GONZAGA, Ludovico in "Dizionario Biografico" - Treccani - Treccani

GONZAGA, Ludovico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GONZAGA, Ludovico

Isabella Lazzarini

Secondo di questo nome, nacque a Mantova con ogni probabilità verso la fine degli anni Venti del Trecento, secondogenito di Guido di Luigi e di Agnese di Francesco Pico della Mirandola.

La data del 1334 riportata da Litta sembra tarda, se si considera che nella magna curia celebrata a Mantova nel 1340 in occasione dei matrimoni di quattro importanti esponenti della famiglia: Luigi (I), Corrado di Luigi, Ugolino e Tommasina di Guido, il G. venne fatto cavaliere con il fratello Ugolino e l'Aliprandi lo definisce "sazente", mentre i suoi cugini, Pietro e Guido di Feltrino, a loro volta fatti cavalieri, sono descritti dal cronista come "picholini da solazo" (p. 130). In occasione dell'attacco mosso a Mantova da Luchino Visconti e da Mastino Della Scala tra il 1347 e il 1348, sempre l'Aliprandi narra che al G. era toccata la difesa di un punto nevralgico come Governolo: egli era, quindi, sicuramente già adulto.

La signoria di Mantova e Reggio era gestita dai Gonzaga negli anni della gioventù del G. in modo ancora decisamente collegiale: Luigi (I), il capostipite, rimase sino alla morte capitano del Popolo e sino al 1354 vicario imperiale insieme con i tre figli maggiori, Guido, Filippino e Feltrino. Accanto a Guido, primogenito di Luigi, la figura di Ugolino, fratello maggiore del G., si fece negli anni Cinquanta sempre più ingombrante e intraprendente. Stretto fra i più anziani consanguinei, il G. non compare nelle fonti in questi anni se non per qualche episodio di respiro assolutamente biografico. In occasione della congiura di Fregnano Della Scala, figlio naturale di Mastino (II), contro il fratellastro Cangrande (II), nel febbraio 1354, Ugolino, e secondo alcune fonti il fratello minore Francesco, si recarono a Verona partecipando attivamente all'impresa, ma non si ha notizia di un qualche ruolo del Gonzaga. Durante il soggiorno di Carlo IV a Mantova nel novembre dello stesso anno, la parte nell'evento avuta dal G. e dal fratello Francesco fu di accompagnare l'imperatore nella visita notturna al monastero di S. Andrea, in cui era conservata in un antico sacello la reliquia del sangue di Cristo. Nel 1356 il G. sposò Alda di Obizzo (III) d'Este, sorella del marchese Aldobrandino: da lei avrebbe avuto, nel 1366, l'unico figlio, Francesco, e una figlia, Elisabetta, andata sposa nel 1382 a Carlo Malatesta, signore di Rimini e Cesena; gli si conosce un solo figlio naturale, Febo.

Con qualche verosimiglianza dunque Aliprandi può, presentando i figli di Guido, scrivere del G. "fin ch'ei non fu signor era niente" (p. 123): egli venne infatti alla ribalta con l'assassinio di Ugolino e connotò l'intera sua esperienza di governo del riserbo e della cauta risolutezza di cui aveva dato prova negli anni della gioventù. Il 14 ott. 1362 il G. e Francesco uccisero infatti il fratello maggiore Ugolino a Mantova, dopo una cena trascorsa in apparente accordo. Il padre Guido secondo le fonti mantovane fu costretto suo malgrado ad accettare il fatto, anche se non manca chi ne suppose una corresponsabilità: i due colpevoli vennero comunque assolti il 1° luglio 1363 dal vescovo Ruffino. Il gesto fu probabilmente motivato dalla sempre maggiore influenza di Ugolino, che "il tuto si rezìa" (Aliprandina, p. 137), anche se non è da escludere un'intromissione della Serenissima, preoccupata dall'eccessiva influenza di Bernabò Visconti su Ugolino. Quel che è certo è che il legame fra Mantova e Milano - che si era sempre più stretto dopo il 1358 grazie proprio alle iniziative di Ugolino e alla questione di Reggio, occupata con la forza, nell'ottobre 1358, da Feltrino di Luigi (I) Gonzaga e da questo tenuta per sé, a dispetto tanto del signore di Milano, quanto dei consanguinei di Mantova - per qualche anno si allentò: il G. e Francesco subito dopo l'assassinio del fratello si erano infatti affrettati a entrare nella lega antiviscontea stretta nell'aprile 1362 tra gli Este, i da Carrara, gli Scaligeri, Feltrino Gonzaga e il legato papale Egidio Albornoz. Dopo la sconfitta di Solara, nel Bolognese (6 apr. 1363), i Visconti lentamente si indussero a cedere: il 13 marzo 1364 fu firmata la pace fra la lega e i signori di Milano, che rinunciavano così a Bologna, ma l'accordo lasciava irrisolte troppe questioni e non sarebbe durato a lungo. Nel 1365 il G. e Francesco vennero assolti per il fratricidio dall'imperatore Carlo IV, che li investì con il padre Guido, il 15 febbraio dell'anno successivo, del vicariato di Mantova, mentre Feltrino venne nominato, da solo, vicario di Reggio Emilia.

