Cécile de France moglie e modella, gli amici immaginari, Laetitia Casta anti-violenza e altri 7 film al cinema o in streaming | Corriere.it

Cécile de France moglie e modella, gli amici immaginari, Laetitia Casta anti-violenza e altri 7 film al cinema o in streaming

diPaolo Baldini

I CINECONSIGLI Le prime visioni nelle sale e le novità delle piattaforme digitali: «Ritratto di un amore», «Niente da perdere», «I dannati», «IF: Gli amici immaginari», «Una storia nera», «Foglie al vento», «Kursk», «Jeanne du Barry: La favorita del Re», «Dieci Minuti», «Godzilla e Kong: Il nuovo impero»

RITRATTO DI UN AMORE. Nelle sale

Il pittore ha l’occhio lungo e nota la ragazza per strada. L’avvicina, la convince a posare. La porta nell’abbaino a Montmartre e prende a disegnare furiosamente, senza mai voltarsi. Le chiede di scoprirsi i seni. Lei è ritrosa. Lui colora, cancella, sfuma. Poi la ragazza minaccia d’andarsene, quel che doveva succedere non è successo. Il pittore la ferma e tenta di baciarla. Lei lo schiaffeggia. Un attimo dopo, il pittore e la modella sono due corpi sotto le lenzuola benché entrambi ignorino il nome dell’altro. Potete immaginare qualcosa di più romantico e bohémien?
​La ferrea passione per Marthe de Méligny del postimpressionista Pierre Bonnard (1867-1947), il più «giapponese» dei rivoluzionari Nabis, è descritta nei libri, fu enfatizzata da pettegoli e maldicenti, finì nei quadri più celebri di lui e nelle melanconie di lei, soprattutto quando la coppia diventò un triangolo con l’ingresso della musa preraffaellita Renée (Stacy Martin). Marthe de Méligny (Cécile de France) era una ragazza del popolo, segnata dall’asma, dipendente di una ditta di fiori. In realtà, la bionda signora si chiamava Maria Boursin e nascondeva nel mistero una ben misera esistenza, spacciandosi per un’aristocratica di origini italiane. Pierre (Vincent Macaigne) era invece un giovane artista di famiglia borghese, con il ciuffo scapigliato e gli occhialini sul naso, animatore di salotti, amante focoso, attento ai colori della vita, amico di Degas, Monet, Renoir e J.E. Vuillard.
I due si amarono per cinquant’anni, nella Parigi fra Otto e Novecento, isolandosi nella natura della loro baita sulla Senna, alle porte della Ville Lumiére, mentre Pierre aumentava fama e ricchezze realizzando gran parte delle duecento opere che compongono la sua produzione. Insieme, affrontarono curve, svolte, sbandamenti: si persero, si capirono, si dettero amore.
Martin Provost, 67 anni, regista de La Belle épouse, Séraphine, Violette, prova a spiegarci che l’esistenza, se ben assistita, può essere un quasi-capolavoro e racconta la relazione tra Pierre e Marthe con leggerezza, anche nei passi più tragici, addolcendo i luoghi comuni o i momenti meno intensi della storia. Il suo è un «cinema di papà», tutto esplicito, che poggia sul ritratto d’epoca e d’ambiente per scavare nelle psicologie dei tre personaggi chiave. L’amore trasognato e potente può uccidere i suoi interpreti, sottolinea Provost, soffocandoli in un turbamento irresistibile. L’amore si trasforma (e deforma): Marthe perdona i tradimenti di Pierre, entra con circospezione e saggezza nel rapporto con Renée, persino quando lui decide di sposarla, a Roma, e lascia la moglie ai suoi struggimenti sentimentali e ai suoi talenti artistici. Perfetta rappresentazione della cinica Belle Époque della fantasia, degli idilli lacustri, dei tradimenti e delle tavolozze, delle lettere ardite e dei rossori sulle guance. La frase più bella del film? Quando Marthe, sul letto di morte a Le Cannet, esprime il suo amore finale: «Seppelliscimi, Pierre».

RITRATTO DI UN AMORE di Martin Provost
(Francia, 2023, durata 122’, I Wonder Pictures)
 
con Cécile de France, Vincent Macaigne, Stacy Martin, Anouk Grinberg, Grégoire Leprince-Ringuet
Giudizio: 3 ½ su 5
Nelle sale

Ritratto di un amore film

 Vincent Macaigne (il pittore Pierre Bonnard) e sua moglie Marthe de Méligny (Cécile de France)

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