Mulé: “Dalla Sardegna una lezione per Meloni. Non si vince imponendo nomi” - la Repubblica

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Mulé: “Dalla Sardegna una lezione per la premier. Non si vince imponendo nomi”

Il vicepresidente della Camera: “Berlusconi sceglieva i candidati al di là dei partiti. Ripartiamo da quell’eredità”

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Onorevole Giorgio Mulé, che lezione dà questo risultato alla coalizione di centrodestra?

«È un ripasso di quanto già accaduto in passato: non si devono fare prove di forza pesando i voti su elezioni differenti e non si deve arrivare a ridosso delle elezioni per scegliere i candidati. Il centrodestra quando fa le cose in fretta va male: vedasi quello che è accaduto a Roma. La lezione del voto sardo è questa. Poi si può anche discutere sul candidato in particolare, Truzzu, e la sua città, Cagliari, che ha governato e che lo ha in parte penalizzato. Altra conferma di un’altra lezione che arriva da questa tornata: le valutazioni devono essere serene e distaccate da appartenenze, specie quando si parla di amministrative».

Ma lei dal voto sardo legge anche un messaggio più diretto a Giorgia Meloni e FdI?

«Certo: i leader del centrodestra devono sempre agire con maturità, come hanno sempre fatto, e non bisogna mai, dico mai, fare derby interni e prove di forza credendosi superiori in partenza. Prendiamo tutti esempio dall’eredità anche da leader e presidente del Consiglio che ci ha lasciato Silvio Berlusconi: un politico che guardava ai candidati prima di vedere di che partito erano. Comunque il voto sardo serve a tutti noi per maturare e spero che si non facciano più gli stessi errori in Basilicata, Umbria e Piemonte».

Pensa che ci saranno cambiamenti nei rapporti tra i leader? Salvini voleva Solinas, ma anche Tajani poteva puntare su un esponente azzurro come candidato governatore. E invece Meloni ha imposto il suo ruolo puntando su un suo fedelissimo.

«Sono sicuro che non ci saranno falli di reazione. Semmai sarà rafforzata la collegialità nell’indirizzo politico e di governo. Se ci saranno falli di reazione sarebbe un esempio di immaturità che io escludo. Il centrodestra alle prossime regionali sceglierà candidati per tempo e forti».

Forza Italia comunque ha superato la Lega. Come giudica il risultato degli azzurri?

«Va dato atto a chi ha lavorato sul territorio, da Pietro Pittalis a Ugo Cappellacci: sono stati molto capaci e il dato che arriva dalla Sardegna ci dice che ci avviciniamo alle cifre di cinque anni fa. Forza Italia da sola è il primo partito in assoluto in alcuni centri come Olbia e Nuoro. Ed è il secondo partito della coalizione a Cagliari. È la dimostrazione che Forza Italia è viva e guardiamo con fiducia ai prossimi appuntamenti elettorali. La Lega? Non abbiamo guardato a loro e non lo faremo alle Europee. Da parte nostra nessuna prova di forza interna. Abbiamo fatto la nostra campagna nonostante il poco spazio che ci è stato dato: per essere chiari, anche Pittalis aveva tutti i numeri per essere il candidato governatore. Avrebbe fatto un buon risultato».

Cosa è andato storto comunque per il centrodestra in Sardegna?

«Ripeto: la scelta dei tempi. Ma non solo. Il nostro candidato non ha saputo convincere molto e lo si vede dalla somma dei voti delle liste che è superiore al voto per Truzzu. C’è stato un problema evidente di analisi: imporre è sempre sbagliato. Questo è il tema: occorre discutere, magari litigare, ma per noi di Forza Italia conta soprattutto il valore del centrodestra. Guardiamo adesso a Basilicata, Umbria e Piemonte ripartendo da un analisi serena degli uscenti e non da pesi che vengono presi da elezioni Politiche di due anni fa. Cambiare per fare prove di forza è contro producente».

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