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Da Roma a Firenze: sulle tracce di S.Poniatowski, il nipote dell’ultimo re di Polonia e Lituania

Il Principe Stanislao Poniatowski (Stanislaw Poniatowski 1754-1833), nipote dell’ultimo sovrano della Confederazione delle Due Nazioni (Regno di Polonia e Granducato di Lituania) Stanislao II Augusto Poniatowski, ha lasciato molte tracce in Italia.  Dopo qualche anno trascorso a Roma, si trasferì a Firenze, dove fu sepolto. Stanislao Poniatowski, Gran Tesoriere della Lituania, Cavaliere dell’Ordine dell’aquila bianca, era considerato il futuro successore della corona, perché il celebre zio aveva solo figli illegittimi. Il principe Stanislao era suo nipote, il figlio di suo fratello maggiore Casimiro (Kazimierz Poniatowski).  

Rūta Abaravičiūtė
ITLIETUVIAI.IT

Dopo molti anni vissuti in Italia, Stanislao Poniatowski morì a Firenze nel 1833, all’età di 79 anni. Fu sepolto con tutti gli onori nella basilica di San Marco. Trascorsi 18 anni, accanto a lui fu tumulata anche la figlia Costanza.

S. Poniatowski fu onorato con un bel sepolcro nella Cappella di SS.Sacramento, vicino all’altare maggiore.  La tomba fu commissionata dai figli e da Cassandra Luci, la moglie italiana.

Lorenzo Bartolini, il celebre scultore dell’epoca, preparò il disegno della tomba ma la realizzazione definitiva del memoriale è opera dell’architetto Ignazio Villa.

Il Principe S.Poniatowski è raffigurato in preghiera con una croce stretta sul petto ed un angelo che lo sostiene per un braccio. In alto campeggia una frase in latino „FIDES IN ME MANET ET EGO IN EAM“ (“La fede rimane in me ed io in essa”). Invece sotto l’effigie del principe si leggono altre due scritte: „Profide Lege et Rege“ (“Per il Re e la Legge”), motto della Confederazione delle Due Nazioni e „Premiando Incitat“, motto dell’ordine di S.Stefano, fondato da suo zio, Stanislao II Augusto Poniatowski.  

Nel bassorilievo sottostante il defunto è raffigurato circondato dai parenti e dall’allegoria dell’Italia che lo incorona. Dinanzi  a Poniatowski si inchina il popolo grato per averlo liberato dalla servitù della gleba. Lo stemma dei Poniatowski con il toro e la corona adornano il sepolcro. 

Solitamente la cappella del SS.Sacramento è chiusa al pubblico, ma se trovate il parroco e lo chiedete, ve la aprirà volentieri.

Il nipote di Stanislao II Augusto Poniatowski, l’ultimo re di Polonia e del granducato di Lituania, scelse l’Italia come sua seconda patria già nel 1800, quando, dopo la terza spartizione della Confederazione polacco-lituana, fallirono tutti gli sforzi di ricostituirla.

Colto, amante dell’arte e della storia, egli visitò Roma più volte, frequentando anche la numerosa comunità polacca già presente in città. Qualche volta veniva anche il fratello Michal Jerzy Poniatowski, il primate della chiesa polacca. 

Inizialmente il conte si trasferì a Roma, dove acquistò una lussuosa proprietà in via Flaminia con una magnifica vista su Villa Borghese. Le risorse finanziarie per il grande proprietario terriero in Polonia e Lituania non erano un problema. Così Stanislao passava gli inverni a Roma o nella sua villa con la vista sul mare nella località di San Felice Circeo, e le estati a San Benedetto, una cittadina vicino a Mantova. 

I suoi possedimenti italiani si distinguevano per la vastità dei terreni e l’uso dell’agricoltura moderna. Nella zona di Circeo S.Poniatowski è tuttora ricordato e stimato. Qui si conserva ancora la sua villa con il parco, alcune strade e si ricorda la liberazione della servitù della gleba dei suoi latifondi nell’Italia arretrata dell’epoca. 

S.Poniatowski si trasferì a Firenze nel 1822. La scelta fu dettata dall’impossibilità di annullare il primo matrimonio della moglie Cassandra Luci con Vincenzo Venturini Benloch, che per la Sacra Rota era indissolubile. 

S.Poniatowski incontrò la signora Luci, di trent’anni più giovane, quando lei si rifugiò nel cortile della sua villa, fuggendo dal suo irruento ed anziano marito. Quel giorno decisivo del 1804 sbocciò il loro amore a prima vista, che non li abbandonò fino alla morte. Nonostante non fossero sposati, allevarono i loro cinque figli in assoluta e reciproca comprensione.

Quando la coppia arrivò a Firenze, il Granducato della Toscana era governato dal duca Ferdinando III di Lorena-Asburgo. Proprio grazie al suo intervento, l’ormai vecchio e logoro legame matrimoniale di Cassandra Luci con il primo marito fu ufficialmente abolito. Così i figli maschi dei Poniatowski acquisirono il cognome paterno e poterono godere appieno dei diritti di successori ufficiali. Le figlie, invece, mantennero il cognome della madre. 

Nel 1823 Poniatowski acquistò il Palagio dei Pini, oggi Villa Favard di Rovezzano alle porte di Firenze. Dopo un paio d’anni la famiglia andò ad abitare nel lussuoso palazzo Capponi nel centro della città, dove il conte trasferì la sua ricca collezione di libri e di opere d’arte. 

Aveva proprietà immobiliari anche in via Ponte alle Mosse e in via Pistoiese, dove si può vedere ancora oggi lo stemma di famiglia. In uno di questi edifici, Palazzo Poniatowski-Guadagni, ora si trova il quartier generale della Polizia municipale di Firenze.

Poniatowski era conosciuto bene anche dalla nobiltà livornese per i suoi grandi possedimenti nelle vicinanze di Monterotondo.Poichè all’epoca il titolo nobiliare veniva assegnato in base alla località posseduta, il polacco ricevette in Toscana  proprio il titolo di Principe di Monterotondo dalle mani del granduca Ferdinando III di Lorena. Da quel momento i figli di Stanislao e Cassandra furono ampiamente riabilitati. Tra l’altro, la moglie da lui fu “ribattezzata” in più semplice e affettuoso “Caterina”, perché così si chiamava sua nonna materna.

Il ritratto di S.Poniatowski nel museo Stibbert di Firenze sembra affermare una verità a lungo ripetuta. Nel quadro, dipinto da Angelika Kauffmann nel 1788, si vede il giovane e bel principe trentaquattrenne in uniforme militare, che orgogliosamente indica l’allegoria della Libertà in stile neoclassico. Sotto la quale si legge: „Fides in me manent et ego in eam“.

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