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Lo scudo di Talos: sintesi per capitoli

Lo scudo di Talos: sintesi capitolo per capitolo del romanzo più amato e noto dello scrittore Valerio Massimo Manfredi, pubblicato nel 1988

Lo scudo di Talos: sintesi per capitoli
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Lo scudo di Talos

Valerio Massimo Manfredi, autore del celebre romanzo Lo scudo di Talos
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Lo scudo di Talos è uno dei romanzi più famosi dello scrittore Valerio Massimo Manfredi, pubblicato nel 1988. Il libro è ambientato a Sparta, tra il VI e il V sec. a.C., durante le guerre persiane e narra le vicende del protagonista Talos, giovane abbandonato dal padre a causa di una malformazione al piede. 

Vediamo il riassunto dell'opera capitolo per capitolo.

Lo scudo di Talos, parte prima: riassunto per capitoli

Capitolo I - Taigeto

In una notte coperta dalle dense nubi, in cui l’unica luce visibile è quella del fuoco che arde sull’acropoli, il grande Aristarchos, con il cuore pieno di amarezza, si trova a dover compiere un gesto impostogli dalle spietate leggi di Sparta. Stringe a sé il figlioletto Kleidemos, nato zoppo e destinato a essere abbandonato sul monte Taigeto. Giunto il luogo designato e dopo un momento di esitazione, Aristarchos avvolge il bambino in alcune pelli e fugge via.

A poca distanza c’è Kritolaos, anziano pastore in compagnia del segugio Krios, intento a seguire il suo gregge. Krios comincia a correre in direzione del bosco e il pastore lo segue, convinto del fiuto di una preda, ma al suo arrivo, con grande sorpresa, trova un bambino infreddolito. Kritolaos decide di portare il bambino con sé, nella sua capanna, dove sua figlia lo avrebbe accolto e se ne sarebbe presa cura come se fosse suo.

Il capitolo si chiude con il bambino ormai cresciuto, di nome Talos, che attratto dal rumore dei tamburi, ne segue il suono e vede degli spartiati armati a cavallo. Durante la notte, Talos rifletterà sull’esperienza vissuta e penserà alla preoccupazione manifestata da Kritolaos per non averlo trovato.

Capitolo II - L’arco di Kritolaos

Kritolaos si impegna al massimo per instillare fiducia in Talos, nonostante il suo problema al piede. Talos, però, si sente diverso dagli altri e non crede di poter mai sentirsi normale. Tuttavia, Kritolaos, consapevole dell'ammirazione di Talos per i guerrieri, decide di mostrarli qualcosa di speciale, chiedendogli però il massimo riserbo, di non riferire niente neanche a sua madre.

Incuriosito, Talos accetta e i due si dirigono verso le pendici delle montagne lungo un sentiero impervio. Arrivati a un certo punto, Kritolaos si ferma e annuncia di essere giunti a destinazione. Talos, non vedendo nulla di particolare, chiede spiegazioni. Kritolaos gli indica di spostare alcune pietre da un mucchio vicino. Talos obbedisce e scopre un cunicolo oscuro, stretto e nascosto dietro le pietre ricoperte di muschio. Con l'ausilio di una fiaccola, i due si avventurano nel cunicolo. Giunti in fondo, Talos trova un baule sigillato con pece, lo apre e trova armi e una splendida corazza.

Nel baule c’è anche un arco di corno, nascosto in un involucro di pelle e appartenuto a un grande re. Era questo l'oggetto misterioso che Kritolaos lo aveva condotto a scoprire. Dopo aver rimesso a posto il tesoro e sigillato nuovamente il baule, i due tornano indietro, richiudendo l'ingresso della grotta. Dopo una notte tormentata, Talos non trova l’arco che aveva portato con sé.

Preoccupato, confida il fatto al nonno, che glielo restituisce, egli l’aveva nascosto per non farlo scoprire a sua madre.

