Oligarcato e Necrocultura: il capo di BlackRock elogia la depopolazione e la sostituzione degli umani con le macchine – RENOVATIO 21
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Oligarcato e Necrocultura: il capo di BlackRock elogia la depopolazione e la sostituzione degli umani con le macchine

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Sorprendenti ammissioni del CEO di BlackRock Larry Fink durante un evento del World Economic Forum organizzato la scorsa settimana in Arabia Saudita.

 

L’incontro speciale del WEF – chiamato s Special Meeting on Global Collaboration, Growth and Energy for Development – comprendeva 50 sessioni attorno a tre temi principali: crescita inclusiva; collaborazione globale; ed energia per lo sviluppo. «Nel corso di due giorni, 1.000 leader globali ed esperti provenienti da governi, imprese e società civile si sono riuniti per discutere su come affrontare le più grandi questioni che affliggono il mondo» scrive il sito del gruppo estremista di Klaus Schwab.

 

Fink, alto papavero dell’oligarcato mondiale, è un habitué di Davos, dove negli anni si è fatto notare per considerazioni notevoli come l’accelerazione dell’abolizione del contante favorita dalla guerra in Ucraina.

 

Il presidente di BlackRock – fondo di investimenti che ha asset in gestione per 10 trilioni di dollari, secondo alcuni al centro della crisi energetica globale – ha parlato in una sessione chiamata «Investing in a Global Fracture» («Investire in un contesto di frattura globale») trattando di stimoli fiscali e dell’innovazione per creare un «ciclo di investimento molto ampio».

 

Il sito del WEF, tuttavia, non riporta come il Fink sia finito a parlare, in termini che sembrano elogiativi, della contrazione della popolazione in rapporto all’ascesa dei robot, un fenomeno da lui associato ad una futura fase di benefizio economico.

 

«Posso sostenere l’idea dei Paesi con la popolazione in contrazione» attacca il Fink, per poi cercare di inquadrare meglio la questione per partire con il suo pensiero all’apparenza controintuitivo.

 

«È qualcosa di cui non si è ma parlato, sapete, siamo abituati a pensare che una popolazione in contrazione è la causa di una crescita negativa, ma nelle mie conversazioni con i leader… questi grandi Paesi sviluppati che hanno leggi xenofobiche per l’immigrazione che non permettono a nessuno di entrare con popolazioni che si restringono… questi Paesi sviluppano rapidamente la robotica e la tecnologia dell’Intelligenza Artificiale».

 

«Se la promessa di tutto questo – e non sto dicendo che succederà – trasforma la produttività, cosa che la maggior parte di noi pensa farà, saremo in grado di elevare lo standard di vita dei Paesi e degli individui, anche con popolazioni in contrazione».

 

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«Il paradigma della crescita negativa della popolazione sta per cambiare» afferma il Fink. «E i problemi sociali che si avranno sostituendo gli umani con le macchine sarà molto più facile in quei Paesi che hanno la popolazione in declino».

 

L’uomo a capo del più grande ammasso di finanza della storia vi sta dicendo che accetterete la Cultura della Morte: perché siete senza bambini e sempre più dipendenti dai robot.

 

I paperoni ve lo dicono in faccia: si perderà ogni tabù rispetto alla Necrocultura, l’infertilità sarà considerata un fattore di benessere sociale.

 

Siamo davanti alla prospettiva, davvero, all’incubo totalitario della sterilità (e, per corollario, dell’omosessualità) come obbligo inflitto alla società dallo Stato, come nel romanzo di Anthony Burgess Il seme inquieto (1962). Il cambio di paradigma è annunciato: nulliparo e robotico è bello, è giusto, è obbligatorio.

 

Se pensavate che il green pass fosse l’attacco finale alla vostra sovranità biologica (e famigliare, spirituale) vi sbagliavate di grosso.

 

La Necrocultura è oramai slatentizzata, pure nelle parole dei suoi corifei miliardari.

