Il redditometro agita la maggioranza
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Sabato, 25 Maggio 2024
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Il redditometro agita la maggioranza

Lega e Forza Italia contrari alla reintroduzione dello strumento che consente di scovare in modo presuntivo possibili evasori. Gasparri: "È obsoleto". Il viceministro Leo: nessun ritorno al "vecchio redditometro"

Il redditometro agita la maggioranza. La reintroduzione dello strumento che consente all'Agenzia delle entrate di scovare in modo presuntivo possibili evasori fiscali (mettendo a confronto banalmente redditi dichiarati e spese effettuate) non piace a Lega e Forza Italia, ma i dubbi serpeggiano anche tra qualche esponente di Fratelli d'Italia. Tant'è che Maurizio Leo, viceministro dell'Economia "in quota" FdI, ha precisato che con il decreto ministeriale pubblicato in questi giorni in Gazzetta ufficiale non ci sarà nessun ritorno al "vecchio redditometro", mentre da fonti della maggioranza trapela che verrà presentata una relazione al prossimo Consiglio dei ministri in merito al contenuto del provvedimento. 

I dubbi di Forza Italia e Lega sul redditometro

"Noi crediamo che il miglior modo per far emergere il sommerso sia semplificare il fisco che è tra i più complicati al mondo" ha detto a LaPresse il deputato della Lega Alberto Gusmeroli. "La maggiore imposta che pagano tutti gli italiani è proprio la complicazione fiscale"; per questo è necessario "ridurre la pressione tributaria, oltre ovviamente" ad effettuare i controlli, "ma non crediamo a strumenti induttivi di accertamento come il redditometro". Il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, ha definito "strana" la proposta del redditometro perché, ha chiarito, "noi del centrodestra siamo stati sempre stati critici su questi strumenti". 

Anche fonti di Forza Italia fanno trapelare "imbarazzo e perplessità" sullo strumento che dovrebbe servire a intercettare gli evasori. Forza Italia, dicono le stesse fonti, è sempre stata "contraria al redditometro. Ma stiamo facendo accertamenti, approfondendo tecnicamente, per cercare di capire" cosa sia successo con l'introduzione di questa misura. 

A stretto giro è arrivata la replica di Marco Osnato (FdI), presidente della Commissione Finanze della Camera. "Ognuno ha i suoi cavalli di battaglia ed è giusto che li cavalchi, ma non ho dubbi che tutti saranno coerenti col mandato agli elettori. Non mi pare che il presidente Meloni, il viceministro Leo e questa maggioranza possono essere accusati di avere una politica fiscale oppressiva. Anzi". 

Gasparri: "Abbandonare il redditometro per passare al concordato preventivo"

Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, ha chiarito quindi così, raggiunto dall'Adnkronos, la posizione del partito: "Noi riteniamo, come Fi, che il governo di centrodestra debba subito determinare l'obsolescenza del redditometro e il suo superamento, per passare al concordato preventivo fiscale". Il redditometro, ha puntualizzato Gasparri, "esiste da decenni, ma per Forza Italia è uno strumento obsoleto; nel 2018 Conte ci mise mano, per adeguare i criteri di calcolo del reddito presuntivo, che noi non abbiamo mai amato". "Il lavoro di aggiornamento di Conte - ha detto ancora il senatore di Fi -, è stato concluso solo adesso tecnicamente, si è trascinato fino a ora". 

Gasparri sceglie di fare un paragone con le automobili: "Invece di fare manutenzione a un veicolo diesel, vettura oggi inquinante e obsoleta, andiamo sull'ibrido, sul concordato preventivo fiscale, ci si confronti con il fisco, poi se uno ha tre Ferrari e risulta senza reddito dovrà certo spiegarlo". 

Perché secondo Leo il nuovo redditometro non sarà uguale al vecchio

Nel pomeriggio è arrivato anche il chiarimento del viceministro Leo. Il quale sostiene che il 'redditometro' reintrodotto dalla maggioranza non è uguale a quello abrogato nel 2018 in quanto il nuovo strumento tutelerebbe di più i contribuenti. "Il centrodestra - dice - è sempre stato contrario al meccanismo del 'redditometro' introdotto nel 2015 dal Governo Renzi. Il decreto ministeriale pubblicato in questi giorni in Gazzetta mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell'Amministrazione finanziaria di attuare l'accertamento sintetico, ovvero la possibilità del Fisco di contestare al contribuente incongruenze fra acquisti, tenore di vita e reddito dichiarato. Potere previsto dall'ordinamento tributario fin dal 1973".

Nel dettaglio, spiega, "con il nostro decreto, siamo intervenuti per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il Governo Conte 1 ha abolito il dm 16 settembre 2015, il cosiddetto 'redditometro', del Governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell'accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente".

Purtroppo, aggiunge Leo, "quel decreto non è mai stato emanato e, invece di favorire il contribuente, si è creato un vuoto nei limiti all'azione dell'amministrazione finanziaria nell'applicazione dell'accertamento sintetico, introducendo di fatto un meccanismo di redditometro permanente e senza alcuna limitazione". Dopo sei anni, prosegue Leo, "il governo di centrodestra è finalmente intervenuto e ha emanato un decreto, preventivamente condiviso con le associazioni dei consumatori, l'Istat e il garante della privacy, che fissa dei paletti precisi a garanzia del contribuente e introduce, tra le altre cose, anche un doppio contraddittorio obbligatorio. Dunque, non c'è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie per i contribuenti. In più, il centrodestra conferma l'impegno per combattere i grandi evasori fiscali, in un contesto di totale rispetto dei diritti dei contribuenti".

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