Giunti ai pascoli alti, Kritolaos completa l'arco con una corda e chiede a Talos di tenderlo. Dopo numerosi sforzi, Talos riesce finalmente nell'impresa. Il vecchio lo istruisce a costruire e scoccare frecce con estrema precisione.
Dopo mesi di duro addestramento, Talos apprende tutto ciò che il nonno gli ha insegnato con pazienza e dedizione, preparandosi così per la sua prova più grande: la prova finale.

Capitolo III - Il campione

Il capitolo si apre sui pascoli alti, dove Kritolaos porta regolarmente Talos per i suoi allenamenti ormai da diversi mesi. Deciso a testare le capacità di Talos, Kritolaos afferra la cima di un piccolo albero e lo fa flettere, chiedendo poi a Talos di allontanarsi di trenta passi per colpire il tronco in movimento con l'arco appartenuto a un grande re. Talos, pur vedendo l'albero a una grande distanza, si concentra, ascolta il vento e scocca la freccia, colpendo l'albero di striscio. Anche se deluso, il suo volto si illumina vedendo la felicità nel viso del nonno, capendo di aver soddisfatto le sue aspettative.

Tuttavia, la serenità viene interrotta dall'arrivo di un misterioso uomo incappucciato, che si dà alla fuga quando si accorge di essere stato scoperto. Kritolaos ordina a Talos di colpirlo con l'arco, ma l'incertezza del giovane fa sì che l'uomo sparisca tra gli alberi, lasciando Kritolaos sempre più preoccupato.

Trascorrono alcuni mesi e il vecchio passa intere giornate davanti alla sua capanna, intrattenendosi con i pastori di passaggio. Un giorno, Talos, incontra un uomo di nome Philippides, vincitore delle Olimpiadi diretto a Sparta per portare informazioni circa un possibile attacco da parte della flotta di Dario I.

Poi il racconto si sposta a casa del nobile Aristarchos, dove lui e Philippides discutono delle notizie portate e cercano un accordo per un'eventuale alleanza tra Atene e Sparta contro i Persiani. Dopo aver trascorso la notte come ospite di Aristarchos, Philippides parte di nuovo alla volta di Atene come messaggero.
Infine, assistiamo al ritorno dei soldati di Sparta dalla battaglia di Maratona, a cui erano arrivati in ritardo, e apprendendo della morte di Philippides.

Capitolo IV - Lo scudo

Talos è insieme al suo gregge, scende dalla montagna per recarsi alla capanna dell’anziano Pelias, così da aiutarlo nei lavori pesanti. Uscito dal bosco, sente le urla di Antinea, la bella figlia di Pelias, la trova con i vestiti strappati al centro di un piccolo gruppetto di giovani spartani armati di giavellotti. Senza esitare, Talos corre in difesa della ragazza per proteggerla e comincia uno scontro con i giovani che, benché inizialmente non volessero infierire su un povero ilota zoppo, si lasciano poi convincere del contrario dopo aver ricevuto alcuni colpi dal bastone di Talos. Brithos, il capo della banda decide di picchiare duramente Talos ma non lo uccide. I giovani vanno via arrabbiati e malconci a loro volta per le percosse subite da Talos, mentre Antinea si preoccupa subito di controllare lo stato di salute di Talos, decidendo di portarlo a casa e affidarlo alle cure di Pelias.

Una mattina Antinea non trova Talos, lo va a cercare a Sparta e lo scopre mentre assiste alla cerimonia dei nuovi guerrieri di Sparta: tra di loro ci sono i suoi persecutori. Pelias trova Talos e riporta nella sua capanna.
Entrando nella stanza di Talos una mattina, Antinea trova il giaciglio vuoto e pensò che avesse fatto qualche sciocchezza e andò a cercarlo a Sparta, dove lo trovò mentre assisteva alla cerimonia che avrebbe fatto dei suoi persecutori i nuovi guerrieri di Sparta. Pelias lo trova e lo riporta nella sua capanna.