 

Preparatevi a difendere la vostra prole, a proteggere la vostra stessa capacità di generare la vita umana. Perché, giocoforza, contro di esse vi scateneranno lo Stato moderno e – non è più un film di fantascienza – orde di robot a quattro zampe, a due zampe, a quattro eliche che vi toglieranno il lavoro, vi sorveglieranno, vi daranno la caccia, vi staneranno, vi uccideranno.

 

Preparatevi, contro la Necrocultura degli oligarchi e le sue macchine, a difendere l’umanità – a cominciare dalla vostra.

 

Roberto Dal Bosco

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Ambiente

Fermare il cambiamento climatico con «l’abbattimento della popolazione tramite pandemia mortale»: parla un professore

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Un professore di rischi geofisici e climatici dell’University College di Londra (UCL) ha pubblicato sabato un messaggio controverso sui social media che sembrava fornire sostegno ad una prospettiva di riduzione della popolazione umana tramite tremenda pandemia.   Condividendo sul suo account X un articolo del Guardian in cui si chiedeva quanto sia preparata l’umanità per una potenziale epidemia di influenza aviaria, il cattedratico inglese ha scritto: «Se devo essere brutalmente onesto, l’unico modo realistico in cui vedo le emissioni diminuire alla velocità necessaria, per evitare un catastrofico collasso climatico, è l’abbattimento della popolazione umana da parte di una pandemia con un tasso di mortalità molto elevato».  

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Il professore l’indomani avrebbe cancellato il messaggio, «non perché me ne pento, ma perché così tante persone là fuori l’hanno erroneamente o intenzionalmente presa nel modo sbagliato» ha scritto su un tweet.     Davanti ad una ridda di commenti, l’esperto in seguito ha poi puntualizzato che per «l’abbattimento della popolazione» intendeva in realtà «un crollo improvviso dell’attività economica. Non le persone che muoiono», ha affermato.   «Sto parlando di una riduzione dell’attività economica, NON di una riduzione della popolazione», ha affermato ancora.     «Ditemi come le emissioni possono diminuire del 50% necessario entro 66 mesi, se non a causa di un grave shock socio-economico come una grave pandemia, una guerra nucleare o una catastrofe geofisica globale. Sto parlando di una ridotta attività economica, NON di una riduzione della popolazione» ha continuato.  

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Il climatologo, specializzato in vulcanologia, è stato membro del gruppo di lavoro sui rischi naturali del governo britannico, istituito nel 2005 in seguito allo tsunami nell’Oceano Indiano del 2004, e nel 2010 membro del gruppo consultivo scientifico per le emergenze (SAGE), che si occupava del problema delle ceneri islandesi emesse dal vulcano islandese Eyjafjallajökull. Più tardi il SAGE sarebbe divenuto noto al mondo per l’implementazione delle restrizioni pandemiche COVID, che colpirono la Gran Bretagna con una brutalità perfino maggiore a quella degli altri Paesi.   Come riportato da Renovatio 21, idee estreme per la «soluzione» del cosiddetto cambiamento climatico sono in circolazione da tempo, pubblicate tranquillamente anche da grandi giornali.   Due anni fa il principale scienziato fautore della cosiddetta geoingegneria solare, l’harvardiano David Keith, ha rivendicato la tecnologia di controllo del clima planetario in un lungo editoriale sul New York Times, che esprimeva concetti allucinanti, come l’accettazione della morte di quantità massive di esseri umani a causa delle ricadute delle sostanze chimiche spruzzate con gli aerei per deflettere la luce solare (cioè oscurare il sole: altro progetto finanziato da Bill Gates, e non solo da lui), un male minore rispetto all’apocalisse climatica prospettata dall’esperto.   Il pensiero della riduzione della popolazione, come noto, non è sconosciuto alle élite dominanti, con il guru del World Economic Forum Yuval Harari a dichiarare platealmente che il pianeta non ha più bisogno di una vasta maggioranza degli esseri umani che vi vivono. Di qui, un’agenda indicibile che, mentre siamo distratti da stupidaggini, sterilizza e ammazza in varie parti del mondo.   Come riportato da Renovatio 21, una pandemia «peggiori di quelle del COVID», che ora cominciano a chiamare «Malattia X», è discussa apertis verbis da miliardari come Bill Gates e Warren Buffett, oltre che dagli immancabili Rockefeller, attivi «filantrocapitalisticamente» nei decenni scorsi in programmi di contrasto a quella che chiamano «sovrappopolazione», un mito fasullo (è vero il contrario: l’implosione demografica è imminente) ammannito al pubblico per giustificare lo spopolamento di un pianeta che gli oligarchi, che non abbisognano più di mano d’opera umana, vogliono solo per sé e per i loro robot.   Ecco dove pandemia e cambiamento climatico si toccano: nel cuore della Necrocultura, nella pratica di una nuova religione di morte che serve a svuotare la Terra con uno sterminio infinito, un grande sacrificio umano di cui non vediamo i confini.

