Sofia Boutella, la guerriera di ‘Rebel Moon’: “Fuggita dalla guerra in Algeria, mi sento una outsider ribelle. Il mio riscatto è stata la danza e ringrazio Madonna” - la Repubblica

Spettacoli

Ultim'ora

Lione, attacco con coltello in metropolitana: ferite quattro persone 

Sofia Boutella, la guerriera di ‘Rebel Moon’: “Fuggita dalla guerra in Algeria, mi sento una outsider ribelle. Il mio riscatto è stata la danza e ringrazio Madonna”

Sofia Boutella, la guerriera di ‘Rebel Moon’: “Fuggita dalla guerra in Algeria, mi sento una outsider ribelle. Il mio riscatto è stata la danza e ringrazio Madonna”

L’attrice franco algerina è protagonista di ‘Rebel Moon- La sfregiatrice’, secondo film della saga stellare di Zack Snyder per Netflix

3 minuti di lettura

Forgiata dal dolore, dal lutto, dal tradimento e dal rimorso, La sfregiatrice è un potente angelo della vendetta che ha il corpo da ballerina di Sofia Boutella, volitiva attrice al centro – ed è la cosa migliore – della saga Rebel Moon di Zack Snyder di cui è appena arrivata la seconda, costosissima parte su Netflix. Del primo film il sottotitolo era Figlia del fuoco, e al centro c’era ancora lei, l’orfana allevata dall’arcicattivo dell’impero galattico e poi fuggita con le mani sporche di sangue in un remoto angolo dell’universo, un villaggio che le ha regalato pace e amore e che è pronta a tutto per difendere, in una storia spaziale western che guarda direttamente ai Sette samurai, o meglio ai Magnifici Sette, uno dei film preferiti del regista del Wisconsin reso famoso da 300 e dai supereroi della Justice League. L’attrice franco algerina, 42 anni, ha un rapporto speciale con l’Italia, figura nel cast del nuovo film di Peter Greenaway- Tower Stories - girato a Lucca, con Dustin Hoffman, e partecipa anche a eventi di moda milanesi. “Amo il vostro paese, mangio sempre tantissimo, sto sempre al ristorante.

Chi ha scelto per lei il nome Sofia?

“Mio padre puntava su un altro nome, mia madre si era fissata, insisteva, non demordeva. Era una questione di istinto. E’ un nome che amo proprio perché scritto così, mi capita raramente di incontrare una omonima”. Tiene molto alla saga di Rebel Moon. E’ un progetto che mi sta davvero a cuore, perché è il mio primo ruolo da protagonista. E io e tutti noi abbiamo lavorato così duramente e con sentimento. Questo personaggio l’ho sentito profondamente mio, rappresenta un aspetto molto rilevante nella mia storia. Anche io, come lei, non appartenevo al luogo in cui poi ho vissuto, ho dovuto adattarmi e a volte è stato difficile. Mi sentivo diversa, non accettata. Mi sono dovuta adattare, imparare. Mi sento come Kora, una outsider. Vedo tante somiglianze tra me e lei e questo me la rende cara”.

Lei è cresciuta nell’Algeria in guerra.

“Sono molto fortunato a fare il lavoro che faccio e a vivere dove vivo e a poter essere un artista. Perché vengo da un posto in cui queste cose non sono facili da realizzare, quindi non do nulla per scontato. Sono cresciuto in un periodo in cui c'era la guerra civile in Algeria, ricordo quei tempi, la sensazione di pericolo, il coprifuoco, la scarsità di acqua e cibo, ma anche i momenti di felicità semplice con gli amici. La mia famiglia è dovuta fuggire in Francia e d’improvviso mi sono trovata in un contesto che non mi apparteneva e soprattutto a cui non appartenevo. Adoro l’Algeria, mi manca, è un posto bellissimo pieno di persone stupende. A volte penso che la mia energia, la forza di andare avanti mi arrivi da quel retaggio”.

Suo padre era un musicista.

“Sì, sono cresciuta in un ambienta artistico, creativo, intellettuale. La musica era al centro, ma anche mia madre è un architetto. Nella nostra casa si è sempre parlato tanto di arte, ho imparato tante cose, mi hanno dato tanti colori, che poi posso tirare fuori nelle cose che faccio”.

L’indole ribella del personaggio che combatte per la libertà, le appartiene anche questo?

“Sento che, in una certa misura, dobbiamo esserlo, per poter spingere al fine di spingere e realizzare davvero i nostri sogni. Questo film è stato un sogno, il giorno più bello è stato l’inizio delle riprese, quello più brutto quando è finito il set e quella che per me era una famiglia ha dovuto separarsi, sciogliersi”.

Il rapporto con il suo corpo è iniziato presto, con la ginnastica artistica ad alto livello e poi con la danza.

“La cosa più importante per me è lo stretching, mi sento come se quando morirò avrò adattato il mio corpo nel modo in cui voglio. Nel senso che fin da piccola ho voluto sentirmi a mio agio con il mio corpo, sentire che posso trasformarlo nel modo in cui ho bisogno che sia. Per me è facile, forse come ballerina sono abituata a chiedere molto al mio corpo e lui risponde sempre. Anche questa è una cosa che non do per scontata e così continuo ad allungarmi, a fare esercizi che rendano il mio corpo sempre mobile e flessibile”.

Per una ribelle come lei com’è stato adattarsi alle regole ferree della ginnastica artistica e della danza?

“Io sono stata nella nazionale francese di ginnastica artistica, abbiamo gareggiato per i campionati europei, quando ero giovanissima. È un ambiente difficile e non per tutti, suppongo. Ma il corpo deve essere spinto a volte, io ci sono abituata. E poi quando sei una ballerina hai c’è sempre un aspetto di pressione sulla tua immagine”. Quanto ha imparato affiancando da ballerina Madonne nei suoi tour? “E’ stato incredibile, ho imparato così tanto, ho conosciuto il mondo, ho esplorato le difficoltà sul palco e la gioia di risolverle. Avrà sempre un posto nel mio cuore. Guardando indietro nel tempo, ho cancellato i ricordi brutti del mio lavoro, ma tra quelli belli metto i viaggi con Madonna e le esperienze con lei, e il periodo in cui sono stata testimonial per Nike”.

Perché ha lasciato la danza per la recitazione?

“Era il mio vero sogno, una forma d’arte che ho amato fin da bambina, credo di aver sempre recitato quando ballavo, era la cosa che mi piaceva di più. Mi piace perdermi in qualsiasi personaggio di una storia. Il mio sogno, e il mio lusso, è continuare ad andare in profondità, esplorare parti di me attraverso personaggi che mi parlino”.

I commenti dei lettori