Capitolo V - Krypteia

Ci troviamo nella casa di Aristrarchos, nel mezzo di una festa in onore di Brithos, entrato nell’esercito di Sparta. Per celebrare questa occasione, Aristrarchos regala a suo figlio un bellissimo molosso lacone, razza di cane tipica della Laconia. Insieme al cane, Brithos si appresta ad andare via, ma la madre lo ferma per chiedergli chi fosse lo sconosciuto che aveva fissato nel giorno della sua iniziazione. Brithos le risponde: “Un ilota zoppo”.

Nel frattempo, Talos è ancora a casa di Pelias, ma decide di tornare da Kritolaos per non destare altri sospetti nel povero vecchio. Giunto nei pressi della capanna, vede alcune persone radunate intorno ad essa e scopre che Kritolaos è in punto di morte. Talos saluta suo nonno per l’ultima volta, il quale dice al giovane di essere l’ultimo capo e custode delle armi del grande re e della città un tempo fiorente. Infine, confida a Talos che un giorno il suo popolo avrà il suo riscatto, infatti, un giorno giungerà un vecchio, ceco da un occhio, in grado di togliere la maledizione alla spada del Re, così da permetterne l’utilizzo. Dopo queste parole, Kritolaos muore e Talos, pieno di tristezza, informa le persone radunate all’ingresso della capanna dell’infelice notizia.

Il capitolo prosegue con Brithos che, divenuto ormai soldato insieme ai suoi compagni, organizza un piano per togliere di mezzo Talos, accusato di essersi ribellato alla volontà dei suoi padroni essendo un ilota; tuttavia, Brithos cerca di convincere i suoi amici a non ucciderlo ma a punirlo soltanto. La notte stessa attaccarono la capanna di Talos picchiandolo e il Molosso Lacone Brithos uccise tutto il tutto il gregge di Talos e anche il suo cane. Dopo poco arriva il pastore Karas che, dopo averlo medicato, promette a Talos di proteggerlo da altri spiacevoli eventi.

Capitolo VI - Perialla

Talos è ancora ferito e resta nella sua abitazione a pensare al rapido cambiamento della sua vita, quando una mattina arriva Antinea, preoccupata della salute di Talos dopo aver appreso la notizia dell’incursione notturna. Talos è molto felice di vederla e la giovane decide di restare a casa di Talos in attesa di una sua totale ripresa.

Un giorno, nei pressi della sua capanna, Talos incontra un’anziana donna in cerca della casa di Karas. Il giovane le indica la via ma le sconsiglia di avventurarsi da sola nel bosco con l’avvicinarsi della sera, ma la vecchia si incammina lo stesso.

Quando la donna giunge da Karas, scopriamo che ella è Perialla, l’oracolo di Delfi, nonché sua cara amica. I due parlano a lungo finché non vengono interrotti dal rumore di Talos, che durante il tragitto per arrivare da Karas aveva inseguito un uomo incappucciato che poi si era messo ad origliare fuori dall’abitazione del pastore.

L’uomo fugge senza essere riconosciuto e poi Talos scopre con grande sorpresa che attorno al focolare di Karas c’è anche la vecchia incontrata precedentemente. Gettata la polvere sul fuoco, la profetessa inizia a scandire parole confuse che poi diventano sempre più chiare sul destino del giovane Talos.

Capitolo VII - Il Gran Re

Il capitolo si apre con Demaratos, re di Sparta cacciato con l’aiuto di Perialla, in attesa di incontrare il Gran Re Serse. Al cospetto del re, insieme all’interprete e al ciambellano, il re spartano si rifiuta di inchinarsi, ma fortunatamente non ci sono conseguenze. Dopo il dialogo tra i due, si intuisce che il Re Serse è intenzionato ad attaccare la Grecia.