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Controllo delle nascite

OMS e riduzione della popolazione, cadono le maschere

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Da oltre mezzo secolo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pianifica la riduzione della popolazione attraverso l’aborto e la contraccezione. È quanto emerge dal recente studio pubblicato dal Centro Europeo di Giustizia e Diritto (ECLJ) che ha il merito di mettere in luce la grande menzogna delle politiche sulla salute riproduttiva portate avanti su scala planetaria.

 

«Indossiamo costantemente la maschera e, abbandonando la natura, abbiamo paura di mostrarci col nostro volto». Louis-Marie Bonneau e Gregor Puppinck sembrano aver imparato la lezione di Boileau, perché queste sono infatti le maschere che i due ricercatori gettano nel loro studio pubblicato dalla ECJL nel febbraio 2024.

 

Gli autori si sono proposti di analizzare il Programma di salute Riproduttiva Umana (HRP) sviluppato dall’OMS negli anni ’70 e perfezionato nel corso degli anni. Un programma che fa riferimento al lavoro di Paul Ehrlich pubblicato nel 1968 con il titolo The Population Bomb (La bomba demografica). L’ecologia catastrofista propugnante la decrescita era appena nata e le streghe che si chinavano sulla sua culla promettevano che avrebbe avuto davanti a sé un futuro radioso.

 

Fino ad ora, la documentazione riguardante l’HRP proveniva da ex dirigenti che hanno partecipato al programma e hanno adottato un approccio olistico. Mancava uno studio indipendente in grado di descrivere più in dettaglio come l’OMS ha strutturato la ricerca sulla salute riproduttiva.

 

Il grande merito dei ricercatori dell’ECLJ è quello di comprendere come l’HRP si inserisca nella strategia delle Nazioni Unite per il controllo demografico globale: «Con l’obiettivo di migliorare la salute e la prosperità riducendo la popolazione, l’HRP ha svolto un ruolo di primo piano sia nello sviluppo di metodi della contraccezione e dell’aborto e nell’ambito della loro accettabilità».

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Un altro interesse dell’indagine appena pubblicata è quello di evidenziare il ruolo svolto da attori privati ​​che hanno sempre più o meno preferito restare nell’ombra: uno studio sui finanziamenti dell’HRP rivela gli investimenti colossali di fondazioni tra le più influenti nel mondo.

 

Nel 2019, ad esempio, Warren Buffett ha promesso quasi 100 milioni di dollari all’HRP. Anche la Fondazione Bill & Melinda Gates fornisce finanziamenti al programma su base continuativa, per un importo compreso tra 3 e 4 milioni di dollari all’anno nel periodo 2019-2022.

 

E gli autori citano, tra le altre, la generosità dimostrata anche dalle fondazioni Ford, Rockefeller, Hewlett e MacArthur, sempre presenti quando si tratta di portare avanti la cultura della morte. Perché l’errore sarebbe credere che l’HRP miri soprattutto al bene dell’umanità.

 

L’obiettivo dichiarato dell’HRP negli anni ’70 era quello di evitare l’esplosione della «bomba demografica» che, secondo l’OMS, avrebbe portato ad una carestia globale duratura.

