Scarlett Johansson accusa OpenAI: “Hanno clonato la mia voce, sono scioccata” - Il Secolo XIX
Il caso

Scarlett Johansson accusa OpenAI: “Hanno clonato la mia voce, sono scioccata”

Scarlett Johansson accusa OpenAI: “Hanno clonato la mia voce, sono scioccata”
(reuters)
Con un duro comunicato Johansson ha rivelato di aver rifiutato, alcuni mesi fa, un’offerta economica da parte di OpenAI per ottenere i diritti della sua voce. Ma l’azienda di Sam Altman, a quanto pare, ha comunque creato una voce femminile molto simile a quella dell'attrice. Senza permesso. Dopo le proteste di Johansson, che ha minacciato un'azione legale, OpenAI ha detto di voler ritirare la voce virtuale incriminata
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Scarlett Johansson minaccia di fare causa a OpenAI.

L’azienda che ha creato ChatGpt avrebbe clonato senza permesso la sua voce per il nuovo modello di intelligenza artificiale Gpt-4o che parla in modo molto simile all'attrice di Hollywood.

Johansson ha dichiarato di essere "scioccata" dal fatto che la voce di Cpt-4o suoni "in modo inquietante" come la sua.

Minacciando di procedere per vie legali, l'attrice ha sollevato un tema importante: "In un'epoca in cui tutti noi stiamo affrontando i deepfake e cerchiamo di proteggere la nostra identità, e il nostro lavoro, credo che queste siano problematiche che meritano assoluta chiarezza".

"A settembre scorso ho ricevuto un'offerta da Sam Altman [il Ceo di OpenAI, nda], che voleva assumermi come voce dell'IA Gpt-4o, ma ho declinato" ha rivelato Johansson con un comunicato ufficiale.

"Ero arrabbiata e incredula del fatto che Altman ha comunque creato una voce che suona così inquietantemente simile alla mia, tanto che i miei amici più stretti e le testate giornalistiche non riuscivano a distinguere la differenza - ha aggiunto l'attrice -. Due giorni prima che venisse rilasciata la demo di Gpt-4o, Altman ha contattato il mio agente, chiedendomi di ripensarci. Prima che potessimo parlarne, il sistema era già disponibile. A causa delle loro azioni, sono stato costretta ad assumere un consulente legale che ha scritto due lettere ad Altman e a OpenAI, chiedendo loro di dettagliare l'esatto processo con cui avevano creato la voce 'Sky' [una delle cinque a disposizione su ChatGpt per dare voce al testo generato dall'IA, nda]. Di conseguenza, OpenAI ha accettato malvolentieri di ritirare la voce 'Sky'".

Proprio ieri, prima che Scarlett Johansson diffondesse il suo comunicato, OpenAI ha annunciato di voler sospendere la voce Sky, in seguito "alle tante domande" su come l'azienda crea le sue voci.

OpenAI si è difesa dalle accuse di Johansson sostenendo che la voce virtuale incriminata "appartiene a un'altra attrice professionista".

Le attenzioni di Altman per Johansson non erano casuali.


Nel film Her del 2013, diretto da Spike Jonze, Scarlett Johansson ha doppiato la voce di un'intelligenza artificiale chiamata Samantha, con cui il protagonista Theodore (interpretato da Joaquin Phoenix) stabilisce una relazione emotiva e romantica.

La similitudine tra le capacità vocali di Gpt-4o e quelle dell’IA del film di Spike Jonze è stata sottolineata persino dall’amministratore delegato di OpenAI, che sui social ha pubblicato - forse con troppa leggerezza - un post con scritto semplicemente “Her”.

"Quello della Johansson non è il primo caso in cui la voce di un personaggio pubblico è stata presumibilmente utilizzata senza il suo consenso - dice Lydia Mendola, partner dello studio legale Portolano Cavallo -. Qualche settimana fa la stampa americana aveva riportato il caso del noto stand-up comedian George Carlin, defunto qualche anno, la cui voce era stata riprodotta e “ospitata” all’interno di un podcast. La normativa americana in tema di uso del nome, della voce e dell’immagine altrui è farraginosa perché solo alcuni Stati hanno norme dedicate a questo tema. Per esempio, il Tennessee è per il momento l’unico stato che può contare su una legge che mira a proteggere i musicisti dall'uso non autorizzato dell'intelligenza artificiale per imitare le loro voci senza alcun permesso: si tratta dell’“Ensuring Likeness Voice and Image Security Act”, o ELVIS Act. In Italia, gli artt. 7, 8 e 10 c.c. e 96 LDA presiedono alla tutela del nome, immagine dell’individuo, il cui uso è consentito con finalità di lucro solo con il consenso del diretto interessato".

"Nel nostro ordinamento la nozione d’immagine è stata interpretata in modo molto ampio dalla giurisprudenza, fino a ricomprendere anche la voce - aggiunge Mendola -. L’orientamento prevalente dei tribunali italiani tende infatti a dilatare la nozione di immagine, estendendola ad una serie di elementi e caratteri evocativi della personalità di un determinato soggetto, sino a ricomprendere la voce, la maschera scenica o l’abbigliamento che il soggetto è solito sfoggiare in determinate occasioni".