Nonostante le voci dell’imminente attacco dei persiani, a Sparta c’è un altro problema: si era diffusa la notizia che il re Kleomenes, deposto dal trono, meditasse di attaccare la sua patria con un esercito. Per questo motivo gli Efori decidono di farlo ritornare in patria e di restituirgli i pieni poteri per tenerlo sotto controllo. Aristarchos, suo figlio Brithos e altri pochi amici accolgono il ritorno del Re, al quale gli Efori più anziani restituiscono lo scettro. In casa, Kleomenes parla con suo fratello Leonidas, consapevole del futuro che lo attenderà. Kleomenes morirà non molto tempo dopo, trafiggendosi con un pugnale del soldato che lo sorvegliava legato a un ceppo in una piazza della città.

Trascorsi tre anni, la minaccia della guerra diventa sempre più persistente, quindi re Leonidas e re Leotichidas, partono verso Corinto per incontrarsi con i rappresentanti di altre città nel Tempio di Poseidone e discutere il da farsi. Dopo varie discussioni, Themistokles, giovane ateniese, figlio di Neokles, arriva a un accordo con Leonidas per inviare il suo esercito alle Termopili.

Capitolo VIII - Il Leone di Sparta

Nel frattempo, sulle rive dell’Ellesponto procedono i lavori di costruzione del ponte utile per accorciare la strada all’esercito del Gran Re. Con il cambiare della stagione, la struttura, ormai arrivata al suo compimento, crolla e i lavori per la realizzazione del ponte ricominciano. In poco tempo, il ponte venne concluso e un grande esercito fu pronto per attaccare la Grecia.

Le voci di questi preparativi giunsero ben presto alle orecchie dei re Greci che iniziarono a prepararsi rapidamente. A Sparta, l’esercito si stava preparando e l’ordine di arruolamento arriva fino a casa di Talos che è costretto a partire al seguito di Brithos come suo servitore. Themistokles era ormeggiato con la sua flotta alle spalle di Re Leonidas che con trecento soldati tra cui Brithos, Talos e Aristarchos era pronto a marciare verso le Termopili per respingere i Persiani, mentre un altro gruppo di guerrieri era appostato al valico di Anopea, l’unico passaggio obbligato oltre al passo delle Termopili.

Leonidas non dovette attendere a lungo per confrontarsi con l’esercito persiano che riuscì a respingere varie volte prima di soccombere sotto i continui attacchi del ben più numeroso esercito rivale che riuscì nell'impresa grazie all’aiuto di un traditore. Destino volle che, poco prima dell’attacco, decise di mandare a Sparta Brithos con Talos e Aghìas per portare un messaggio agli Efori e agli anziani. Poco dopo la partenza dei tre giovani verso Sparta, l’esercito persiano attaccò il passo schiacciando l’esercito di Sparta.

Capitolo IX - Colui che ha tremato

Brithos, Aghìas e Talos proseguono il viaggio verso Sparta per portare il messaggio di Re Leonidas prima dell’ultimo attacco alle Termopili. Ad un tratto i tre ragazzi incontrano un vecchio dal volto barbuto che chiede ai giovani l’identità. Birthos mente e rivela di essere un Focese, ma l’uomo riconosce l’accento di Sparta e accusa i tre giovani di essere dei traditori per aver abbandonato i compatrioti morire sul campo di battaglia.
Ripartiti, Brithos e Aghìas, si interrogano sul contenuto del messaggio da portare a Sparta, mentre Talos allestisce il campo per passare la notte. Durante la notte Talos e Brithos parlano a lungo prima di dormire. Il giorno seguente i tre giovani ripartono e giungono presso il muro che gli alleati avevano costruito per difendere l’istmo. Appresa la loro provenienza, si aprono le porte e i tre ragazzi, una volta entrati, vengono accolti con stupore dai soldati che erano già stati informati della strage delle Termopili.

Talos, Brithos e Aghìas, entrano in città tra lo stupore dei passanti che li scortano fino alla casa di bronzo dove vengono prontamente annunciati al Consiglio. Consegnato il messaggio agli Efori, Brithos e Aghìas escono sulla piazza dove Talos teneva a fatica i due cavalli e il mulo, e, con loro grande sorpresa scoprono un gruppetto di curiosi venuti a vedere il volto dei soldati che si erano salvati.

