi a seconda delle intenzioni di chi la usa. L'uomo, quindi, non solo percepisce le cose per quello che apparentemente sono, ma le fa sue in un senso progettuale, attribuendo loro un significato e uno scopo in base ai propri desideri e bisogni.

Questo concetto di cura sottolinea l'attività e la responsabilità dell'esserci nel mondo. L'uomo non è un osservatore neutrale o un ricevitore passivo di significati; è un essere attivo che interpreta, attribuisce significato e modifica la realtà in cui vive. La cura, quindi, è un modo di essere nel mondo che coinvolge sia la trascendenza delle apparenti limitazioni della realtà sia la creazione di progetti e significati.

Heidegger, nel suo trattamento della cura, distingue tra il prendersi cura delle cose e l'aver cura degli altri. Questa distinzione è fondamentale per comprendere la sua visione dell'esistenza umana e delle relazioni interpersonali.

  1. Aver Cura degli Altri: Quando si tratta di relazioni con gli altri esserci (persone), Heidegger sottolinea che non è più questione di "prendersi cura", ma di "aver cura". Questa differenza è cruciale perché gli altri non sono oggetti o cose, ma soggetti con la loro esistenza, progetti e responsabilità.
  2. Sottrarre le Cure: Una forma di rapporto con gli altri è quella di sottrarre loro le loro cure. In questo modo, si assume la responsabilità delle scelte e dei progetti degli altri, impedendo loro di realizzarsi come individui autonomi. Questo tipo di relazione è considerato da Heidegger come inautentico perché non permette all'altro di svilupparsi e assumersi le proprie responsabilità.
  3. Aver Cura Autentica: L'alternativa è l'aver cura autentica, in cui si aiuta l'altro a prendersi carico delle proprie responsabilità e a realizzare i propri progetti. In questo tipo di relazione, si supporta l'altro nel suo percorso di crescita e sviluppo, permettendogli di diventare un individuo pienamente realizzato.
  4. Coesistenza e Autenticità: Heidegger sottolinea che la coesistenza con gli altri può assumere forme autentiche o inautentiche. L'autenticità nelle relazioni si realizza quando si promuove l'autonomia e la responsabilità dell'altro, mentre l'inautenticità si manifesta quando si sottrae all'altro la possibilità di curare se stesso.

In sintesi, la visione heideggeriana della cura nelle relazioni interpersonali enfatizza l'importanza dell'autenticità, del rispetto per l'autonomia dell'altro e della promozione della sua crescita e sviluppo.

 

Pregiudizi e pre-nozioni

 

Heidegger sottolinea che l'esserci (l'uomo) non solo attribuisce significato al mondo in cui vive, ma lo fa a partire da un contesto di precomprensioni, pregiudizi e pre-nozioni. Questo è un punto cruciale nella filosofia di Heidegger e ha influenzato lo sviluppo dell'ermeneutica, la teoria dell'interpretazione.

  1. Precomprensioni: Quando ci approcciamo a qualcosa, non lo facciamo mai da una tabula rasa. Abbiamo già delle precomprensioni su ciò che stiamo per incontrare. Ad esempio, quando leggiamo un libro, abbiamo già delle idee su cosa sia un libro, su cosa ci aspettiamo da un romanzo d'amore, ecc. Queste precomprensioni sono influenzate dalla nostra cultura, dalla nostra storia personale e collettiva.
  2. Orizzonte Culturale: Le nostre interpretazioni e comprensioni sono sempre inserite in un orizzonte culturale. Questo orizzonte è costituito dalle nostre esperienze passate, dalla nostra educazione, dalla nostra cultura, ecc. Non è qualcosa di fisso o immutabile, ma è il contesto in cui interpretiamo e attribuiamo significato alle cose.
  3. Progetto e Ricostruzione: Anche se partiamo da precomprensioni e un orizzonte culturale, non siamo limitati da questi. L'esserci è sempre in un processo di progettazione e ricostruzione. Possiamo aggiungere, modificare e ridisegnare il significato delle cose e il nostro orizzonte culturale.
  4. Ermeneutica: Questi concetti hanno avuto un impatto significativo sull'ermeneutica, che si occupa di come interpretiamo i testi, le azioni, le intenzioni e il mondo in generale. L'ermeneutica riconosce che l'interpretazione non è mai neutra o oggettiva, ma è sempre situata in un contesto di precomprensioni e un orizzonte culturale.

