Cani sciolti Recensione

Cani sciolti - la recensione del film con Denzel Washington e Mark Wahlberg

20 ottobre 2013
2.5 di 5

I due celebri attori fanno coppia nel nuovo film americano di Baltasar Kormàkur

Cani sciolti - la recensione del film con Denzel Washington e Mark Wahlberg

Vedendo un film come Cani sciolti viene spontaneo chiedersi – o almeno, così è stato per chi scrive - quante variazioni sia in grado di produrre Hollywood su un tema come quello del buddy-action-movie. A quanto pare infinite, visto il continuo gradimento del pubblico e il rinnovo generazionale che permette di rivolgersi a spettatori sempre più giovani che in molti casi ignorano i caposaldi degli anni Ottanta. Le varianti si moltiplicano poi con l'innesto di registi non americani che contribuiscono con le loro peculiarità a dare al filone un'impronta personale, o almeno ci provano. Sembrerebbe questo il caso del film tratto da una graphic novel di Steven Grant e diretto dall'islandese trapiantato a Hollywood Baltasar Kormàkur, che sceglie di lasciare libertà ai suoi istrionici protagonisti dando spazio anche all'improvvisazione e disseminando di un umorismo maschio - quanto i cojones che è d'obbligo per tutti i partecipanti dimostrare in un film del genere - una storia infarcita di tutti i cliché.

Interpretato con licenza di gigioneggiare dall'inedita coppia Denzel Washington/Mark Wahlberg, Cani sciolti procede senza eccessiva suspense sui binari di una storia assai prevedibile, il cui clou viene svelato già nel trailer e nelle varie sinossi ufficiali. Il compito di spezzare l'inesorabile progressione della trama spetta alle varie sparatorie, agli agguati, alle fughe, agli omicidi e alle gag spesso grottesche di cui è oggetto anche un autentico nume del cinema latino come Edward James Olmos, rispolverato per l'ingrato ruolo di un narcotrafficante stupido quanto crudele, che nel film porta il nome di Papi Greco.

Non mancano una femme fatale (Paula Patton nel ruolo dell'ex compagna di Washington con una propria hidden agenda), un boss della CIA simpaticamente psicopatico (Bill Paxton, assieme a James Marsden uno dei migliori) e noti caratteristi come Fred WardRobert Burke, sprecati in ruoli cammeo. Ma in fondo, come dicevamo, questo genere di film si rivolge proprio a un pubblico che nella riconoscibilità di personaggi e situazioni e nelle punzecchiature continue tra i protagonisti trova il suo massimo piacere.

A noi, più affezionati ad altre coppie cinematografiche interrazziali (Murphy/Nolte, Gibson/Glover, Pryor/Wilder) e ad altri registi di genere (Tony Scott su tutti) un film come questo fa invece l'effetto del “vorrei ma non posso” e ci induce a ripensare a quante volte abbiamo visto al cinema o in un fumetto valigie stracolme di dollari fatte esplodere, bruciate, scambiate, perse e ritrovate, due eroi un po' delinquenti che sconfiggono da soli eserciti di criminali e funzionari di stato corrotti e sociopatici, scambiandosi battute da supereroi in vacanza, mentre sono impegnati a salvarsi la pelle. Forse davvero troppe, per affezionarci anche a questa nuova coppia, bidimensionale come il suo corrispettivo disegnato.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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