Dopo essere tornati alle loro case e aver appreso che il messaggio in realtà era vuoto, i tre iniziarono ad essere visti da tutti come dei vigliacchi. Aghìas, non riuscendo a sopportare di essere trattato così decise di impiccarsi. Al rito funebre parteciparono solo i familiari, Brithos con la corazza a scortare il suo amico e Talos che con il suo flauto intonava l’inno di battaglia delle Termopili.

Capitolo X - L'oplita solitario

Brithos, sofferente e umiliato, decide di allontanarsi da casa durante la notte e di togliersi la vita. Si incammina verso il Taigeto e quando arriva abbastanza lontano da casa prende il pugnale e lo punta al cuore. Karas, che si trovava lì con Talos, lo stordisce con un pugno e lo porta nella sua capanna. Una volta arrivati, i due danno a Brithos un farmaco per dormire. Poi Talos chiede a Karas di andare a rubare l’armatura di Aristarchos per suo conto.

Il giorno seguente Birthos e Talos parlarono a lungo e quest’ultimo riuscì a far tornare al primo la voglia di combattere, senza nessuno, solo con le armi di suo padre e con Talos.

Nei mesi successivi i due ragazzi vagano alla ricerca di soldati persiani a cui dare la caccia. Nei villaggi iniziarono a circolare storie e racconti di due giovani che avevano iniziato a punire i persiani: un oplita solitario dotato di un grande scudo con un dragone insieme a un arciere con un arco di corno. Le voci arrivarono anche a Sparta, luogo in cui lo scudo era ben conosciuto.
Nel frattempo, Karas, occupato nella ricerca del traditore che aveva guidato i Persiani oltre le Termopili, riesce a dare delle notizie a Brithos circa sua madre. La donna inizialmente pensava che suo figlio fosse morto, ma ora, sperava di vederlo tornare.

Capitolo XI - Kleidemos

Il capitolo si apre con il traditore intento a ordinare cibo e bevande presso la taverna del porto. Un attimo dopo un giovane gli consegna un messaggio. Il traditore esce fuori e trova un uomo barbuto dalla corporatura imponente, presentato come uno sconosciuto, ma si scoprirà in seguito essere Karas.

Talos e Brithos, invece, sono accampati nei pressi del quartier generale greco a osservare i movimenti dei due schieramenti. Brithos sa che per poter tornare alla sua vita di sempre deve smentire le voci che lo vedono come un disertore, per questo motivo decide di lanciarsi nella battaglia dimostrandosi determinante per la vittoria. Purtroppo Brithos muore sotto i colpi del nemico. Talos, a battaglia conclusa, recupera il corpo dell’amico per lavarlo, poi vede arrivare Karas in groppa al suo asinello. I due preparano la pira per cremare il corpo di Brithos e, mentre il suo corpo viene consumato dalle fiamme, il re Pausanias si avvicina a Talos e gli consegna uno scudo con il dragone con la scritta Kleidemos Aristarchou Kleomenides nominando così Talos, il povero ilota zoppo, guerriero di Sparta, cha da questo momento scopre la sua vera identità.

Lo scudo di Talos, parte seconda: riassunto per capitoli

Capitolo I - Il bivio

Dopo una notte tormentata, Talos (o Kleidemos) viene svegliato dall’adunata, indossa così la sua armatura e si avvia verso il campo. Nel tragitto incontra una guardia che gli dice di andare dal Re Pausanias, in attesa di vederlo. Giunto alla tenta del Re, Kleidemos entra e dialoga con il Re, il quale racconta al giovane tutta la storia della sua vera famiglia e gli chiede di fare una scelta: optare per una vita tranquilla e oscura, o scegliere un’esistenza difficile e turbolenta, ma in grado di offrire l’eredità di una stirpe di eroi. Kleidemos venne lavato e massaggiato, poi si addormentò in un sonno profondo. Il re diede ordine di non far entrare nessuno nella tenda e di controllare il giovane, ma di lasciarlo libero di andare se lo avesse voluto.