Heidegger ci mostra che l'interpretazione e la comprensione non sono atti isolati o puramente soggettivi, ma sono profondamente radicati in un contesto culturale e storico. Allo stesso tempo, abbiamo la libertà e la responsabilità di plasmare e ridisegnare questo contesto attraverso il nostro essere nel mondo.

Autenticità e inautenticità

Nel pensiero di Heidegger, l'esistenza inautentica è caratterizzata da una vita anonima e banale, in cui l'individuo non fa scelte vere e consapevoli, ma segue ciò che "si dice" o ciò che "si fa", vivendo in un modo impersonale e conformista. Questa esistenza è dominata dalla curiosità superficiale, dalla chiacchiera vuota e dall'equivoco, portando a un senso di paura e a una struttura circolare di essere gettato nel mondo senza riuscire a progettare autenticamente nel futuro.

Heidegger sottolinea che tutti gli esseri umani vivono, in varia misura, un'esistenza inautentica. Non è una condizione da cui alcuni sono esenti e altri no; piuttosto, è una dimensione ineliminabile dell'essere umano. Tuttavia, Heidegger non la vede come una condizione permanente o insuperabile per l'individuo. C'è la possibilità di trascendere questa inautenticità e vivere in un modo più autentico.

L'esistenza autentica, in contrasto, implica un modo di essere in cui l'individuo si assume la responsabilità delle proprie scelte, progetti e destino. In questa modalità di esistenza, l'individuo non è più dominato dalla paura o dalla conformità, ma è in grado di vivere in modo autentico e significativo, dando forma al proprio essere nel tempo.

Il concetto di tempo è cruciale in questo contesto. Nel titolo dell'opera "Essere e Tempo", Heidegger sottolinea l'importanza della temporalità nella comprensione dell'esistenza umana. Il tempo non è solo una misura o una sequenza di momenti, ma è intrinsecamente legato al modo in cui l'individuo esiste, progetta e dà significato alla propria vita.

Caratteristiche dell'Esistenza Inautentica:

L'esistenza inautentica, come delineata da Martin Heidegger, è un concetto centrale nella sua opera "Essere e Tempo". Questa forma di esistenza è contrassegnata da una mancanza di autenticità e individualità, in cui l'individuo si conforma alle aspettative e alle norme sociali senza riflettere criticamente o fare scelte consapevoli. Ecco le principali caratteristiche dell'esistenza inautentica:

  1. Das Man (L'Uno, il Si):
    • L'individuo vive secondo ciò che "si dice" o ciò che "si fa", perdendo la propria specificità nel conformismo.
    • Das Man rappresenta la collettività anonima e impersonale che determina le norme e i valori sociali.
  2. Curiosità Superficiale:
    • L'individuo è attratto dalle novità e dalle apparenze, ma manca di una profonda curiosità intellettuale o di un interesse per la verità.
    • La curiosità è rivolta verso l'esterno e non porta a una comprensione più profonda dell'esistenza.
  3. Chiacchiera Vuota:
    • Il linguaggio diventa uno strumento di conformità e non di espressione autentica.
    • La comunicazione è superficiale e non si occupa di questioni di sostanza o significato.
  4. Equivoco:
    • L'individuo vive in un continuo fraintendimento, senza cercare di comprendere veramente se stesso o gli altri.
    • L'ambiguità e la mancanza di chiarezza caratterizzano la comunicazione e l'interazione.
  5. Paura:
    • La paura è una reazione all'essere gettato nel mondo e alla consapevolezza della propria finitezza.
    • L'individuo cerca di evitare la paura rifugiandosi nel conformismo e nella meccanicità.
  6. Struttura Circolare:
    • L'individuo è intrappolato in un ciclo di ripetizione e routine, senza riuscire a progettare autenticamente nel futuro.
    • La vita diventa una serie di atti inautentici, senza un vero senso di direzione o scopo.
  7. Gettatezza (Geworfenheit):
    • L'individuo si trova "gettato" nel mondo, in una situazione e in un contesto che non ha scelto.
    • La gettatezza sottolinea la contingenza e la finitezza dell'esistenza umana.