La situazione nell'Italia settentrionale stava nel frattempo facendosi di nuovo critica: Urbano V, tornato in Italia nel 1367, riprese a raccogliere in un unico schieramento le forze antiviscontee dell'Italia centrosettentrionale. Il 31 luglio 1367 il G. e Francesco si associavano alla lega; lo stesso giorno Carlo IV dava il suo assenso all'alleanza, cui si aggiunse, il 28 agosto, la regina Giovanna I d'Angiò. Mantova si ritagliava nell'alleanza un prudente ruolo di supporto, accordando libero accesso e rifugio nel suo territorio agli eserciti collegati e garantendo vettovaglie e informazioni. In realtà, nel 1368 le truppe viscontee percorsero il Mantovano devastando il Serraglio fortificato che proteggeva la città e bruciando, senza incontrare ostacolo alcuno, il ponte di Borgoforte: il trauma rappresentato dalla violenza di questo attacco segnò profondamente la condotta politica del G. influenzandone le scelte degli anni successivi nel senso di una sempre più attenta neutralità. Le trattative per ricomporre il conflitto iniziarono già nell'agosto 1368, quando i Gonzaga ottennero nuovamente il controllo delle terre occupate dai Visconti e, l'11 febbr. 1369, venne stipulata a Bologna una pace generale che avrebbe dovuto garantire ai signori di Mantova il risarcimento per i danni subiti.

Nel frattempo il G. aveva dovuto fronteggiare un ulteriore pericolo interno, rappresentato da una congiura che aveva visto due suoi consanguinei prestarsi alle ambizioni mai sopite di Cansignorio Della Scala sulla vicina Mantova: nel gennaio 1368 Corradino di Bartolomeo Gonzaga confessava di avere architettato, per ordine dello Scaligero, una congiura contro il G. per volere del fratello Francesco e del cugino Antonio Gonzaga. Il dominio dei Gonzaga su Mantova, e in particolare la posizione del G., subirono dunque negli anni 1367-69 una pressione notevolissima e corsero un serio pericolo di venire sovvertiti, anche se nel corso del 1369 la situazione si semplificò decisamente per il Gonzaga. Suo fratello Francesco, infatti, sparì dalla scena: il 26 ag. 1368, secondo una lettera di Feltrino Gonzaga da Reggio (Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 1301, 28 ag. 1368), il 7 luglio 1369 secondo il Daino, apparentemente di morte naturale, anche se circolarono immediatamente pesanti sospetti sul G.; il padre Guido, infine, morì il 22 settembre di quello stesso anno.

Il 30 marzo 1370 gli Anziani e i Savi del Comune nominarono il G. capitano del Popolo secondo una procedura ormai formulare: il G. rimaneva solo anche alla carica di vicario imperiale. Venne dunque meno dopo circa quarant'anni il governo collegiale e consortile della città, grazie a un processo durissimo e convulso di assestamento e di gerarchizzazione della dinastia: da questo momento, uno dei punti di forza della signoria, poi Marchesato e Ducato, sarebbe stata la successione ininterrotta di eredi legittimi e incontestati.

