Fanfani, Amintore nell'Enciclopedia Treccani - Treccani - Treccani

Fanfani, Amintore

Enciclopedia on line

Uomo politico italiano (Pieve Santo Stefano 1908 - Roma 1999). Fu segretario della DC (1954-59 e 1973-75) e più volte presidente del Consiglio (1958-59; 1960-62; 1962-63; 1982-83; 1987). Schierò la DC contro il divorzio nel referendum abrogativo del 1974. Aderì infine al Partito popolare italiano (1994).

Vita

Fu dal 1936 prof. di storia economica all'univ. del Sacro Cuore di Milano e dal 1955 al 1983 all'univ. di Roma. Dirigente della DC dal 1945, ininterrottamente parlamentare dal 1946 (deputato fino al 1968, quindi senatore), fu ministro del Lavoro e della Previdenza sociale nei governi De Gasperi (maggio 1947 - genn. 1950), poi ministro dell'Agricoltura (luglio 1951 - luglio 1953) e quindi ministro dell'Interno (luglio 1953 - genn. 1954) nei governi De Gasperi e Pella. Infruttuoso un suo tentativo di formare il governo (genn. - febbr. 1954), nel luglio dello stesso anno fu eletto segretario del partito; dopo le elezioni, nel luglio 1958 formò un governo bicolore DC-PSDI e nel febbr. 1959, in seguito alla scissione verificatasi in seno alla corrente di Iniziativa democratica della quale era leader, si dimise da entrambe le cariche. Il terzo governo F. (luglio 1960 - febbr. 1962) e, soprattutto, il quarto (febbr. 1962 - giugno 1963) aprirono la strada alla formazione dei governi di centro-sinistra. Senza successo una sua candidatura alla presidenza della Repubblica nel 1964, fu ministro degli Esteri (marzo - dic. 1965; febbr. 1966 - giugno 1968), e presidente della 20a sezione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (ott. 1965 - sett. 1966). Eletto presidente del Senato dopo le elezioni del maggio 1968, fu confermato per le quattro legislature successive, alternando questa ad altre cariche politiche e governative. Senatore a vita dal marzo 1972, nel giugno 1973 fu rieletto segretario della DC, che guidò nello scontro referendario per l'abrogazione della legge sul divorzio (maggio 1974) e nella competizione per le elezioni amministrative del giugno 1975. Presidente del partito (apr. - ott. 1976), nel dic. 1982 assunse la presidenza del Consiglio di un governo quadripartito (DC, PSI, PSDI, PLI) rimasto in carica fino al giugno 1983. Dall'apr. al luglio 1987 presiedette il suo sesto governo; fu poi ministro dell'Interno nel governo Goria (luglio 1987 - apr. 1988) e del Bilancio nel successivo governo De Mita (apr. 1988 - luglio 1989). Nel 1994 aderì al Partito popolare italiano (PPI).

Opere

Tra le sue opere: Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo, 1934; Storia del lavoro in Italia dalla fine del sec. XV agli inizi del XVIII, 1943; Storia economica, 2 voll., 1961-70; Capitalismo, socialità, partecipazione, 1976.

© Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Assemblea generale delle nazioni unite

Partito popolare italiano

Pieve santo stefano

Protestantesimo

Cattolicesimo