Superare l'Inautenticità: Esistenza Autentica:

Heidegger non considera l'inautenticità come una condizione permanente o insuperabile. L'individuo ha la possibilità di diventare consapevole della propria inautenticità e di cercare un modo di essere più autentico, attraverso la riflessione, la responsabilità e l'assunzione di scelte consapevoli. Questo processo di diventare autentico è caratterizzato da un maggiore impegno con il proprio essere-nel-mondo e con il significato della propria esistenza. Mentre l'esistenza inautentica è caratterizzata dalla conformità, dalla superficialità e dalla paura, l'esistenza autentica è contrassegnata da una profonda consapevolezza e accettazione della propria mortalità e finitezza. Ecco le principali caratteristiche che afferiscono all'esistenza autentica:

  1. Rapporto con la Morte:
    • L'esistenza autentica richiede un confronto diretto e consapevole con la morte, riconoscendola come la possibilità più propria e ineliminabile dell'esserci.
    • La morte è vista come un evento che unifica e dà significato all'esistenza, ponendo fine a tutte le altre possibilità.
  2. Angoscia:
    • A differenza della paura, che è sempre diretta verso qualcosa di specifico, l'angoscia è un sentimento indeterminato, un'esperienza di fronte al nulla.
    • L'angoscia è la reazione emotiva all'essere gettato nel mondo e alla consapevolezza della propria finitezza e mortalità.
  3. Essere-per-la-Morte:
    • L'individuo autentico è un "essere-per-la-morte", il che non significa un desiderio di morte, ma piuttosto una consapevolezza e un'accettazione della propria mortalità.
    • Questa consapevolezza permette all'individuo di vivere in modo più autentico, valorizzando ogni momento dell'esistenza e assumendosi la responsabilità delle proprie scelte.
  4. Progettualità e Possibilità:
    • L'esserci autentico vive in modo proiettato verso il futuro, consapevole delle proprie possibilità e impegnato in un processo continuo di scelta e realizzazione.
    • La morte, come ultima possibilità, dà significato e peso a tutte le altre possibilità, rendendo ogni scelta e azione significativa.
  5. Responsabilità e Individualità:
    • L'individuo autentico si assume la responsabilità delle proprie scelte e azioni, rifiutando il conformismo e l'inautenticità.
    • L'esistenza autentica è caratterizzata da un senso di unicità e autenticità, in cui l'individuo vive secondo i propri valori e le sue peculiarità.

La morte

La morte, per Heidegger, non è un evento negativo o da temere, ma piuttosto un aspetto fondamentale dell'esistenza umana che può portare a una maggiore comprensione di sé e a una vita più autentica e significativa. L'angoscia, la consapevolezza della morte e l'essere-per-la-morte sono tutti elementi chiave per realizzare un'esistenza autentica, in contrasto con l'inautenticità e la superficialità dell'esistenza quotidiana.

Nel pensiero di Heidegger, l'accettazione della morte come possibilità ineludibile è un passaggio cruciale per l'individuo nella scoperta di sé stesso e nel trovare il significato della propria esistenza. L'uomo che abbraccia la sua mortalità si libera delle catene dell'inautenticità e riesce a distaccarsi da un'esistenza impersonale e conformista che caratterizza gran parte della vita umana.

Heidegger reintroduce il concetto della "voce della coscienza", ma con un'interpretazione diversa da quella tradizionale. Non è la voce della morale, ma piuttosto la voce dell'essere, che chiama l'individuo a realizzare se stesso, a essere autenticamente ciò che è. Questa voce invita l'esserci a sottrarsi alla circolarità della cura e all'inautenticità, guidandolo verso un'esistenza più autentica e significativa.

La morte, in questo contesto, è vista come nullità e nullificazione, l'evento che unifica e annulla tutte le altre possibilità. Ogni scelta che facciamo nella vita comporta una sorta di nullificazione delle alternative, ma la morte è la scelta definitiva, la possibilità che annulla tutte le altre. L'esserci, quindi, è sempre in relazione con il nulla, con la nullificazione, e questo lo rende, secondo Heidegger, in un certo senso colpevole. La colpevolezza deriva dalla continua interazione con la negatività, che è alla base della vita umana.

