A cent’anni dall’accusa di Sacco e Vanzetti - Riforma.it
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A cent’anni dall’accusa di Sacco e Vanzetti

La drammatica vicenda dei due immigrati e anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti – condannati a morte il 15 aprile del 1920 e assassinati sulla sedia elettrica nell’agosto del 1927 a Charlestown – è stata raccontata in tanti modi, citiamo appena il celebre film di Giuliano Montaldo e il bel libro Sacco e Vanzetti – innocenti!, (edito dall’editrice Caludiana) di Lorenzo Tibaldo che, redatto con l’ausilio di fonti inedite, è riuscito a delineare il quadro storico dell’America di quegli anni, il processo-farsa, la personalità dei due amici e il significato della loro tragedia nella memoria collettiva.

La tragica storia dei due anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti è partita con la condanna emessa il 15 aprile di cento anni fa. 

Il libro di Tibaldo ne ripercorre la vita in Italia, l’approdo negli Stati Uniti, la formazione politica, l’adesione al movimento anarchico, l’impatto con l’America violenta dei primi decenni del Novecento, la macchinazione giudiziaria, la carcerazione, la mobilitazione internazionale, la posizione di Mussolini, il drammatico epilogo e il significato della loro vicenda nella memoria collettiva.

«Una ricostruzione – ricorda l’autore – basata essenzialmente sulle lettere e gli scritti di Nick e Bart nonché su fonti di archivio, per un affresco storico, politico, giudiziario ed emotivo del dramma di due uomini determinati a difendere fino in fondo la propria innocenza e le proprie idee», difesi da una società civile italo-americana indignata.

Le proteste degli italo-americani – ricordava pochi giorni fa un’agenzia Ansa – contro la condanna a morte degli anarchici Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti «sono entrate, dal 30 marzo scorso, nel patrimonio audio degli Stati Uniti». 

Due registrazioni del 1927 contemporanee alla vicenda, sono state iscritte nel National Recording Registry della Biblioteca del Congresso.

«Le liste della Library – ricorda l’Ansa – vengono mantenute dal 2002 per puntare i riflettori sulla ricchezza della tradizione orale della nazione e sull’importanza di conservarla intatta, per le prossime generazioni. Ogni anno ne entrano a far parte 25 brani o collezioni di brani. La candidatura delle registrazioni “Protesta per Sacco e Vanzetti” della Compagnia Columbia e “Sacco e Vanzetti” di Raoul Romito, incise su un disco sull’etichetta Columbia Phonograph Company, era stata avanzata l’anno scorso da Joseph Sciorra, il direttore dei programmi accademici del Calandra Italian American Institute, un centro di ricerca di Queens College di New York».

Nel 1927, l’anno in cui venne fissata la data dell’esecuzione, quattro dischi vennero incisi da star italo-americane della scena musicale e teatrale dell’emigrazione. 

Uno di questi contiene Protesta per Sacco e Vanzetti, la ricostruzione di una manifestazione in cui voci dal pesante accento dialettale rappresentano le varie regioni italiane unite nello sdegno. 

«In questa ora fatale ci ritroviamo uniti per formare un’ unica razza, la razza umana. Senza differenze di età, di classe o di partito», si afferma nel testo composto da Frank Amodio, noto paroliere di canzoni napoletane dell’epoca.

Sul retro del disco il brano Sacco e Vanzetti è interpretato dal popolare tenore napoletano Raoul Romito, forse emigrato negli Usa negli anni Venti per fuggire dal regime fascista. 

«Ancor meno si sa del paroliere della canzone Renzo Vampo e del compositore F. Pensiero, se non che ne crearono almeno un’altra in difesa di Sacco e Vanzetti», conclude l’Ansa.