Mafioso – Sordi, da diligente operaio a malavitoso – der Zweifel

Mafioso – Sordi, da diligente operaio a malavitoso

Mafioso è un film del 1962 diretto da Alberto Lattuada e interpretato da un Alberto Sordi ora con un accento spiccatamente siciliano. Di tanto in tanto torna l’innato romanesco, eppure Albertone anche questa volta si supera, e di quest’opera amara rimane soprattutto il suo ruolo. Ruolo che ora non ha niente a che vedere con la commedia, bensì con un dramma sociale che trova la sua storia non solo nella Sicilia degli anni ’60, ma anche nell’Italia intera che lavora e si sviluppa.

Mafioso, con Alberto Sordi. Regia di Alberto Lattuada.
Mafioso, Sordi nei panni di Antonio Badalamenti.

Scritto assieme a Marco Ferreri, Rafael Azcona, Agenore Incrocci e Furio Scarpelli, il film di Lattuada racconta la malavita. In particolar modo racconta la mafia e la tentacolare organizzazione che è sempre stata e che, in questo caso, trova terreno fertile per i suoi affari proprio nel bel mezzo del Boom Economico. In Mafioso compaiono anche Norma Bengell, Ugo Attanasio e Cinzia Bruno.

Mafioso (1962) – La trama

Antonio Badalamenti, integerrimo e diligente supervisore di un’industria meccanica del Nord Italia, dopo l’orario di lavoro torna a casa e con la famiglia si prepara a tornare nella sua amata Sicilia per trascorrere le vacanze. Prima di partire, però, un dirigente italo-americano gli consegna un pacco che Antonio dovrà poi dare personalmente a Don Vincenzo una volta arrivato al paese di Calamo.

Senza badare troppo a questo episodio, Antonio, sua moglie Marta e le due figliolette partono insieme verso il Sud, felici di stare lontano per un po’ di tempo dalla grande città. Tuttavia, una volta arrivati, Antonio viene assalito dai ricordi, di quando era un ragazzo e di quando era stato un picciotto d’onore compiacente, prima di lasciare la Sicilia. Rincontrato il vecchio amico Liborio, quest’ultimo gli regala una coppola e lo avvicina a poco a poco a Don Vincenzo. La sera prima di ripartire con la famiglia, Antonio viene invitato ad una battuta di caccia e lui accetta ben volentieri. Spensierato si avvia con gli amici per la caccia ma durante il tragitto incontra nuovamente Liborio che gli chiede un favore a nome di Don Vincenzo. Nonostante i primi attimi di titubanza, Antonio alla fine accetta.

Un favore che l’ingenuo Antonio non potrà rifiutarsi di eseguire. E questo volere di Don Vincenzo lo porterà in America, a New York, nei locali della Little Italy. Quando tornerà in Italia Antonio non sarà più lo stesso. Ed è proprio in questa ambivalenza che Lattuada e Sordi creano Mafioso. Da una parte c’è l’italia industriale e lavoratrice e dall’altra quella che lavora ma mediante altre tecniche. Il regista de Il mulino del Po e La lupa osserva il morbo tentacolare della mafia. Scruta quell’ambiente attraverso il viso da bonaccione italiano di Alberto Sordi; ora cupo e funestato proprio dalla duplice indole.

Una duplicità che non sa nemmeno di avere e che scopre nel momento in cui incontra nuovamente i volti di un tempo, quando rivede la sua terra, la famiglia e riscopre le sue radici. Mafioso è infatti l’involuzione di un’evoluzione. Il personaggio di Sordi è un uomo ormai arrivato, un operaio solerte che è riuscito a mettere radici lontano dalla terra natia. La stessa terra natia che dopo lo richiamerà a sé affidandogli un delicato e quanto inaspettato compito. Così il povero Antonio è costretto a retrocedere per poi, alla fine, tornare al suo lavoro e alla vita che si era faticosamente costruito: ormai cambiato e confuso difronte a quello che ha visto e a quello che è costretto a vedere.

E Sordi questo capovolgimento ce lo trasmette come solo lui è in grado di fare facendo di Antonio Badalamenti uno dei ruoli più belli. Uno dei ruoli fondamentali per chi volesse vedere il grande attore romano in una più matura recitazione e non solo nei panni della solita macchietta. Per tornare al film, Mafioso è anche una delle opere più celebri di Lattuada. Essa mostra come si disumanizza e distrugge un essere umano per poi ricostruirlo da zero. In questo frangente anche il termine “disumanizzato” assume un significato più ambiguo. Il protagonista infatti, nonostante abbia trovato una stabilità economica e sentimentale nel Nord Italia, è oramai una macchina come quelle dell’industria per cui lavora. Egli controlla gli altri operai, ispeziona i cottimi ma è al tempo stesso ispezionato.

Dall’altro lato c’è la mafia alla quale Antonio è in qualche modo legato. Dopo aver portato a termine il lavoro di Don Vincenzo vede con assoluta lucidità che da una parte o dall’altra egli non sarà mai, e forse non lo è mai stato, un uomo libero.

Mafioso (1962), regia di Alberto Lattuada. Con Alberto Sordi.
Alberto Sordi in una scena del film

Martin Scorsese, noto osservatore di quella malavita, ha più volte confessato di ammirare profondamente il film, considerandolo uno dei gangster più belli di sempre. In un incontro ravvicinato fra lui e Sordi, Scorsese baciò la mano dell’attore in segno di approvazione per la sua interpretazione in Mafioso. Opera che viene citata anche da Giuseppe Tornatore nel film Baaria. Nel corso del tempo il film è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare.

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