Guadagnino, il triangolo no - La Stampa

Una cosa brutta di questi tempi è andare al cinema e sentirsi malmostosi. E anziani. E incapaci di capire la contemporaneità. Succede con Challengers, che va visto per la maestosa regia di Luca Guadagnino, e per rompere l’anima ai figlioli: «Ma che manifesto del poliamore, pomiciano in tre a diciott’anni, da un po’ ciucchi succedeva pure a noi». O «il triangolo boh, e allora Jules e Jim, e allora questo e quello, tutti film più interessanti», che la trama è scarna e funzionale come quella di un porno. O rivendicare che Jules e Jim non andavano in palestra e non avevano magliette sponsorizzate: gli spettatori di Challengers dovrebbero essere pagati dieci euro per assistere a 131 minuti di product placement efferato. Non solo la marca di vestiti del momento che piace pure a noi anziane, non solo le solite scarpe sportive, pure una spettacolare inquadratura di pacchetto di sigarette. Che dev’essere una citazione gaglioffa di Guadagnino, delle commediacce e dei poliziotteschi italiani anni Settanta con le Muratti Ambassador a tutto schermo.

Il film pubblicitario non turba i ventitrentenni entrati nell’adolescenza con Instagram; qualche tardona ne risente e non si coinvolge. La stessa tardona (o più d’una) ha poi da ridire su Zendaya. Perché recita col broncetto ma oltre le labbra la faccia non si muove. E insomma, Jeanne Moreau aveva le spalle da postino ma era un’attrice pazzesca. E così alla fine si cita Dino Risi che di Nanni Moretti diceva «togliti e fammi vedere il film» ; i corpi belli, da pupazzetti instagrammabili, dei tre attori impallano riprese struggenti di alberghi americani di provincia, dai motel a quelli di lusso di grandi catene, e dispiace. Vabbè, i pupazzetti sono due, Josh O’Connor è bravo a recitare, in ruoli di mezzi ganzi mezzi sfigati: era il principe Carlo giovane in The Crown, qui è il tennista Patrick Zweig, e gli europei in età vogliono credere che il cognome sia un omaggio allo Stefan Zweig del Mondo di ieri, e del mondo di ieri nostro. Perché Challengers fa rimpiangere la giovinezza, il finire di notte nella stanza d’albergo di qualcuno senza sapere cosa succederà. Si rimpiange poi il non aver mai imparato a giocare bene a tennis, e si prende atto che guardare il tennis è bellissimo. E si rimpiange di non essere abbonati ai canali tv di tennis, e poi si pensa che perderemmo troppo tempo a guardare partite, altro che poliamore.