Capitolo II - Nostos

Kleidemos sta procedendo verso casa, mentre pensa alla vita trascorsa fino a quel momento, quando alza gli occhi al cielo e vede una grande nuvola e un fulmine che traccia il disegno di un dragone.

Subito si ricorda delle parole di Kritolaos di molti anni prima: “gli Dei mandano dei segni, a volte…” e, invece di prendere il sentiero della montagna che era a pochi passi, prosegue verso Sparta e la casa dei Kleomenidi dove la sua vera madre lo aspetta ansiosa.

Giunto davanti la casa, si aspetta di sentire abbaiare Melas, ma con sua grande sorpresa lo trova sgozzato su un altare sacrificale. Si avvicina alla porta d’ingresso e la spinge, entra nell’atrio illuminato appena da una lucerna e vede una signora vestita di nero che nel vederlo entrare si gira a guardarlo contenta. Kleidemos abbraccia la madre e parla con lei alcuni istanti. Guardandosi attorno, nota appesa ad un gancio una veste grigia con un cappuccio e la sua mente torna indietro di molti anni a quando lui si allenava con l’arco e Kritolaos gli disse di uccidere il viandante. Comprende così, che se lo avesse fatto, avrebbe ucciso suo padre. Abbraccia di nuovo la madre e la stringe forte a sé. Sente il cuore della donna battere sempre più veloce e più forte poi ad un certo punto non sente più nulla. Porta il corpo della madre all’esterno, lo solleva e comincia a gridare, dapprima piano e poi via via sempre più forte come una bestia ferita.

Capitolo III - Lahgal

Il capitolo si apre con il Re Pausanias che mostra a Kleidemos una mappa raffigurante la costa dell’Asia rivolta a Occidente. Il Re invita il giovane ad andare con lui a Cipro, a controllare l’isola e Kleidemos, accetta di seguirlo nell’avventura che lo avrebbe portato per la prima volta fuori dalla Grecia. I due partono a bordo nella nave ammiraglia e, dopo alcuni giorni di viaggio, il giovane dimentica la nausea per godersi il paesaggio, così diverso dal luogo in cui aveva trascorso l’infanzia.

Sull’isola, Kleidemos dedica molto tempo ad allenarsi nelle palestre presenti sul luogo e un giorno, incontra un servo molto giovane, incuriosito dalla figura di Kleidemos. I due parlano a lungo, Kleidemos racconta la sua storia al servo e viceversa; il giorno seguente, il giovane servo propone a Kleidemos di visitare il Tempio di Aphrodite e i due si incamminano. Lahgal, questo il nome del fanciullo, dice a Kleidemos di lavarsi alla fonte raggiunta prima di entrare nel Tempio e Talos lo fa.

Entrato nel Tempio, Kleidemos si sente strano e prima di addormentarsi, vede una donna avvicinarsi, che scambia per Antinea. Il mattino seguente, Talos finge di dormire mentre sente un uomo parlare di lui con una donna. Questa donna riferisce che anche nell’abbandono più totale, la mente di Kleidemos rimaneva impenetrabile, neanche la sacerdotessa era riuscita a guardarci dentro. Subito dopo, l’uomo entra nella tenda di Re Pausanias per riferirgli tutto.

Capitolo IV - Asia

Kleidemos ottiene dal Re Pausanias il controllo di un battaglione dell’esercito spartano che proprio sotto il comando del giovane diventa il più temuto dell’intero esercito.

Una notte, Kleidemos, accampato con i suoi soldati poco distante dal battaglione del Re, pensa alla sua vita sul Taigeto, pensa alla donna che lo aveva cresciuto, a Kristolaos e ad Antinea. Questi pensieri gli procurano tristezza e disperazione, per questo motivo il giovane si punta al petto la spada, ma si ferma perché vede all’improvviso un cavaliere correre molto velocemente verso di lui.

