Recensione L’ultimo mago di Francesca Diotallevi

L’ultimo mago

– Francesca Diotallevi –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 238

Editore: Neri Pozza

Giudizio Sintetico

È la notte di Capodanno del 1960 e, in un lussuoso appartamento affacciato sul parco del Valentino, un gruppo di persone siede attorno a un tavolo. L’aria è quasi elettrica e nessuno osa emettere un fiato. Aspettano l’inizio di quelli che il padrone di casa chiama «esperimenti» ma che per chi è lì hanno un valore inestimabile, metafisico, soprannaturale. Gustavo Rol ha l’eleganza garbata e poco esibita di chi cammina con naturalezza in qualunque stanza del mondo, e il pubblico pende dalle sue labbra. Solo un uomo lo guarda con sospetto, è sicuro che ci sia un trucco e vuole svelarlo. Nino Giacosa è un uomo rotto, in fuga: dai debiti di gioco, dai fantasmi della disfatta di El Alamein, da Miriam, la donna che ha amato. Da sé stesso. Dopo tanti sogni infranti, tuttavia, ha trovato qualcosa che può riempire il vuoto della sua esistenza: una storia. La storia che sta scrivendo giorno e notte nella squallida stanza di una pensione è quella di un grande imbroglio, celato dalle mani sapienti di un illusionista. Ed è con questo atteggiamento scettico, l’occhio attento a ogni dettaglio, che Nino inizia a partecipare alle serate di Rol. Ma tra i due uomini, all’apparenza così diversi, si crea presto una complicità imprevista. E nelle passeggiate attraverso una Torino gelida e impenetrabile, Rol racconta a Nino la propria vita, il «dono» che ha scoperto grazie a un polacco conosciuto a Marsiglia, gli studi e lo scoramento all’idea di essere ammirato ma mai compreso.

Uno scrittore frustrato senza idee fugge da Roma per tornare nella natia Torino. I debiti e la precarietà della sua vita, lo portano a chiedere ospitalità a una coppia di vecchi amici, Giorgio e Miriam.

I tasti della Remington rimangono lucidi, testimoni silenziosi di una carenza di idee che sembra inseguire Nino Giacosa.

È il 1959 e Torino vive avvolta dall’abbraccio della nebbia, così come Nino è stretto dalla morsa dei ricordi di una guerra che lo hanno privato della voglia di vivere e della possibilità di amare Miriam, che ora appartiene a un altro uomo.

Proprio la distanza da Miriam unita alla necessità di osservarla nella sua quotidianità, lo porterà nella casa di Gustavo Rol, un uomo che non ama definirsi mago ma che, nel suo appartamento, intrattiene pochi intimi con “esperimenti” che annullano tempo, spazio e qualsiasi logica materiale.

Nino è scettico e affascinato allo stesso tempo, rimane folgorato da ciò che avviene nell’appartamento di Via Pellico e intanto cerca una spiegazione razionale a quegli stessi avvenimenti, tanto da decidere di scrivere un libro a cui lavorerà per trent’anni.

Inizia, da quella prima sera in via Pellico, un rapporto anomalo tra uno degli uomini più misteriosi di Torino, abituato a circondarsi di gente altolocata, e uno scrittore mediocre e scapestrato.

Parole, pranzi e passeggiate accompagnano i due, unendosi alle celebri serate nell’appartamento di Via Pellico dove Rol esegue i suoi esperimenti e dove invece Nino cerca di dare una risposta razionale a eventi che lo affascinano ma allo stesso tempo lo fanno sentire raggirato.

Gustavo Rol è una figura che porta con sé più domande che risposte; è innegabile però quanto attorno alla sua figura ruotino ancora fascino e curiosità.

“L’ultimo mago” romanza la sua vita attraverso le vicende di uno scrittore sospettoso ancorato alla razionalità che vede la sua quotidianità cambiata da questo incontro da cui però emergerà profondamente cambiato per il resto della sua esistenza.

La narrazione di Francesca Diotallevi è limpida e avvolge il lettore, così come la trama ammalia e conquista, completata da frasi profonde e una Torino che sembra di poter assaporare in un’astratta passeggiata.

Un romanzo seducente che narra i fatti riempiendo l’ignoto attraverso l’incanto di una vita avvolta dal mistero che, tutt’oggi, lascia ai posteri la chiave di lettura per provarne a comprendere le sfumature.

Francesca Diotallevi è nata a Milano nel 1985. È laureata in Scienze dei Beni Culturali. Tra le sue opere Amedeo, je t’aime (Mondadori Electa, 2015), Dentro soffia il vento (Neri Pozza, 2016), vincitore della seconda edizione del Premio Neri Pozza sezione giovani e Dai tuoi occhi solamente (Neri Pozza, 2018), candidato al Premio Strega e vincitore del Premio Comisso sezione giovani, del Premio Manzoni e del Premio Mastronardi. Le stanze buie (Neri Pozza, 2021), oggi ripubblicato in una versione profondamente rivista, apparve, come suo romanzo di esordio, per Mursia nel 2013.

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