Vita di Maria Enrichetta, la regina senza qualità all’ombra della Storia - Il Piccolo

Vita di Maria Enrichetta, la regina senza qualità all’ombra della Storia

Da oggi in libreria l’ultimo volume edito da Mgs Press nella collana dedicata agli Asburgo: Daniela Lasagnini indaga una delle figure reali che hanno meno lasciato il segno

Paolo Marcolin
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Maria Enrichetta a Buckingham Palace per il matrimonio dei principi del Galles (Ghémar) 

TRIESTE A differenza di oggi, quando la Royal family britannica non solo è sotto gli occhi di tutti per le irrequietezze dei suoi membri, ma compie ogni sforzo per andarci, nell’Ottocento delle nazioni e degli imperi gli Asburgo cercavano di mantenere intatto il loro buon nome. Se i Windsor sono ormai, sciolta la celebre Ditta, come si autodefiniva la collaudatissima coppia Elisabetta-Filippo, una querula compagnia di giro, che per sopravvivere deve necessariamente inventarsi nuovi colpi di scena come in un borghese ma longevo Posto al sole, gli Asburgo della declinante aquila con due teste cercavano di mantenere una maschera di ferro e serietà. Ma dietro la rispettabilità della barba e dei baffi di Francesco Giuseppe si nascondevano ovviamente gli stessi drammi di ogni famiglia che abbia parecchi soldi, prestigio e una buona dose di tempo da dedicare ad amori clandestini, fallimentari imperi dall’altra parte del mondo, crisi isteriche e, nei casi più gravi, suicidi o altre brutali efferatezze.

Pertanto si resta un poco stupiti a scoprire che ci sia stata qualche figura più tranquilla, quasi monotona e che abbia condotto una vita all’insegna di un tran tran apparentemente noioso. Una figura che i molti biografi della vasta genealogia degli Asburgo hanno poco indagato. E se ne capisce il motivo: proprio perché nella sua vita sono assenti scandali e colpi di testa.

Cugina di Francesco Giuseppe e di Rodofo, moglie di Leopoldo II del Belgio, Maria Enrichetta è giunta praticamente ignota fino a noi. «Visse all’ombra di personaggi molto carismatici che, con ogni probabilità, oscurarono la sua immagine. Prime fra tutte le due imperatrici che conquistarono il vecchio continente con il loro fascino e la loro classe divenendo due autentiche icone: l’ex imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, e l’imperatrice d’Austria, la mitica Sissi».

Così ce la presenta Daniela Lasagnini in “Maria Enrichetta. Da Vienna a Bruxelles un’Asburgo regina dei Belgi” (pagg. 296, 22 euro), l’ultimo volume edito da Mgs Press nella sua vasta collana dedicata agli Asburgo, da oggi in libreria.

Lasagnini ama mettersi a seguire piste poco battute tra il vasto parentado nobiliare che a forza di matrimoni incrociati stese una ragnatela di sangue blu sull’Europa, finendo però col detestarsi e, come in quei solenni pranzi di famiglia quando verso la fine tutti hanno un po’ bevucchiato, a tirarsi i piatti. E da lì alla Prima guerra mondiale è un attimo.

Così dopo il figlio segreto di Rodolfo, ecco Maria Enrichetta, che del XIX secolo visse il periodo più vivace, quello percorso da fermenti rivoluzionari: dai moti popolari del 1848, che coinvolsero l’intera Europa, alla guerra di Crimea del 1853, al conflitto austro-prussiano del 1866, a quello franco-prussiano del 1870. Senza dimenticare le guerre d’indipendenza che attraversarono il nord della penisola italiana mettendola a confronto con l’Austria, e la politica del colonialismo che divenne imperialismo puro. Ci furono anche rivoluzioni tecnologiche, promosse dalle innovazioni che vennero esposte alle varie mostre internazionali, la prima delle quali fu l’Expo di Londra del 1851, e le rivoluzioni del pensiero, dal marxismo alla nascita del socialismo che caratterizzarono la seconda parte del secolo.

Maria Enrichetta le visse da vicino, così come fu accanto alla malattia di Carlotta, la moglie belga di Massimiliano. Andata in sposa a un furfante come Leopoldo II, deve averne passate di cotte e di crude con questo omone di stazza imponente che non solo le metteva le corna mantenendo in modo ufficiale le sue amanti, ma che si rese responsabile di un vero e proprio genocidio ai danni della popolazione del Congo, che sfruttò a titolo personale per arricchirsi oltre misura con l’estrazione della gomma.

Contro di lui si levarono le proteste indignate della società civile di fine Ottocento, “Cuore di tenebra” di Conrad arriva da quella vicenda lì, e i monumenti che in Belgio lo ricordano vengono ancora oggi imbrattati. Maria Enrichetta, la “Rosa di Brabante” avrà inghiottito parecchi bocconi amari e ci si chiede se l’aver conquistato il cuore della gente con la sua vicinanza all’infanzia, ai sofferenti, agli indigenti, come ricorda Lasagnini, sarà bastato a ripagarla.

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