Sarah Bernhardt, la diva della Belle Èpoque

Sarah Bernhardt, la diva della Belle Èpoque

Nel marzo del 1923 moriva a Parigi Sarah Bernhardt, l’attrice più famosa della storia. La Divina Sarah fu una star mondiale capace di suscitare emozioni, ammirazione e spesso scandalo ovunque andasse

Nel XIX secolo, prima della nascita del cinema e della televisione, il grande spettacolo delle masse era il teatro, e la capitale mondiale di quest’arte era Parigi. Sarah Bernhardt fu la stella indiscussa della scena teatrale parigina per più di mezzo secolo, dal 1869 fino alla sua morte avvenuta nel 1923. La Divina Sarah era una star mondiale che ovunque andasse suscitava entusiasmo, ammirazione e spesso scandalo.

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La giovane Henriette

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La giovane Henriette

Henriette Rosine Bernard - vero nome di Sarah Bernhardt - nacque nel 1844 a Parigi, figlia di una cortigiana parigina ebrea di origine olandese. Fin da giovane dimostrò un carattere indomito che le creò continui problemi. Entrò giovanissima nella Comédie Française, ma ne uscì due volte in malo modo: la prima, licenziata per aver preso a schiaffi un’attrice veterana; la seconda, per sua stessa volontà, dopo essere stata costretta a interpretare un ruolo senza avere avuto il tempo di prepararlo. «È stato il mio primo fiasco e sarà anche l’ultimo», disse al regista. Il suo primo grande successo fu l'interpretazione di Zanetto in Le passant, di François Coppée, 1869: «Sentirla declamare versi è come sentire il canto degli usignoli, il sospiro del vento, il mormorio di un ruscello», scrisse di lei un critico. Sopra, Sara Bernhardt in una fotografia del 1865.

Foto: Pubblico dominio

Un'artista provetta

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Un'artista provetta

Chi assisteva a una rappresentazione di Sarah Bernhardt ne usciva spesso turbato. «Ah, Sarah, Sarah! Sarah è grazia, giovinezza, divinità! Sono fuori di me! Mio Dio, che donna... Quando ti rivedrò, mia Sarah? Piango, tremo, impazzisco!» disse il poeta Pierre Louys. Sebbene fosse apprezzata anche nelle opere classiche di Jean Racine o di William Shakespeare, i successi più clamorosi di Sarah furono i melodrammi romantici dalle emozioni forti. I suoi abiti lussuosi facevano scalpore, come quello per Tosca (la protagonista della commedia di Victorien Sardou, trasformata in opera da Giacomo Puccini) che indossa nella foto qui sopra.

Foto: Album

Presenza ipnotica

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Presenza ipnotica

Ma ciò che più si ammirava di lei era la sua padronanza della posa e dell’espressione – come si vede nell’immagine qui sopra, tratta da un’altra opera di Sardou in cui Sarah recita la parte della principessa bizantina Teodora –, così come la sua voce cristallina, al tempo stesso musicale e piena di passione.  «La sua dizione è così ritmicamente autentica, così chiara nella pronuncia, che non si perde una sola sillaba, anche se le parole fluttuano dalle sue labbra come una carezza sussurrata», avrebbe detto un ammiratore.

Foto: Album

Nel cervello di un uomo

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Nel cervello di un uomo

Il genio di Sarah Bernhardt come attrice la spingeva a rifiutare di lasciarsi incasellare e a volere sempre sperimentare nuovi ruoli. A volte lo faceva a dispetto della sua età: a trent’anni destò grande impressione nel ruolo di una donna di ottanta, e a settanta era apprezzata per le sue interpretazioni di parti di adolescenti. Arrivò persino a recitare nei panni di personaggi maschili. Diceva che a piacerle «non erano tanto i ruoli maschili, quanto i cervelli degli uomini [...] I ruoli maschili sono generalmente più intellettuali [...] offrono un campo più ampio all’indagine delle emozioni e dei dolori umani». Bernhardt stupì gli intenditori con la sua interpretazione di Amleto (qui sopra).