 

Nel 2021, questo scenario mai avvenuto è superato, dal momento che la FAO – l’organismo delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura – ha stimato che il 17% della produzione alimentare globale è stata sprecata e ha constatato l’invecchiamento complessivo della popolazione. Tuttavia, l’agenda dell’HRP su aborto e contraccezione rimane invariata.

 

E i due ricercatori dell’ECLJ si chiedono: «l’obiettivo dell’ONU è davvero la prosperità dell’umanità o piuttosto l’emergere di una nuova natura umana? In ogni caso, è essenziale sensibilizzare l’opinione pubblica sull’HRP e sul suo lavoro, per togliere la maschera delle sue buone intenzioni e ridurre la sua influenza e quella dei suoi donatori».

 

Un inganno che si riscontra nei metodi dell’OMS, che presta poca attenzione alla libertà individuale quando si tratta di imporre la pianificazione familiare a intere popolazioni del continente africano, ma innalza il livello dei diritti umani dell’uomo – come La Libertà guida il popolo di Delacroix – quando si tratta di difendere le cause dell’aborto e della comunità LGBT.

 

Dopotutto, non siamo più a una sola bugia…

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Controllo delle nascite

Come sarà il futuro del mondo a «bassa fertilità»?

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Decenni di preoccupazione per la sovrappopolazione e di incoraggiamento alla contraccezione e all’aborto hanno avuto successo. Ma il sogno di una crescita demografica pari a zero è diventato un incubo, suggerisce un nuovo studio pubblicato su The Lancet. Invece di stabilizzarsi, il numero della popolazione continua a diminuire.   Anche se entro il 2100 oltre il 97% dei paesi e territori avrà tassi di fertilità inferiori a quelli di sostituzione, tassi relativamente elevati nei Paesi a basso reddito, soprattutto nell’Africa subsahariana occidentale e orientale, continueranno a guidare l’aumento della popolazione in queste località per tutto il secolo. Questo «mondo demograficamente diviso» avrà enormi conseguenze per le economie e le società.   The Lancet ha pubblicato le stime del Global Burden of Disease, Injuries, and Risk Factors Study (GBD) 2021, uno sforzo di ricerca globale guidato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) presso la School of Medicine dell’Università di Washington.   Per mantenere la propria popolazione i paesi devono avere un tasso di fertilità totale (TFR) di 2,1 figli per donna. I ricercatori stimano che entro il 2050, 155 Paesi e territori su 204 (76%) saranno al di sotto del livello di sostituzione. Il numero di Paesi e territori al di sotto della sostituzione aumenterà fino a 198 su 204 (97%) entro il 2100.   Solo l’immigrazione – che è sempre una questione altamente controversa – impedirà loro di ridursi.

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Queste nuove previsioni sulla fertilità sottolineano le enormi sfide per la crescita economica in molti paesi a medio e alto reddito, con una forza lavoro in diminuzione e il crescente onere sui sistemi sanitari e di sicurezza sociale dovuto all’invecchiamento della popolazione.   Nel 2021, il 29% dei bambini del mondo è nato nell’Africa subsahariana; entro il 2100, si prevede che questa percentuale aumenterà fino a raggiungere oltre la metà (54%) di tutti i bambini.   «Stiamo affrontando un cambiamento sociale sconcertante nel 21° secolo», ha affermato l’autore principale, il professor Stein Emil Vollset, dell’IHME. «Il mondo si troverà ad affrontare contemporaneamente un “baby boom” in alcuni Paesi e un “baby bust” in altri. Mentre la maggior parte del mondo si confronta con le gravi sfide legate alla crescita economica di una forza lavoro in contrazione e alle modalità di assistenza e pagamento per l’invecchiamento della popolazione, molti dei Paesi con risorse più limitate dell’Africa sub-sahariana saranno alle prese con il modo di sostenere l’invecchiamento della popolazione. popolazione più giovane e in più rapida crescita del pianeta in alcuni dei luoghi politicamente ed economicamente più instabili, stressati dal caldo e con problemi di sistema sanitario sulla terra».   «Le implicazioni sono immense», ha affermato la co-autrice principale, la dott.ssa Natalia V. Bhattacharjee. «Queste tendenze future nei tassi di fertilità e nelle nascite vive riconfigureranno completamente l’economia globale e l’equilibrio di potere internazionale e richiederanno una riorganizzazione delle società. Il riconoscimento globale delle sfide legate alla migrazione e alle reti di aiuto globali sarà ancora più critico quando c’è una forte concorrenza per i migranti per sostenere la crescita economica e mentre il baby boom dell’Africa sub-sahariana continua a ritmo sostenuto».  