Il cavaliere è Lahgal, diventato portavoce del Re dall’ultimo incontro avvenuto ormai quattro anni prima. Lahgal giunge da Kleidemos per consegnargli un messaggio, quindi i due si allontanano insieme. Nel messaggio, il protagonista viene invitato a lasciare le sue truppe per raggiungere il Re Pausanias per svolgere una missione importante. Kleidemos accetta e decide di partire insieme al cavaliere verso il campo del Re. Una volta arrivati, il Re ordina a Kleidemos di stipulare per suo conto un’alleanza con il Gran Re per salvare la Grecia e unire iloti e spartiati.
Kleidemos parte con Lahgal alla volta del palazzo del Gran Re per compiere la sua missione. Trascorrono mesi e i due sono sempre più vicini alla meta.

Capitolo V - Il segreto

Durante il viaggio, Lahgal si ammala e i due sono costretti a fare una sosta di alcuni giorni presso un villaggio che trovano lungo il percorso. Kleidemos e Lahgal apprendono dal capo villaggio che l’acqua dell’altipiano non era buona e dopo aver preso un infuso di erbe, Lahgal si sente meglio. Una volta ripartiti, Kleidemos scopre che il suo compagno di viaggio non è un semplice servo del Re Pausanias, ma anche il suo amante. I due parlano a lungo della missione ed emergono i pensieri di Lahgal, preoccupato della morte che gli sarebbe stata inflitta al termine del viaggio da Kleidemos per ordine del Re. Kleidemos allora legge il messaggio affidatogli e scopre che i sospetti di Lahgal sono fondati, ma rassicura l’amico poiché non lo avrebbe ucciso.

I due arrivano davanti le mure della città Kelainai, dove risiede l’inviato del Gran Re, il satrapo Artabazos. Gli arcieri vanno a chiamare e ad avvisare il satrapo dell’arrivo di Kleidemos. Nell’attesa, Lahgal racconta al protagonista la storia della città e dell’Impero del Gran Re; Kleidemos ne rimane affascinato e allo stesso tempo ricorda le storie molto simili raccontategli da Kritolaos molti anni prima.

I due possono finalmente entrare nella città e vengono scortati nel palazzo, qui Kleidemos viene lavato e vestito prima di essere accompagnato dal satrapo, il quale comunica a Kleimedos il messaggio da riportare al suo re. Lahgal e il protagonista rimango per alcuni giorni in città, ospiti nel palazzo del satrapo. Nella sua stanza, Kleimedos trova una bellissima fanciulla stesa sul suo letto, somigliante quasi a una dea, ma subito torna il pensier ad Antinea, l’unica donna amata.

Capitolo VI - La casa di bronzo

I due viaggiatori si rimettono in viaggio e presto si separano, Kleidemos lascia libero Lahgal, pronto ad andare il più lontano possibile, e prosegue il viaggio per portare il messaggio del satrapo al Re Pausanias.


Nel frattempo, Pausanias si trova con l’Eforo Ephistenes, giunto ad informarlo sulla situazione di Sparta e sui sospetti nei suoi confronti da parte degli anziani e degli altri Efori. In seguito, avviene l’incontro tra Kleidemos e il Re. Kleidemos riferisce il messaggio e assicura di aver portato a termine la missione.

Per un po’ Kleidemos riprende il ruolo di messaggero per il Re che scambia informazioni e notizie con il satrapo di Daskyleion, fino a quando le preoccupazioni di Pausanias diventano realtà: la flotta ateniese comandata da Cimone gli impone la resa tramite un ordine controfirmato dagli anziani e dagli Efori. Quindi, il sovrano si ritira verso l’interno per non essere attaccato, ma dice a Kleidemos di tornare a Sparta, senza dare troppo nell’occhio, per stipulare l’alleanza con gli Iloti.

