«Una goccia di profumo può racchiudere l’intera storia del XX secolo». In questo caso sono però due gocce, che forniscono a Karl Schlögel, storico tedesco dell'Europa orientale, specializzato nella Russia moderna, nella storia dello stalinismo, della diaspora russa e dei movimenti dissidenti, la materia per raccontare il legame tra fragranze e potere, in una storia che è insieme occidentale e orientale.

Da una parte c’è Chanel N° 5, dall’altra Mosca Rossa, ovvero un’antica ricetta per un nuovo prodotto dedicato al decennale della Rivoluzione. Questo e molto altro è Il profumo degli imperi. Chanel N° 5 e Mosca Rossa: la storia del XX secolo in due profumi”, appena uscito per Rizzoli nella traduzione di Roberta Zuppet. Si diceva che in questo libro c’è molto altro perché in quelle gocce di profumo non è racchiusa solo un’essenza, ma un intero contesto fatto di tempi e luoghi piuttosto precisi. Per esempio Schlögel rivela con la prospettiva dello storico che le bottigliette di entrambi i profumi furono progettate per ricordare un essenziale e moderno mattoncino di vetro, così come il famoso “tubino nero” di Coco Chanel rimandava all’iconica automobile Ford “Model T”, monocolore, sofisticata ma accessibile a tutti, e certe note del Mosca Rossa dovevano invece evocare le grandi foreste del nord, mentre la freschezza e la sensualità di Chanel N°5 richiamavano deliberatamente lo champagne. Ma non è tutto, perché i due profumi hanno anche attraversato a loro modo guerre, crisi economiche, terremoti politici, sconvolgimenti sociali, e dopo un secolo sono ancora sul mercato, a dimostrazione del fatto che si può resistere contenendo mondi e culture.

Nel libro Schlögel dedica anche un capitolo ai diversi odori nei campi di concentramento e nei gulag, dove "il sapone era la quintessenza della pulizia elementare, della resistenza e della disciplina durante la lotta per la sopravvivenza". Nel racconto dello storico c’è la storia, ma ci sono anche due biografie dettate dal punto di vista di chi ha indossato quei profumi, intesi come stile di vita delle élite e forma d’arte. Sopra ogni cosa, però, il testo mostra le differenze di sistema e il modo in cui – in quel sistema – si muovevano due donne: da una parte Coco Chanel e dall’altra Polina Shemchushina, stalinista, moglie del ministro degli Esteri sovietico Vyacheslav Molotov.

Certo, gli odori come fonti storiche sono difficili da raccontare e catalogare, perché non restano come un’immagine o uno scritto, ma lasciano una scia. "Non percepiamo solo con gli occhi – scrive Schlögel –, la percezione non consiste unicamente di immagini, e il ricordo non si riduce solo a segni iconici ed emblematici. […] Non percepiamo la realtà solo con gli occhi, ma anche con il naso", con cui sentiamo due profumi, da cui "è emerso che entrambi risalgono a una composizione originale comune, ideata nell’impero zarista da due profumieri francesi, uno dei quali – Ernest Beaux – tornò in Francia dopo la rivoluzione e la guerra civile e conobbe Coco Chanel, mentre l’altro – Auguste Michel – restò in Russia, contribuendo alla fondazione dell’industria profumiera sovietica e ricavando Krasnaja Moskva (Mosca Rossa) dal bouquet preferito dell’imperatrice Caterina".

In Oriente i profumi scrivevano in qualche modo l’appartenenza o meno a una classe, erano una caratteristica piuttosto marcata di appartenenza, tanto che il successo della Krasnaja Moskva, si muove insieme all'ascesa di classe dei funzionari del partito sovietico. Mosca Rossa diventa quasi da subito iconico, anche per via del riconoscibilissimo tappo simile a «una delle cupole a bulbo del Cremlino», per poi però perdersi per strada nel tempo, rispetto al percorso fatto da Chanel N° 5. Se è vero che "ciascuna epoca ha il suo aroma, la sua fragranza, il suo odore", è vero anche che le strade possibili di epoche e aromi possono essere molto diverse tra loro. Chanel N° 5 e Krasnaja Moskva, infatti, videro entrambi la luce nel 1925, ma il secondo entrò in commercio solo due anni dopo, nel 1927, il decimo anniversario della Rivoluzione d’ottobre, e oggi la sua fragranza è molto lontana da quel che fu il suo aroma iniziale, tanto che dopo la fine dell’Urss molti collezionisti ne cercarono pezzi ancora sigillati nei mercati del vintage. Tuttavia, Krasnaja Moskva rimase un profumo leader anche nei decenni del dopoguerra, benché leggermente modificato nel 1954. Alla fine degli anni Settanta "le ragazze e le donne smisero di comprare Mosca Rossa (in quegli anni venduto peraltro a circa un decimo del salario mensile operaio) o Papavero rosso, orientandosi verso altre fragranze più fresche e più verdi".

Oggi Mosca Rossa è forse un profumo superato, seppur "non è solo un oggetto da collezione per nostalgici, ma si può ordinare online in qualunque momento", con il suo aroma legnoso, balsamico, con note di olio di bergamotto, coriandolo, garofano, rosa, gelsomino, aldeidi e ylang-ylang. Molte le corrispondenze in comune con Chanel N° 5, ma più speziato e pienamente associato al periodo sovietico, perciò anche, inevitabilmente, divenuto meno profumo di culto mondiale, seppur rappresentando anch’esso un allontanamento dalla Belle Époque, e condividendo con la sua goccia “sorella”, parte di una storia comune.