Wayfarers Chapel, la cappella che Lloyd Wright, figlio di Frank Lloyd Wright, fece costruire a metà del Novecento su una scogliera affacciata sul Pacifico, verrà presto smontata. Come riporta The Architect's Newspaper, infatti, il destino della piccola architettura religiosa inaugurata nel 1951 è legato a doppio filo con la morfologia del territorio che occupa. Siamo, infatti, sulla cima di uno dei promontori di Rancho Palos Verde, nella Contea di Los Angeles, una delle zone californiane ad alto rischio di frane.

Immaginato come un grazioso tempio in vetro, abbracciato sulla testa e sotto i piedi dalle fronde e dalle radici delle sequoie locali, il progetto che definisce lo spazio sacro nella natura non potrà essere ristrutturato: dopo mesi di osservazione del suolo, l'unica soluzione percorribile è risultata essere il trasferimento di tutta la struttura in un luogo più sicuro dal punto di vista geologico.

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PATRICK T. FALLON//Getty Images
Wayfarers Chapel, Lloyd Wright

In attesa di un eventuale riassestamento della zona, The Glass Church è protagonista, adesso, di una lenta disinstallazione che mira a preservarne l'integrità, processo particolarmente importante poiché molti dei materiali utilizzati in origine non sono adesso più reperibili. Monumento storico nazionale, non a caso, la cappella che Wright disegnò a fine degli anni Quaranta è il simbolo modernista di un sogno (molto americano) che negli anni ha saputo restituire solennità e spettacolarizzazione (anche) al rito delle nozze. Nel 1999, ad esempio, la chiesetta panoramica ha ospitato ben 800 matrimoni. Sotto quel tetto appuntito in cui una geometria trasparente segna il confine fra spiritualità e paesaggio, artisti e attori famosissimi si sono detti di sì. Per sempre.

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University of Southern California//Getty Images
Wayfarers Chapel, 1951
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Isabella Prisco

 

Digital editor di Elle Decor Italia, ha studiato informatica umanistica per escludere definitivamente i numeri dalla sua vita. Ai codici della programmazione web ha preferito, infatti, le parole della quotidianità, abbracciando il vocabolario dell’estetica che vestiamo e dei luoghi che abitiamo. Genovese all’anagrafe ma milanese per scelta, indaga il verbo della moda e del design nello spazio tra un feed di Instagram e un mercatino dell’antiquariato. Il venerdì, con la Design Gallery della settimana, si diverte a sintetizzare attualità e ispirazione in un racconto per immagini che va dal product design al prêt-à-porter. Su Instagram la trovate come @isabellaprisco.