Foto: Getty Images

Il figlio di Napoleone

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Il figlio di Napoleone

Uno dei più clamorosi successi al botteghino lo ottenne come protagonista di L’Aiglon, di Edmond Rostand (sopra), la tragica storia del figlio di Napoleone morto in Austria all’età di ventun anni, che interpretò a cinquantasei anni.

Foto: Alamy / Cordon Press

Simbolo dell'Art Nouveau

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Simbolo dell'Art Nouveau

Nel Natale del 1894 Sarah Bernhardt si recò alla tipografia Lemercier di Parigi alla ricerca di un artista che disegnasse i manifesti promozionali di Gismonda, che dovevano essere pronti entro la fine dell'anno. Lì incontrò Alphonse Mucha, all'epoca un giovane artista ceco che si trovava in città da sette anni. L'opera, raffigurata qui sopra, catapultò immediatamente l'artista nella notorietà e il manifesto divenne un oggetto da collezione: la gente lo strappava dai muri e persino lo stesso stampatore ne vendeva copie di nascosto. La Divina Sarah ne rimase così impressionata dal risultato che assunse Mucha per disegnare le pubblicità e i costumi dei suoi spettacoli per i sei anni successivi. Un rapporto che si rivelò vantaggioso per la fama di entrambi e che rese per sempre l'immagine dell'attrice un simbolo della Belle Époque e dell'Art Nouveau.

Foto: Cordon Press

Impresaria teatrale

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Impresaria teatrale

Nel 1880 Sarah Bernhardt fondò una compagnia propria, con la quale, nonostante il suo talento, avrebbe avuto difficoltà se non fosse stato per le tournée statunitensi, sette in tutto, di cui le ultime quattro «d’addio» (fu lei a inventare il trucco). Nel 1899 acquistò un teatro a Parigi a cui diede il suo nome (oggi è il Théâtre de la Ville), con una capienza di mille posti e un grande palcoscenico che permetteva di allestire splendide scenografie, come quelle visibili in questa foto di una rappresentazione di Angelo, tiranno di Padova, di Victor Hugo, nel 1905.

Foto: Paris Musées

La regina del teatro

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La regina del teatro

Sarah Bernhardt non solo fu acclamata in Francia, ma ebbe ancora più successo in altri Paesi, in particolare in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove fece numerose tournée, recitando sempre in francese. «In tutti i Paesi del mondo è stata accolta meglio dei re», disse di lei un ammiratore. Questa maestosità artistica si riflette nella foto dell’attrice scattata nella sua villa di boulevard Pereire, a Parigi, nel 1890, dove la si vede reclinata su un divano tra cuscini, pelli di animali selvatici e piante esotiche, pronta a ricevere gli ospiti (aristocratici, letterati, colleghi di teatro) venuti a renderle omaggio.

Foto: Bettmann / Getty Images

Regina al cinema

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Regina al cinema

Sarah Bernhardt fu anche una delle prime dive della neonata arte cinematografica. La sua prima apparizione in questa nuova forma d'arte risale al 1900, in un cortometraggio di due minuti intitolato Il duello di Amleto. Partecipò all'adattamento di diversi suoi successi teatrali, come La Tosca, La dama delle camelie e, nel 1912, La regina Elisabetta, di cui nell'immagine qui sopra è riportato un fotogramma. La Divina Sarah vi recitò all'età di sessantotto anni con il suo amante dell'epoca, Lou Tellegen, che aveva circa trent'anni.

Foto: Cordon Press

Vita scandalosa

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Vita scandalosa

La vita privata della Divina Sarah fu un susseguirsi di scandali agli occhi dei settori più conservatori della società dell'epoca: sposò un uomo di undici anni più giovane e la lunga lista di amanti a lei attribuiti comprendeva celebrità come il principe di Galles. Un altro suo ricco amante, il banchiere Jacques Stern, le dava 25mila franchi alla settimana. Ma la sua relazione più duratura, che durò per cinquant'anni, fu quella con la pittrice Louise Abbéma (sopra). Questa amicizia diede origine a ogni sorta di pettegolezzo sulla natura del loro rapporto. Le due donne dimostrarono la loro intensa relazione attraverso l'arte: Bernhardt realizzò un busto di Louise, con cui posò in molte fotografie, e creò una scultura delle loro mani intrecciate. Abbéma dipinse diversi quadri dell'attrice, uno dei quali fu inviato alla Comédie Française con una lettera che recitava: «Un quadro di Louise Abbéma in occasione dell'anniversario della loro storia d'amore».