Solo sei paesi sopra il livello di sostituzione nel 2100

Il TFR globale si è più che dimezzato negli ultimi 70 anni, da circa cinque figli per ogni femmina nel 1950 a 2,2 bambini nel 2021, con oltre la metà di tutti i Paesi e territori al di sotto del livello di sostituzione della popolazione di 2,1 nascite per femmina a partire dal 2021. Questa tendenza è particolarmente preoccupante per luoghi come la Corea del Sud e la Serbia, dove il tasso è inferiore a 1,1 figli per ogni donna.   Ma per molti Paesi dell’Africa sub-sahariana, i tassi di fertilità rimangono elevati: il TFR della regione è quasi il doppio della media globale, con quattro figli per donna nel 2021. In Ciad, il TFR di sette nascite è il più alto del mondo.   Nei prossimi decenni, si prevede che la fertilità globale diminuirà ulteriormente, raggiungendo un TFR di circa 1,8 nel 2050 e 1,6 nel 2100, ben al di sotto del livello di sostituzione. Si prevede che entro il 2100 solo sei dei 204 paesi e territori (Samoa, Somalia, Tonga, Niger, Ciad e Tagikistan) avranno tassi di fertilità superiori a 2,1 nascite per femmina. In 13 paesi, tra cui Bhutan, Bangladesh, Nepal e Arabia Saudita, si prevede che i tassi scenderanno addirittura al di sotto di un figlio per donna.

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Si prevede che il TFR in Europa occidentale sarà pari a 1,44 nel 2050, scendendo a 1,37 nel 2100, con Israele, Islanda, Danimarca, Francia e Germania che dovrebbero avere i tassi di fertilità più alti tra 2,09 e 1,40 alla fine del secolo. Si prevede che le tariffe saranno molto più basse nel resto dell’Europa e in alcune parti dell’Asia.   La maggior parte del mondo sta attraversando una fase di declino naturale della popolazione (quando il numero di morti supera il numero di nati vivi); si prevede che nel 2100 solo 26 paesi continueranno a crescere in termini di popolazione, tra cui Angola, Zambia e Uganda.  

Politiche pro natali

Lo studio ha inoltre esaminato l’impatto delle politiche pro-natali progettate per fornire sostegno finanziario e assistenza ai bambini e alle famiglie. L’esperienza dei paesi che hanno implementato tali politiche suggerisce che queste impediranno solo ai paesi di scendere a livelli di fertilità estremamente bassi (con solo 30 paesi e territori al di sotto di un TFR di 1,3 nel 2100 se le politiche pro-natali vengono implementate rispetto ai 94 della maggior parte dei paesi). scenario probabile).   «Non esiste una soluzione miracolosa», ha detto Bhattacharjee. «Le politiche sociali volte a migliorare i tassi di natalità, come il miglioramento del congedo parentale, l’assistenza all’infanzia gratuita, gli incentivi finanziari e ulteriori diritti occupazionali, potrebbero fornire un piccolo impulso ai tassi di fertilità, ma la maggior parte dei paesi rimarrà al di sotto dei livelli di sostituzione. E una volta che la popolazione di quasi tutti i paesi diminuirà, sarà necessario fare affidamento sull’immigrazione aperta per sostenere la crescita economica. I paesi dell’Africa sub-sahariana hanno una risorsa vitale che le società che invecchiano stanno perdendo: una popolazione giovane».   «C’è una reale preoccupazione che, di fronte al calo demografico e all’assenza di soluzioni chiare, alcuni paesi potrebbero giustificare misure più draconiane che limitano i diritti riproduttivi», ha avvertito.   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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