L'esperienza dell'attacco visconteo a Mantova nel 1368 dissuase il G. dal partecipare attivamente al successivo conflitto sorto intorno al dominio su Reggio, che Feltrino Gonzaga fu costretto a vendere a Bernabò Visconti il 17 maggio 1371 e lo spinse a tentare con ogni mezzo di mantenere rapporti cordiali ed equidistanti sia con la troppo vicina potenza milanese, sia con le ricorrenti alleanze antiviscontee che coinvolgevano il Papato, l'imperatore e i signori lombardi, fra i quali emergevano in particolare gli Estensi cui il G. era legato per il suo matrimonio.

Il moltiplicarsi delle istruzioni e dei carteggi diplomatici degli oratori gonzagheschi inviati di volta in volta a Roma, a Milano, a Venezia a partire dal 1370 (come i dispacci di Cristoforo da Piacenza o le istruzioni di Bertolino Capilupi) testimoniano l'enorme sforzo compiuto dal G. per negoziare la propria sopravvivenza e mettere in opera un efficace sistema di prevenzione da sbilanciati coinvolgimenti mantovani. Il G. riuscì infatti a mantenersi per lo più neutrale nei principali conflitti degli anni Settanta, come la guerra di Modena tra il 1371 e il 1375, la guerra degli Otto santi contro Firenze e l'offensiva di Bernabò Visconti contro i figli naturali di Cansignorio Della Scala nel biennio 1377-79. Nel contempo, si dedicò a fortificare capillarmente la città (tra il 1370 e il 1371 vennero cinti di mura la corte verso il lago e i borghi di San Giorgio e di Porto), il Serraglio e i borghi rurali in posizione nevralgica lungo tutti i confini.

Il carteggio con gli officiali periferici, che cominciarono proprio negli anni della signoria del G. a disporsi a maglie relativamente fitte sul territorio mantovano, mostra con chiarezza come al precedente sistema difensivo, incentrato sul Serraglio nella zona più vicina alla città e sull'antemurale rappresentato dalla linea Suzzara-Luzzara-Gonzaga, si affiancasse negli anni Settanta un'opera capillare di fortificazione di un grande numero di Comuni di confine, che vennero provvisti di cerchie murarie più ampie, rocche, torri. A quest'opera di rafforzamento difensivo e di riorganizzazione militare del territorio corrispose un'attenzione più evidente alle strutture centrali del potere: agli anni del G. fanno infatti riferimento una serie significativa di promemoria relativi al funzionamento degli organi centrali della curia domini, redatti nei primi anni Ottanta, probabilmente per chiarire, durante la minorità di Francesco (I), primogenito del G., la prassi amministrativa invalsa nell'età precedente. Per quanto le casualità della conservazione documentaria consiglino la prudenza nelle periodizzazioni, si può ipotizzare che la semplificazione della struttura dinastica (mancano, in questi anni, i grandi registri multipli di curia intestati a Guido, Filippino, Feltrino) e un'attenzione peculiare da parte del G. all'amministrazione della signoria consentissero una gestione più lineare e insieme più articolata delle diverse branche del patrimonio signorile e delle finanze comunali, che emergono dai quinterni superstiti gestite da un numero crescente di officiali.

La posizione del G. non era peraltro ancora definitivamente assicurata: nel 1376 venne scoperta un'altra congiura, stavolta a opera di uno zio del G., Federico, e dei cugini Guido, Guglielmo ed Edoardo di Feltrino, i quali, privati nel 1371 della signoria su Reggio Emilia, dal 1374 avevano preso ad architettare piani per assaltare Mantova sperando nel sostegno della Serenissima: i colpevoli il 23 ag. 1376 furono condannati alla pena capitale e alla confisca dei beni, ma sfuggirono probabilmente tutti alla morte, abbandonando definitivamente Mantova e il Mantovano.

