Recensione - Il Secondo Atto (Le Deuxième Acte), film d'apertura di Cannes77
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Il Secondo Atto di Quentin Dupieux in un cinema di incoerenze e di algoritmi

Dopo aver partecipato a Venezia80, l’instancabile Quentin Dupieux è stato scelto per aprire la 77esima edizione del Festival di Cannes con Il Secondo Atto (Le Deuxième Acte). Ma avrà atteso le grandi aspettative del festival francese?
Léa Seydoux in Il Secondo Atto (Le Deuxième Acte), diretto da Quentin Dupieux e presentato a Cannes77

Scelto come film d’apertura per il Festival di Cannes 2024, con una mossa tutt’altro che scontata ma sensata – considerando il blasone attuale di Quentin Dupieux e il suo percorso di ascesa nel mondo del cinema – Il Secondo Atto (Le Deuxième Acte) è l’ultimo film del regista noto anche con il suo pseudonimo di Mr. Oizo, di recente impegnato con Yannick e Daaaaaalì!, quest’ultimo presentato a Venezia 2023. Ma qual è il risultato del film? Di seguito, la trama e la recensione di The Second Act.

La trama di Il Secondo Atto (Le Deuxième Acte), diretto da Quentin Dupieux

Prima di procedere con la recensione di Il Secondo Atto, si indica innanzitutto la trama del film in questione: “Florence vuole introdurre David, l’uomo di cui è follemente innamorata, a suo padre Guillaume. Ma David non è attratto da Florence e vuole farla cadere tra le braccia del suo amico Willy. I quattro personaggi si incontrano in un ristorante in mezzo al nulla”

Louis Garrell e Vincent Lindon in una scena tratta da Il Secondo Atto (Le Deuxième Acte), film d'apertura di Cannes77 diretto da Quentin Dupieux

La recensione di Il Secondo Atto: star system, colpi di scena e attacchi all’IA nel nuovo film di Quentin Dupieux

È ormai noto, sia per gli estimatori che per i detrattori di Quentin Dupieux, che esista uno spartiacque nella carriera del regista francese, in grado di superare l’aspetto dell’horror per cimentarsi in un qualcosa di differente, che abbia dei motivi di richiamo più metafisici e metaforici e che, soprattutto, non contempli la morte (comunque presente e con un grande peso) in quanto aspetto fondante di una pellicola. Dupieux è un regista che probabilmente rigetterebbe l’etichetta di “maestro”, e che non fa altro che mettere alla prova se stesso, la sua arte e la sua intelligenza ora ricercando ispirazioni e modelli nel cinema che ha vissuto, ora tentando di distaccarsene totalmente; la proposta è sempre quella di un elemento evasivo rispetto a ciò che lo spettatore spererebbe di ritrovare in sala, e così Il Secondo Atto propone una sinossi che viene tradita dopo qualche minuto dall’inizio del film: ciò che viene raccontato, che deve essere raccontato, in Le Deuxième Acte altro non è che un copione, in un’opera pura di metacinematografia (che poi è il modo per lanciarsi in sperimentazioni di qualsiasi genere).

Si inizia con il titolo presentato in maniera diegetica: Il Secondo Atto è il nome del ristorante dove Stephane, che ne è il proprietario, ottiene un extra per offrire il suo luogo da setting e per recitare in una piccola parte, che sarà determinante per lo svolgimento del film; poi, è tempo di lunghe carrellate sui protagonisti che si presentano a due a due: è prima la volta di Louis Garrel e Raphael Quenard, poi quella di Léa Seydoux e Vincent Lindon; i dialoghi condotti dai loro personaggi (ancora una volta le interpretazioni sono tutte pregevoli) mettono in scena tutto il senso della commedia grottesca di Dupieux, tanto che – per assurdo – si potrebbe limitare il film a sole carrellate in cui la potenza della scrittura sovrasta ogni altro elemento. Si citano il politicamente corretto e lo scandalo relativo all’uso di determinati termini, e ancora Mel Gibson e Paul Thomas Anderson: è un cinema che cita se stesso, che rimanda a qualcosa di altro (probabilmente alle stesse passioni di Dupieux, che aveva fatto piovere cani in Daaaaaalì! così come PTA aveva fatto con le rane in Magnolia), che sfida lo spettatore nel gioco alla citazione e che ironizza anche attraverso la rottura della quarta parete.

Il Secondo Atto (Le Dèuxieme Acte) di Quentin Dupieux diviene, dunque, un film in grado di riflettere circa l’instabile e spaventoso clima dell’industria cinematografica attuale: il cinema indie, che potrebbe essere pensato come la soluzione, ha in sé tutte le caratteristiche di un qualcosa che però non è stabile, non è sicuro e probabilmente non è in grado di lanciare la carriera di qualcuno. Dall’altro lato, il cinema dell’industria è diventato sempre più formulare e schematico, tendente quasi all’algoritmo: a dirigere il film nel film è, per la prima volta, una IA che non è interessata a opinioni e giudizi (la scena in cui il PC ripete che non sono accolte opinioni sembra quasi richiamare un tentativo che Dupieux aveva già realizzato, in Fumare fa tossire, con il robot adibito a tornare indietro nel tempo per salvare l’umanità); così, la contraddizione e l’incoerenza la fanno da padroni, con una coppia omosessuale che nel film si trasforma totalmente: i due personaggi diventano rozzi – un ruolo che tanto si addice a Quenard nel cinema di Dupieux -, omofobi, benaltristi e, soprattutto, ignoranti, come dimostrato da Willy che sceglie questo nome d’arte in omaggio (errato) a Bruce Willis. Con qualche sbavatura di troppo e un senso della comicità non sempre ben calibrato, The Second Act di Quentin Dupieux mostra l’estrema sintesi del cinema del regista francese, sempre più volto verso un qualcosa di altro rispetto alla sola morte (e anche in questo film l’aspetto del decesso è simbolico, nel tema di una lotta di classe contrapposta allo star system) e ormai lontano dalla sola voglia di provocare: ci si allontana su di un binario morto, e forse questo simbolo è più forte di tutti gli altri nella carriera del regista.

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Le Deuxième Acte
Le Deuxième Acte

Le Deuxième Acte è il nuovo film di Quentin Dupieux presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024, dove è in concorso: il regista francese torna dietro la macchina da presa dopo Yannick e Daaaaaalì!

Voto del redattore:

8 / 10

Data di rilascio:

14/05/2024

Regia:

Quentin Dupieux

Cast:

Lèa Seydoux, Vincent Lindon, Louis Garrell, Raphaël Quenard, Manuel Guillot

Genere:

Commedia, Grottesco

PRO

I riferimenti metacinematografici e le citazioni di Quentin Dupieux
L’utilizzo del carrello
I dialoghi tra i personaggi e la loro scrittura
Le interpretazioni
Alcuni momenti di comicità sono sfilacciati e reiterati