Giambattista Basile, biografia dell’autore de “Lo cunto de li cunti”

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Giambattista Basile, biografia dell’autore de “Lo cunto de li cunti”, celebre raccolta di fiabe in napoletano, nel post a cura di Napoli Fans

Tra i più grandi autori di fiabe del passato troviamo lo scrittore Giambattista Basile, a cui va anche il merito di essere stato il primo ad utilizzare questa tipologia di narrazione come forma di espressione popolare. Basile è famoso per aver scritto “Lo cunto de li cunti”, una raccolta di fiabe in lingua napoletana, attraverso la quale è conosciuto e studiato tutt’oggi. Ma Giambattista (o Giovan Battista) Basile è stato anche un letterato e un funzionario pubblico, lavorando non solo a Napoli e nel suo Regno, ma anche in giro per l’Italia.

In questo post a cura di Napoli Fans, ripercorriamo la storia di Giambattista Basile, per il nostro consueto appuntamento con la Cultura, a cura del nostro portale. Bentornati!

La vita di Giambattista Basile: l’infanzia e le influenze artistiche

Giambattista Basile o Giovan Battista Basile, conosciuto anche con lo pseudonimo di Gian Alesio Abbattutis (anagramma del suo nome) nasce a Giugliano in Campania, comune in provincia di Napoli, il 15 febbraio del 1566, sotto il segno dell’Acquario. 

Le prime informazioni che riguardano Giambattista Basile sono collegate al suo battesimo, avvenuto nella parrocchia di San Nicola, situata sempre a Giugliano in Campania. Proprio nella parrocchia viene riportata la sua data di nascita.

Successivamente se ne sono perse le tracce e altre notizie del famoso scrittore napoletano risalgono per lo più al periodo della sua giovinezza, quando inizia a vagare per alcuni anni in giro per l’Italia. Una volta giunto a Venezia (che al tempo era la grande Repubblica di Venezia), decide di arruolarsi come soldato mercenario e si sposta anche a Candia, ovvero l’attuale Creta.

Proprio in quegli anni, inizia a frequentare l’Accademia degli Stravaganti, una società letteraria fondata dallo storico e poeta Andrea Cornaro (o Corner).

Le prime informazioni riguardo la sua produzione letteraria sono relative al 1604, in seguito alla sua collaborazione con l’amico e scrittore Giulio Cesare Cortese, anch’egli napoletano. Successivamente viene messa in musica la sua villanella Smorza crudel amore.

Finalmente rientra a Napoli, e pubblica il poemetto Il pianto della Vergine.

Nel 1611 inizia a lavorare presso la corte del principe di Stigliano, Luigi CarafaProprio a Carafa, Basile dedica uno scritto teatrale chiamato Le avventurose disavventure”.

Successivamente, lo scrittore approda anche nella città di Mantova insieme alla sorella Adriana (che diventa famosa a livello nazionale come cantante) presso la corte di Vincenzo Gonzaga. Qui entra a far parte della Accademia degli Oziosi.

Dopo essere ritornato nuovamente a Napoli, si impegna a governare alcuni feudi, tra cui Avellino, Montemarano e Lagolibero. Ad Avellino scrive un’altra opera famosa, ossia Il Guerriero amante.

La sorella Adriana, conosciuta con il soprannome “La sirena di Posillipo”, è cantante straordinaria oltre che amante di svariati uomini di potere dell’epoca. Grazie anche a lei, Basile ottiene un’importante carica politica. Ma il meglio per Giambattista Basile avviene quando scrive la sua raccolta di opere intitolata “Lo cunto de li cunti”, con il quale diventa famoso dopo la sua morte.

La morte di Basile

Giambattista Basile muore nel suo paese d’origine, Giugliano, il 23 febbraio del 1632, qualche giorno dopo aver compiuto 66 anni. Il suo luogo di sepoltura è nella chiesa di Santa Sofia, che è una della più importanti e grandi del comune napoletano.

Basile, paradossalmente, diviene famoso dopo la sua morte, per aver scritto la raccolta di fiabe famosissima e lodata a livello internazionale. Stiamo parlando ovviamente de “Lo cunto de li cunti”.

Altre sue opere famose sono il poemetto Il pianto della Vergine, le Egloghe amorose e lugubri e la Venere Addolorata. Anche l’opera Le Muse napolitane è pubblicata postuma, nel 1635. 

L’opera più importante di Giambattista Basile: Lo cunto de li cunti

Come già anticipato, a Giambattista Basile si deve l’utilizzo della fiaba come genere narrativo, introdotto all’interno della sua opera “Lo cunto de li cunti, overo lo trattenemiento de peccerille”, scritto in napoletano. Il titolo può essere tradotto in italiano come “La fiaba delle fiabe, ovvero l’intrattenimento per i più piccoli”.

L’opera suscita il grande interesse della sorella Adriana, che decide di farlo pubblicare dopo la morte del fratello, tra il 1634 e il 1636.

Si tratta di un’opera redatta per far divertire le corti del tempo e la sua struttura è molto particolare, mixando il racconto ad altri generi letterari. In più, quest’opera rappresenta un simbolo importante dell’arte e dell’ideologia barocca.

L’opera, nota anche con il titolo di Pentamerone (cinque giornate), è costituita da 50 fiabe, raccontate da 10 novellatrici in 5 giorni. Queste fiabe sono ambientate per lo più tra le regioni di Basilicata e Campania.

Ecco come è suddivisa questa raccolta:

1. giornate:
Lo cunto de l’uerco
La mortella
Peruonto
Vardielo
Lo polene
La Gatta Cenerentola
Lo mercante
La facce de crapa
La cerva fatata
La vecchia scorticata

2. giornate:
Petrosinella
Verde prato
Viola
Cagliuso
Lo serpe
L’orza
La palomma
La schiavottella
Lo catenaccio
Lo compare

3. giornate:
Cannetella
La Penta mano-mozza
Lo viso
Sappia Licarda
Lo scarafone, lo sorece e lo grillo
La serva d’aglie
Corvetto
Lo ‘ngnorante
Rosella
Le tre fate

4. giornate:
La preta de lo gallo
Li dui fratielle
Li tre ri animale
Le sette catenelle
Lo dragone
Le tre corone
Le doie pizzelle
Li sette palommielle
Lo cuorvo
La soperbia casticata

5.giornate:
La papara
Li mise
Pinto Smauto
Lo turzo d’oro
Sole, Luna e Talia
La Sapia
Li cinco figlie
Ninnillo et Nennella
Le tre cetra
La fine della storia

Le sue fiabe sono lodate anche dai Fratelli Grimm. Esse includono le prime versioni europee conosciute di Raperonzolo, Cenerentola, Pollicino, il Gatto con gli Stivali.

La prima traduzione dell’opera in lingua italiana fu realizzata dalla tipografia Migliaccio, a Napoli, intorno al XVIII secolo.