Particolare la storia che è toccata all’antica città di Castro nel corso del XVII secolo. Una distruzione così efferata da ricordare Cartagine. Una storia che inizia e finisce per volere di due papi. Visita dentro la città che osò sfidare il potere della Chiesa.

Uno dei luoghi nascosti situati nell’alto viterbese, al confine con la Maremma toscana, l’antica città di Castro è immersa in una fitta e rigogliosa boscaglia contenuta tra le pareti tufacee del territorio dell’alta Tuscia, sfondo naturale dell’alveo del fiume Olpeta.

Qui, un tempo, sorgeva questa fiorente città, capitale dell’omonimo Ducato. Un papa la fece costruire con tutti gli accorgimenti del caso ed un papa la fece distruggere. E’ così che andava il mondo. La punizione più grande le fu inflitta per avere sfidato il potere della Chiesa.

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“QUI FU CASTRO”

Era il 20 Settembre 1649 e papa Innocenzo X diede l’ordine di distruggere Castro. La città si era arresa pochi giorni prima dopo un lungo assedio e quello che le toccava in sorte era una punizione mai vista prima nella storia italiana. Una fine che ricorda da vicino la distruzione di Cartagine da parte dei Romani.

In poco più di due mesi, il 3 Dicembre, si poté definire compiuta la terribile impresa. La “completa demolitione” dell’antica città di Castro era stata eseguita. A ricordo di quanto avvenuto sembra che le truppe pontificie abbiano eretto una colonna marmorea con la scritta “QUI FU CASTRO”.

CASTRO, LA CITTA’ NEL BOSCO

Antica città di Castro. Il bosco

Antica città di Castro. Il bosco


Quello che lo spettatore sente passeggiando nell’antica città di Castro è un senso di straniamento che unisce due pensieri: quello che riguarda la potenza della Natura che tutto si riprende e quello che  si riferisce all’esistenza scivolata via e fermatasi al giorno in cui tutto è stato abbandonato.

Come tutti i luoghi impervi, anche Castro è quello che si dice un posto dimenticato. Della antica città si sono perse le tracce velocemente, subito seppellita dalla vegetazione abbondante. Ve ne era rimasta eco in qualche libro di storia o in quella memoria contadina che tramandava luoghi e fatti attraverso il racconto orale. Fatto sta che ancora oggi se chiedete notizie della antica città, troverete poche persone che sapranno fornirvi qualche indicazione al riguardo. E’ proprio questa poca conoscenza che lo preserva e lo avvolge in un’aura di mistero e di segretezza.

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Lasciata la macchina sull’ampio piazzale posto vicino al santuario del SS. Crocifisso, è sufficiente seguire le indicazioni poste lungo il tragitto. Si segue il viottolo pavimentato che si trova di fronte al santuario, che lentamente conduce verso la città. Al termine del camminamento pavimentato si entra ben presto in una fitta boscaglia e ci si avvia lungo un sentiero sterrato che si srotola all’interno della macchia.

L’antico sito si trova poggiato su un costone tufaceo, racchiuso tra due fiumi: l’Olpeta ed il Fosso delle Monache, ad una altitudine massima di 207 metri.

QUI LAVORÒ IL SANGALLO

Castro non era una città qualunque ma un abitato riccamente rifinito, costituito da palazzi di pregio e finemente decorati. Castro doveva interpretare le nuove esigenze di potenza della famiglia che la amministrava, i Farnese; pertanto, la nuova veste fu affidata ad un sarto di tutto punto: l’architetto Antonio da Sangallo il Giovane.

I ruderi dell'antica città di Castro

I ruderi dell’antica città di Castro

I resti del duomo di San Savino sono i primi ruderi che ci appaiono in una sorta di piazza naturale. La struttura, eretta nel 1286 in onore del patrono della città, era costituita da tre navate ed abside rettangolare. Subito dopo la sua distruzione, la nobildonna romana Olimpia Maidalchini, cognata di papa Innocenzo X, fece trasferire le campane del duomo nella chiesa di Santa Agnese a Roma.

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I RUDERI DELL’ANTICA CITTA’ DI CASTRO

Tornando sul sentiero principale si prosegue attraverso il boschetto per altri 100 metri e si arriva al fulcro della vita cittadina, Piazza Maggiore. Il Sangallo aveva progettato questo ampio spazio come centro di aggregazione dei palazzi cittadini ed aveva concentrato, in uno spazio lungo 65 metri e largo 20, molti edifici pubblici importanti, tra cui il palazzo del Podestà, l’Hostaria ed il palazzo della Zecca. La pavimentazione della piazza era costituita da laterizi collocati a spina di pesce.

Continuando lungo il percorso, tra antichi resti e felci, troviamo il convento di San Francesco con annessa la chiesa omonima, ambedue oggetto di recupero e conservazione. Dallo spiazzo in cui sorgono si gode di una bella vista verso il territorio circostante.

La cattedrale più antica di Castro, nonché quella meglio conservata, si trova nella estrema propaggine della città. Situata in prossimità di una porta d’accesso al borgo, Santa Maria intus civitatem si apre ad inglobare la natura circostante. Della struttura, costruita in blocchi di tufo tra Duecento e Trecento, rimane soltanto la parte relativa al braccio del transetto.

Ai lati dell’edicola sono tuttora visibili tracce di affreschi raffiguranti dei santi ed una Madonna in trono con bambino.

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COME ARRIVARE A CASTRO

Seguire le indicazioni relative al santuario ed alla antica città di Castro che si trovano lungo la strada SP 116, che collega Manciano a Farnese.



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