L'anno precedente era maturato per il G. un evento di notevole rilievo politico: il 27 luglio a Milano i procuratori di Bernabò Visconti e del G. si impegnavano a nome dei propri signori nel legare in matrimonio Francesco, l'erede decenne del G., con Agnese, figlia di Bernabò e di Beatrice Della Scala. Il matrimonio, dilazionato in principio per la giovane età dei promessi sposi, subì poi una serie di ritardi per varie ragioni, ma venne infine celebrato a Mantova il 3 febbr. 1381: la sua meticolosa orchestrazione, di cui rimane testimonianza in un dettagliato quaderno, chiarisce bene l'importanza che il G. attribuiva a questo legame. Il 21 ottobre dello stesso anno morì a Mantova Alda d'Este, moglie del G.; l'anno successivo, nel 1382, "circa finem ipsius anni", stando al Daino (De origine et genealogia…) che non trovò più precisa indicazione del giorno e del mese, morì a Mantova il G.: entrambi vennero sepolti nella chiesa di S. Francesco, il G. nel sacello del padre Guido.

Parzialmente oscurato dalla brillante personalità del fratello Ugolino, colpevole dell'eliminazione di questo (quando non anche di quella dell'altro fratello, Francesco) e in buona misura eclissato dal più celebre figlio Francesco, il G. rimane, per molta storiografia, un personaggio poco appariscente: il decennio del suo governo meriterebbe viceversa un più complessivo ripensamento (pure inaugurato in parte già dalle ricerche recenti di M. Vaini), situandosi intenzionalmente sul crinale che divide la prima, germinale e convulsa fase della storia del dominio gonzaghesco sulla città di Mantova dal lungo periodo della sua maturità signorile e principesca.

