«Quando mi hanno chiamato per dirmi del caso della maestra arrestata in una scuola nel Pistoiese, per leggere la notizia ho digitato “maltrattamenti Pistoia” e mi sono saltati fuori link della storia di mio figlio, del nido Cip & Ciop, dell’arresto delle maestre. Ho rivissuto tutto». Ilaria Maggi è una delle mamme dei bimbi maltrattati nel 2009 nell’asilo di Pistoia e presidente, dal 2010, dell’associazione “La via dei colori Onlus”.
Asilo Cip & Ciop, il video degli orrori e l'arresto delle maestre
La vicenda di quindici anni fa vide il processo a carico delle due maestre Anna Laura Scuderi e Elena Pesce concludersi con la pronuncia della Corte di Cassazione che confermò le condanne a sei e quattro anni alle maestre per maltrattamenti ai bambini e lesioni psicologiche. All'epoca dei fatti, grazie alle telecamere nascoste fu possibile registrare le immagini atroci dei bambini di pochi mesi che piangevano disperati, strattonati e schiaffeggiati dalle maestre, imboccati a forza, afferrati per i capelli, e i più grandicelli messi in castigo in un angolo buio.
Nascita della Onlus contro i maltrattamenti
«Le storie di maltrattamenti a scuola non si concludono con l’uscita dalle aule di tribunale e l'identificazione della maestra. In cuore alle famiglie si vivono le conseguenze del trauma, bisogna affrontarlo e imparare a gestirlo» afferma Maggi che, dopo l’esperienza vissuta, è diventata consulente in tutela e promozione del benessere a scuola. Con altre famiglie della Cip & Ciop, nel 2010 ha fondato la Onlus che, con l’aiuto di esperti, si occupa di aiutare familiari, insegnanti e figure professionali nella valutazione, prevenzione e gestione dei casi di maltrattamenti in contesti educativi, lavorativi e di cura attraverso consulenze e formazione.
Ilaria Maggi si dice disposta ad accogliere le richieste di aiuto dei genitori e dei bambini della scuola materna del Pistoiese, dove martedì scorso, dopo due mesi di indagini, intercettazioni ambientali e telecamere nascoste nelle aule, una maestra di 62 anni è finita agli arresti domiciliari per presunti maltrattamenti sui suoi alunni.
«So come si sentono quelle famiglie. Ricordo ancora come mi sono sentita in quei momenti. Il 2 dicembre 2009 ero in ufficio e la polizia mi telefonò e mi chiese di andare a prendere mio figlio a scuola perché le sue maestre erano state arrestate per “maltrattamenti aggravati”. Scoprii che la notizia era in tutte le tv e mi precipitai lì. Quando sono uscita dal Comune, dove la struttura privata era accreditata, mi trovai di fronte alla difficoltà di non sapere come affrontare la situazione. Non sapevo a che esperti o specialisti rivolgermi, che avvocato contattare. Tempo dopo ho capito che se avessi messo a frutto la mia esperienza avrei potuto aiutare altre persone ed è nata la Onlus. È importante riuscire a orientarsi “dopo”. Se le famiglie della materna vorranno, noi ci siamo».
Il disturbo da stress post-traumatico nei bambini
Il percorso di gestione del disturbo da stress post-traumatico che vivono i bambini ha diverse ricadute. «Non esiste un reato specifico e quello per maltrattamenti per familiari e conviventi non è adatto. Bisognerebbe trovare una modalità univoca per gestire questi reati per evitare che due casi analoghi ricevano trattamento diverso. Non ci sono ancora protocolli che aiutino a gestire le indagini e diano linee guida a chi per la prima volta si trova a gestire un caso di maltrattamenti a scuola. Se ci fossero, avremmo uniformità nella gestione e una prontezza diversa nel supporto» rileva la presidente della Onlus. «Bisogna poi considerare – prosegue – che i maltrattamenti a scuola riguardano molte vittime. Gli alunni e le loro famiglie, in primis. Anche nel caso di un solo alunno maltrattato, gli altri che assistono sono vittime secondarie».
Identificare i campanelli d'allarme nei bambini
L’associazione si occupa anche di prevenzione e insegna ai genitori a identificare i campanelli d’allarme nei bambini che vivono disagio emotivo e a distinguerli, grazie al supporto di professionisti, da sintomi di altra natura. «A volte i piccoli si spengono e smettono di giocare, o diventano violenti e hanno incubi. Bisogna ricostruire un percorso dei sintomi a ritroso. Io non ero un genitore informato, a volte si può dare colpa a qualche altra cosa e si fa fatica». Come sta oggi suo figlio? «Abbiamo affrontato il trauma, lo abbiamo gestito. È un 17enne solare e pieno di energia».