Francesca De André racconta le violenze subite da Giorgio Tambellini (appena condannato a tre anni e tre mesi). «Ho rischiato di morire, per me la pena è troppo lieve» | Corriere.it

Francesca De André racconta le violenze subite da Giorgio Tambellini (appena condannato a tre anni e tre mesi). «Ho rischiato di morire, per me la pena è troppo lieve»

diSimona Marchetti

Nella scioccante intervista a "Verissimo" la nipote di Fabrizio De André ha ricordato l'inferno vissuto con l'ex compagno, che ad aprile di due anni fa l'ha fatta finire in ospedale in codice rosso

Francesca De André racconta le violenze subite da Giorgio Tambellini (appena condannato a tre anni e tre mesi). «Ho rischiato di morire, per me la pena è troppo lieve»

Francesca De André (Instagram)

Un pugno allo stomaco l’intervista a “Verissimo” nella quale Francesca De André ha raccontato le violenze subite dall’ex compagno, Giorgio Tambellini, che lo scorso 3 aprile è stato condannato a tre anni e tre mesi per maltrattamenti. «La pena per me è lieve, perché per reati come questi bisogna partire più alti», ha detto la nipote dell’indimenticato Fabrizio De André, rivelando poi che il giorno dell’udienza è stata addirittura inseguita in bici dall’ex fuori dal tribunale. «Mi ha detto che non ha intenzione di pagarmi nessun danno. Mi sono resa conto di provare tristezza, pena e schifo per lui», ha ammesso la ragazza a una Silvia Toffanin visibilmente sotto choc. L’incubo è iniziato nel 2018, quando Francesca ha conosciuto Tambellini. 

«All'inizio c'era molta complicità, voglia di vivere. Eravamo innamorati. Quasi subito mi sono resa conto che faceva uso di sostanze, ma pensavo fosse risolvibile. Ho avuto fiducia e poi io ho sempre avuto l’istinto della crocerossina. Abbiamo fatto 8 mesi di convivenza in cui si è distaccato da quello stile di vita». A far precipitare le cose, l’ingresso della De André nella casa del Grande Fratello. «Durante l'ultimo contatto telefonico con lui, mi sono resa conto che non era lucido, ma non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato alla violenza. Già quando entrò una sera nella Casa fu aggressivo con me e venne allontanato. Dopo è peggiorato, gli dava fastidio anche se sorridevo a qualcuno, gli scattava una rabbia nei miei confronti incredibile». Rabbia che sfogava poi su di lei. 

«Mi lanciava addosso le cose incendiate, mi picchiava mettendosi i guanti da lavoro non so se per non farsi male lui o per farne ancora di più a me. Ho dovuto fare un sacco di trattamenti, mi sono ricostruita un dente. Mi sono chiesta come ho fatto a non rendermi conto cosa stavo vivendo, come ho fatto a non aprire gli occhi prima. Quando sei dentro a questi meccanismi, non te ne rendi conto. Dopo avermi picchiata, lui rientrava in casa il giorno dopo e mi chiedeva scusa piangendo. Pentimento al quale io volevo credere». Ad un certo punto dell’intervista la Toffanin ha mostrato le scioccanti immagini dell’ultima aggressione dell’aprile di due anni fa, che la stessa De André ha trovato la forza di descrivere, raccontando poi ciò che successe quella drammatica sera. 

«Io quel giorno non stavo tanto bene ed ero sul divano ed avevo notato che lui avesse già esagerato con l’alcol. Io ero zitta e non parlavo. Questo è stato l’errore. Lui mi ha afferrato per i capelli e poi mi ha riempita di calci e pugni. Mi diceva “io ti ammazzo” e fisicamente lui mirava punti vitali, come ad esempio le tempie. Se non avessi avuto la prontezza di coprire determinate zone, non starei qui a parlare con te. Non è stata l'unica volta che ho rischiato, ho cicatrici che continuo a portare. Quando sono svenuta, lui ha preso il mio cellulare e ha chiamato i carabinieri, dicendo che mi stavo picchiando da sola. Ha messo le mani avanti, non si è preoccupato di vedere se respiravo ancora. Ecco perché non bisogna pensare che sia possibile cambiarle queste persone. Quando ho ripreso conoscenza, ho urlato con tutte le mie forze, sperando che qualcuno mi sentisse. Ho pensato di non farcela. Quando ha visto che mi ero ripresa, lui ha ricominciato a picchiarmi. Ho urlato con tutte le mie forze sperando che qualcuno potesse sentirmi. La vicina mi ha presa e mi ha portato a casa sua, lui è scappato con il mio cellulare. Poco dopo sono arrivati i carabinieri e sono finita in ospedale in codice rosso con naso rotto, trauma cranico, capelli stappati, denti spezzati e bruciature di sigaretta sul corpo. Mi hanno dato una prognosi di 21 giorni».

 A quel punto la denuncia è scattata in automatico. «Io ho consegnato la cartella dei documenti. Sì, lo registravo, perché era l'unico modo per tenerlo a bada quando diventava violento. Gli uomini che commettono queste azioni devono avere paura», ha spiegato la De André, prima di concludere la sua drammatica storia con un appello. «Voglio essere vicina a tutte le donne che si trovano nella stessa situazione, spero possano trovare la forza anche con la mia storia di denunciare».

15 aprile 2024