Fonti e Bibl.: Si indicano qui soltanto le buste e le serie contenenti atti di particolare rilievo per la ricostruzione della biografia del G.: resta inteso che il materiale documentario inedito per uno studio approfondito della signoria del G. può trovarsi anche in altre sedi. In merito cfr. sempre P. Torelli, L'Archivio Gonzaga di Mantova, I, Mantova 1920; II, A. Luzio, La corrispondenza familiare, amministrativa e diplomatica dei Gonzaga, Verona 1922. Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 1-3, 19, 37, 84-85, 196, 215, 231-232, 245, 248 f. 29, 335, 341, 393 f. 23, 409A, 416.I: G. Daino, De origine et genealogia ill. domus dominorum de Gonzaga, 544, 833, 839, 1138-40, 1180, 1227-28, 1301, 1418, 1430, 1589-91, 1594-95, 1602-06, 1619, 1848, 2092-93, 3136, 3451; Fondo D'Arco, n. 57: G. Daino, Series chronologica capitaneorum, marchionum ac ducum Mantuae usque ad annum 1550; Chronicon Estense…, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XV, Mediolani 1729, coll. 472, 483, 485 s., 491, 493; Iohannes de Mussis, Chronicon Placentinum, ibid., XVI, ibid. 1730, coll. 602 s.; Annales Mediolanenses, ibid., coll. 731, 774; B. Sacchi (Platina), Historia urbis Mantuae…, ibid., XX, ibid. 1735, coll. 731, 748-753; R. Caresini, Chronica…, a cura di E. Pastorello, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XII, 2, p. 37; Conforto da Costozza, Frammenti di storia vicentina (1371-1387), a cura di C. Steiner, ibid., XIII, 1, pp. 22, 28; P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso, ibid., XVI, 4, pp. 92, 127, 173; Corpus chronicarum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, ibid., XVIII, 1, t. III, pp. 145, 147, 174 s., 180 s., 187, 242 s.; A. Nerli, Breve chronicon monasterii Mantuani S. Andree, a cura di O. Begani, ibid., XXIV, 13, p. 11; B. Aliprandi, Aliprandina o cronica de Mantua, a cura di O. Begani, ibid., ad indicem; A. Theiner, Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, II, Roma 1862, p. 445; L. Osio, Documenti diplomatici tratti dagli archivi milanesi…, I, Milano 1864, ad indicem; J.F. Böhmer, Regesta Imperii, VIII, Die Regesten des Kaiserreichs unter Kaiser Karl IV. 1346-1378, a cura di A. Huber, Innsbruck 1877, ad indicem; I Libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, III, Venezia 1883, pp. 22, 83; Repertorio diplomatico visconteo, a cura di E. Lattes, I, Milano 1911, ad indicem; M. Equicola, Dell'istoria di Mantova libri cinque, Mantova 1610, pp. 104-108; I. Donesmondi, Dell'istoria ecclesiastica di Mantova, Mantova 1613, pp. 323, 332, 337; A. Possevino iunior, Gonzaga. Calci operis addita genealogia totius familiae, Mantuae 1617, pp. 278, 330, 347-362, 366, 368, 375-414; S.A. Maffei, Gli annali di Mantova, Tortona 1675, pp. 699, 705, 707-709, 714-719; L.C. Volta, Compendio cronologico-critico della storia di Mantova dalla sua fondazione sino ai nostri tempi, II, Mantova 1827, pp. 34-41, 45-54; C. D'Arco, Studi intorno al Municipio di Mantova dall'origine di questa fino all'anno 1863, IV, Mantova 1872, pp. 15-18; A. Portioli, La Zecca di Mantova, I, Mantova 1879, pp. 60, 64, 93; II, ibid. 1880, pp. 12-20; F. Novati, I codici francesi dei Gonzaga, in Romania, XIX (1890), pp. 160-200; P.L. Rambaldi, Una macchinazione di Cansignorio Della Scala a danno dei Gonzaga (1367), in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 3, XXX (1897), pp. 1-20; S. Davari, Notizie storico-topografiche della città di Mantova nei secoli XIII, XIV, XV, Mantova 1903, ad indicem; A. Segre, I dispacci di Cristoforo da Piacenza, procuratore mantovano alla corte pontificia, in Arch. stor. italiano, s. 5, XLIII (1909), pp. 27-95; XLIV (1909), pp. 253-326; G. Pirchan, Italien und Karl IV. in der Zeit seiner zweiten Romfahrt, in Quellen und Forschungen aus dem Gebiete der Geschichte, Prag 1930, ad indicem; J. Glénisson, La politique de Louis de Gonzague seigneur de Mantoue pendant la guerre entre Grégoire XI et Bernabò Visconti (1371-1375), in Bibliothèque de l'École des chartes, CIX (1951), pp. 232-276; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, I, Mantova 1954, pp. 533, 542, 547, 553, 577-581, 590, 598-618; E. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, Milano 1955, pp. 446-449, 451-453, 478 s.; C. de Tourtier, Un ambassadeur de Louis de Gonzague, seigneur de Mantoue: Bertolino Capilupi, in Mélanges d'archéologie et d'histoire de l'École française de Rome, LXIX (1957), pp. 321-344; Id., Un mariage princier à la fin du XIVe siècle. Le dossier des noces d'Agnès Visconti et François de Gonzague aux Archives de Mantoue (1375-1381), in Bibliothèque de l'École des chartes, CXVI (1958), pp. 107-135; Mantova. La storia, I, G. Coniglio, Dalle origini al 1440, Mantova 1958, ad indicem; Mantova. Le lettere, I, E. Faccioli, La tradizione virgiliana. La cultura nel Medioevo, Mantova 1958, ad indicem; Mantova. Le arti, I, G. Paccagnini, Il Medioevo, Mantova 1958, pp. 32, 159, 207, 237; C. Cenci, I Gonzaga e i frati minori dal 1365 al 1430, Firenze 1965, ad indicem; M. Cattini - M.A. Romani, Le corti parallele: per una tipologia delle corti padane dal XIII al XVI secolo, in Lo Stato e il potere nel Rinascimento. Per Federico Chabod (1901-1960), in Annali della Facoltà di scienze politiche dell'Univ. diPerugia. Materiali di storia, V (1980-81), pp. 52-57; M. Vaini, Ricerche gonzaghesche (1189 - inizi sec. XV), Firenze 1994, ad indicem; I. Lazzarini, Fra un principe e altri Stati. Relazioni di potere e forme di servizio a Mantova nell'età di L. G., Roma 1996, ad indicem; Id., Prime osservazioni su finanze e fiscalità …, in Politiche finanziarie e fiscali nell'Italia settentrionale, a cura di G. Chittolini - P. Mainoni, Milano (in corso di stampa), pp. 41-61; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Gonzaga, tav. III.

© Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Cansignorio della scala

Guerra degli otto santi

Repubblica di venezia

Fregnano della scala

Beatrice della scala