TikTok, la Sindrome della ragazza fortunata e il lato oscuro del pensiero magico - HuffPost Italia

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TikTok, la Sindrome della ragazza fortunata e il lato oscuro del pensiero magico

TikTok, la Sindrome della ragazza fortunata e il lato oscuro del pensiero magico

C’è una ragazza che si trucca di fronte alla fotocamera del proprio cellulare. Non è un format inusuale per la piattaforma che ospita il video, ma la lezione che vuole dare ai suoi follower non riguarda il make up. Il suo obiettivo è illuminarli su una pratica sperimentata in prima persona, che le avrebbe cambiato la vita. Da due anni ogni suo desiderio si realizza: conduce una vita di successo, vive in una casa da sogno e il suo lavoro va a gonfie vele. Per riuscire a raggiungere i suoi scopi le è bastato ripetere con convinzione, di fronte a quello specchio che ora la osserva truccarsi, frasi come “Sono una ragazza fortunata”, “Tutto va alla grande”, “Ottengo sempre ciò che voglio”. E la fortuna, sostiene, davvero è stata attirata a lei. 

La Lucky Girl Syndrome è l’ultimo trend in voga su TikTok e le clip raccolte sotto questo hashtag sono state visualizzate oltre 150 milioni di volte. La Sindrome della ragazza fortunata è essenzialmente la convinzione che i mantra ottimisti e una mentalità positiva piegheranno gli eventi quotidiani a tuo favore. Su TikTok, le persone attribuiscono a questo il motivo per cui hanno vinto scommesse sportive, sono riusciti ad acquistare la casa dei sogni o hanno ottenuto l’aumento a lungo desiderato sul lavoro. 

La recente ondata di popolarità della Lucky Girl Syndrome può essere ricondotta a Laura Galebe, una creators di 22 anni che a dicembre ha pubblicato un TikTok sulla sua vita meravigliosa. "Parliamo della Lucky Girl Syndrome”, recitava la didascalia. Galebe, mentre si applicava il trucco davanti allo specchio, attribuiva i suo successi degli ultimi due anni al potere del pensiero positivo. "Cercate solo di essere il più illuse possibile e credete che le cose che volete possano realizzarsi", il suggerimento alle sue giovani follower.

Nulla di male nel ripetere qualche mantra nel tentativo di ottenere calma e fiducia, ma la Lucky Girl Syndrome sta attirando diverse critiche da parte di chi teme che la tendenza possa alimentare una spiritualità tossica, che porta le persone a incolpare se stesse per tutto ciò che va storto nelle loro vite. Gli esperti dicono che non stanno cercando di scoraggiare il pensiero positivo, ma c'è una differenza tra credere nelle proprie capacità per una consapevolezza di sé e romanticizzare il futuro credendo che tutto funzionerà con l'atteggiamento giusto.

Gabriele Oettingen, professore di psicologia alla New York University dice al Washington Post che sognare ad occhi aperti sul futuro può migliorare il proprio umore e soddisfare per brevi momenti, ma dalle ricerche è emerso che queste fantasie non forniscono l'energia per perseguire obiettivi. In uno studio, è stato chiesto a 83 studenti laureati in Germania di prevedere la probabilità di ottenere un lavoro nel loro campo di laurea e se avessero fantasticato sul lavoro dei loro sogni. Oettingen ha scoperto che gli studenti che alimentavano queste fantasie, inviavano meno domande di lavoro, avevano meno offerte di lavoro e guadagnavano meno degli altri studenti a due anni di distanza dal sondaggio. “Fantasie positive e sogni ad occhi aperti vanno bene per mettere una pezza sul nostro stato d'animo presente, ma sono problematici se ci aspettiamo da loro che ci portino alla realizzazione di un desiderio. In realtà, non lo faranno”, ha dichiarato il professore, "Al contrario, riducono la nostra energia, il che rende meno probabile l’effettiva realizzazione dei nostri desideri".

Per Lorita Tinelli, psicologa e presidente del Cesap, il centro studi sugli abusi psicologici, la Sindrome della ragazza fortunata “è una dimostrazione di quanto sia ancora fortemente diffuso il pensiero magico: quella parte di pensiero che esula dalla razionalità. Questo concetto viene da sempre promosso dalla famosa legge di attrazione, la cosiddetta capacità di attrarre col pensiero eventi fortunati. È una filosofia andata molto di moda anche negli anni scorsi, secondo cui il pensiero può generare il mondo esterno e quindi soddisfare i bisogni fondamentali della persona”.

Orbitiamo nella sfera della superstizione, credere che ci sia un reale fondamento in questa cosiddetta sindrome non differisce dal convincersi che un gatto nero generi sfortuna. E gli effetti potrebbero essere negativi: “Chi crede di poter creare il mondo attraverso il pensiero incorre in pericoli. Si tratta di un’esemplificazione, ma quando il mondo complesso genererà altri esiti, la colpa verrà data a chi non ha pensato in maniera adeguata. Questo è quello che avviene nelle relazioni con guru e santoni, che promettono un mondo fantastico, con slogan come ‘Fai eruttare il vulcano che è in te’, attraverso una serie di sforzi volti a produrre il risultato. Quando il risultato non arriva perché ovviamente la realtà complessa è pregna di variabili che non si possono gestire, la colpa è di chi non ha pensato bene”.

La dottoressa Tinelli cita in proposito gruppi che lavorano sul marketing e sull’apprendimento, con limiti di tempo: “genio in 7 giorni”, “ricco in 5 giorni”, e così via: “Quando il risultato pubblicizzato non arriva al giorno prefissato, la colpa è di chi non ha creduto abbastanza nel processo di trasformazione. E questo intrappola ancora di più le persone in questi sistemi”.

A cadere nella trappola sono principalmente le nuove generazioni: “Soprattutto i giovani, che non hanno maturato tutti gli strumenti della valutazione della realtà, credono fortemente a questi messaggi e credono che debbano struggersi  per poterli realizzare. Quando questo non avviene il rischio è che la delusione e il senso di colpa facciano aumentare l’inadeguatezza e quindi possano portare anche a estreme conseguenze. I giovani sono quelli che facilmente iniziano queste mode, perché funzionano molto per imitazione. Ma non sono esclusi quei soggetti adulti che magari stanno vivendo un momento di grande difficoltà”.

Come nell’affidarsi a santoni e guru, le nuove generazioni soddisfano così il bisogno di magico: “È chiaro che una generazione digitale andrà a utilizzare diversi strumenti per confermare le stesse esigenze. Magari la nuova generazione non andrà dal mago, ma utilizzerà altri strumenti più adatti alla sua età. È necessario che già a scuola si incomincino a dare degli elementi tangibili sul funzionamento del pensiero razionale, aiutandoli a svilupparlo”.

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