Foto: Cordon Press

Uno zoo domestico

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Uno zoo domestico

La sua eleganza, le sue manie, il denaro che guadagnava e i suoi amanti erano oggetto di commenti da parte dei media in Europa e negli Stati Uniti. Una delle sue eccentricità più evidenti era la passione per gli animali esotici. Nella sua residenza aveva un vero e proprio zoo, che comprendeva un ghepardo acquistato a Londra, una tigre (a cui si riferisce la vignetta qui sopra) e un leone, che, secondo le voci, nutriva con le quaglie.  

Foto: World History Archive / Cordon Press

Scultrice

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Scultrice

Bernhardt dimostrò anche un talento per la scultura. Espose le sue opere a Londra, New York e Filadelfia e partecipò all'Esposizione Universale di Chicago del 1893 e all'Esposizione Universale di Parigi del 1900. Anche in questo campo ruppe molti schemi. Lavorava vestita da uomo, fumando sigarette. Qui sopra posa con un suo busto da lei stessa realizzato nel suo studio di Montmatre.

Foto: Topham / Cordon Press

Simbolo della Francia

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Simbolo della Francia

Sebbene non avesse una coscienza politica molto marcata, Sarah Bernhardt non esitò a impegnarsi per le cause che toccavano la sua sensibilità umana. Nel 1870 il suo teatro venne trasformato in un ospedale per i feriti della Guerra franco-prussiana, un conflitto che risvegliò il suo patriottismo. Non esitò nemmeno a prendere posizione nell’affare Dreyfus (il caso dell’ufficiale ebreo accusato ingiustamente di spionaggio), non perché fosse ebrea – non diede mai troppa rilevanza agli insulti antisemiti che a volte riceveva –, ma per il suo senso della giustizia. Dopo aver letto J’accuse, in cui lo scrittore Émile Zola denunciava il sopruso nei confronti di Dreyfus, Bernhardt gli scrisse: «Grazie, caro maestro. Grazie in nome della giustizia eterna». Durante la Grande guerra, nonostante l’età e il fatto che nel 1915 le avessero amputato una gamba (su sua richiesta, per porre fine ai terribili dolori a un ginocchio), andò a visitare gli uomini al fronte facendosi trasportare su una lettiga – come si può vedere nella foto – e si esibì in capannoni, su spiazzi o nelle sale d’attesa degli ospedali. I soldati, molti dei quali ignoravano la sua identità, finivano sempre per tributarle grandi ovazioni.

Foto: Kharbine-Tapabor / Album

L'ultimo spettacolo

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L'ultimo spettacolo

Il 26 marzo 1923, all'età di settantotto anni, Sarah Bernhardt morì di insufficienza renale nella sua casa di Parigi. Il suo funerale, tenutosi tre giorni dopo, fu un vero e proprio evento di massa che il quotidiano Le Figaro descrisse come «una delle cerimonie più nobili e commoventi mai tenute a Parigi», paragonabile solo a quella celebrata trentotto anni prima per lo scrittore Victor Hugo. Il corteo funebre era composto da cinque carrozze «letteralmente ricoperte di ghirlande e fiori ammonticchiati che lasciavano una scia profumata al loro passaggio». Da entrambi i lati «una folla toccata da un autentico dolore» si accalcava lungo tutto il percorso, e il giornale stimò che più di un milione di parigini andarono a rendere l'ultimo omaggio all'attrice, dai quartieri più ricchi come dai sobborghi, dai boulevard come dalle periferie. La processione sfilò davanti al teatro della Divina Sarah prima di arrivare al cimitero Père Lachaise, dove l'artista venne sepolta.

Foto: Cordon Press

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