L'individuo, quindi, deve anticipare la morte, non nel senso di desiderarla, ma nel senso di confrontarsi continuamente con essa. Deve riconoscere di essere fondato sul nulla e, accettando questa realtà, può scoprire il proprio destino. Questa accettazione e comprensione della morte e della nullità sono essenziali per vivere un'esistenza autentica e per realizzare il proprio essere.

Il tempo

Heidegger pone il tempo come elemento centrale nella comprensione dell'esserci e della sua relazione con il mondo. Il tempo non è solo un contesto in cui l'esserci si muove, ma è la dimensione in cui si realizza la sua cura, la sua modalità più autentica di essere. L'esserci è proiettato nel futuro, ma è anche ancorato al passato, in un mondo preesistente, ricco di precomprensioni e di un orizzonte culturale. La deiezione, o la caduta, è parte integrante di questa esperienza temporale, legando l'individuo al presente, mentre è simultaneamente proiettato in avanti e rigettato indietro.

L'anticipazione della morte, che Heidegger vede come un passo necessario verso un'esistenza autentica, è anch'essa intrinsecamente legata al tempo. È un atto di anticipazione di un futuro incerto e angosciante, ma è anche un richiamo al passato. Heidegger sottolinea l'importanza di recuperare e riconoscere il passato, non in un senso nostalgico o come mera adorazione della storia, ma come un atto di riappropriazione e riscoperta. L'individuo deve fare pace con il proprio passato, dominarlo e integrarlo nel proprio essere, in un processo che Heidegger definisce come storicità autentica, che coincide con il destino dell'esserci.

Questo recupero del passato non è un rifugiarsi nel passato, ma una scelta attiva e consapevole. L'individuo non deve essere succube del passato, ma deve farlo proprio e abbracciarlo, così come deve dominare la realtà che lo circonda. Al contrario, chi vive in maniera inautentica si concentra sulle piccolezze quotidiane, sul presente immediato, dimenticando sia il futuro che il passato. Vive nella banalità e nelle chiacchiere del giorno, perdendo di vista la profondità e la ricchezza dell'esperienza umana.

Chi vive autenticamente, invece, guarda al passato in un modo nuovo, lo recupera e lo fa proprio, trascendendo le trivialità del quotidiano e scoprendo l'antico. Heidegger suggerisce che questa visione più profonda e autentica del tempo e del rapporto dell'esserci con il tempo è fondamentale per comprendere l'essere stesso. In questo modo, Heidegger apre la porta a ulteriori riflessioni e approfondimenti sulla natura del tempo, dell'esserci e dell'essere, invitando a esplorare questi concetti con occhi nuovi e con una consapevolezza rinnovata.

 

"Essere e Tempo": un’opera incompiuta

"Essere e Tempo" di Martin Heidegger è un'opera che rimane incompiuta. Heidegger aveva inizialmente presentato un progetto ambizioso per il libro, tanto che il volume, che è piuttosto ampio, era etichettato come la "prima parte". Aveva intenzione di proseguire e concludere il suo discorso in una seconda parte, che però non venne mai realizzata. Questo lascia il pensiero di Heidegger su questi temi in una sorta di indeterminatezza, non concluso e non finito.

A partire dal 1936, Heidegger ha intrapreso la svolta nel suo pensiero, iniziando a occuparsi di temi diversi, come l'essere, la poesia e il senso dell'essere, che erano stati in parte accantonati. Il discorso più approfondito sul tempo e sull'esserci rimane quindi parzialmente incompiuto, ma ciò non ha impedito all'opera di avere un impatto significativo sulla filosofia europea degli anni '20 e '30 del Novecento.

Nonostante la complessità e la vastità dei temi trattati in "Essere e Tempo", è fondamentale ritornare sulle parole chiave e sui concetti principali dell'opera, come la cura, la comprensione, l'essere-nel-mondo e l'essere-per-la-morte. Questi concetti sono centrali per comprendere il pensiero del primo Heidegger e per approfondire le riflessioni filosofiche sull'esistenza umana, sul tempo e per comprendere la filosofia e il pensiero del XX secolo.

 

 

 

 

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