Giunto a Sparta Kleidemos comunica di essere tornato dopo aver saputo dell’ordine emanato dagli Efori e dagli anziani nei confronti del Re Pausanias. Il giovane viene accompagnato alla syssitia, il luogo adatto ai guerrieri. Durante la cena, mentre Kleidemos mangiava in compagnia degli altri soldati, nel sotterraneo, un ufficiale Krypteia torturava il suo fedele amico Karas, per capire cosa si fossero detti lui e Pusanias.

Successivamente, Pausanias torna in patria, dove ad attenderlo c’è Lahgal, tornato per denunciarlo. A Sparta, il Re trova Efori e soldati ad attenderlo. Il capitolo si chiude con la morte di Pausanias, causata degli Efori, nella Casa del bronzo, noto luogo sacro.

Capitolo VII - Il sacrilegio

Il corpo di Pausanias viene sepolto, anche se per molto tempo lo spettro del Re turba la popolazione di Sparta. Per questo motivo gli Efori consultano l’oracolo di Delfi che dà questa risposta: Alla dea della Casa di Bronzo un corpo avete sottratto. L’ira placate dunque del nume due corpi in cambio rendendo. Per non spargere ulteriore sangue, si decide di costruire due statue in onore della Dea e le voci sullo spettro di Pausanias diventarono sempre più lievi.

Nel frattempo, Kleidemos ottiene il permesso di tornare nella casa dei Kleomenidi. Giunto presso la sua dimora, chiede al suo servo informazioni sul luogo di sepoltura della madre. Sulla tomba, il giovane nota un’iscrizione che sembrava essere stata modificata. Kleidemos si occupa di ripulire la casa ormai disabitata da molto tempo con l’aiuto di Alesos, l’anziano servo della sua famiglia. Finalmente, poi, rivede sua madre, giunta nella casa dei Kleomenidi. I due parlano a lungo, anche di Antinea e Karas, quest’ultimo scomparso da alcuni mesi.

Quella stessa notte, l’ufficiale della Krypteia stava per sferrare un attacco ai capi iloti riuniti in un vecchio frantoio per discutere. Gli Iloti si rifugiano nel tempio di Poseidon Enosigeo, luogo in cui essi trovarono la morte. Subito dopo l’attacco, dalla foresta compare Karas, inorridito davanti all’accaduto. I lupi iniziarono ad ululare sul Taigeto, segnale per gli anziani della disgrazia appena avvenuta.

Capitolo VIII - Antinea

Alesos giunge presso la dimora di Kleidemos per informarlo del massacro, ma non lo trova in casa.

Dalla stalla manca il suo cavallo e il servo capisce che il giovane è partito alla ricerca di Antinea.
Il protagonista stava infatti cavalcando a tutta velocità verso la capanna della ragazza. A causa del brutto tempo, Kleidemos chiede ospitalità ad un ilota che viveva vicino alla strada in una misera capanna. L’uomo, di nome Basias, voleva conoscere l’identità del giovane e Kleidemos afferma di essere un mercante che trattava il mercato della lana.

Durante la notte, Kleidemos sente parlare Basias con due uomini e ascolta la triste notizia che quel mattino Alesos aveva cercato di dargli. Il giovane sente parlare anche di un custode il cui corpo non era stato trovato. Basias esprime la sua perplessità anche sul suo ospite, credendolo una spia di Krypteia.

Il giorno seguente Kleidemos riparte per raggiungere la casa di Pelias e ci arriva poco dopo il tramonto. Kleidemos incontra Antinea e Pelias, ai quali racconta tutte le avventure vissute negli anni. Il giovane passa la notte con Antinea, accanto al focolare.

Capitolo IX - Enosigeo

Il giorno seguente Pelias consiglia a Kleidemos di tornare a Sparta percorrendo un’altra via per non rischiare di restare bloccato dalla neve caduta nuovamente sul passo.
Il giovane saluta e riparte, poi rallenta e poco dopo il tramonto decide di fermarsi per la notte, dal punto in cui si trovava, riusciva a distinguere una città sulla cima di una montagna che decise di raggiungere per cercare riparo.

Avvicinandosi alla città, Kleidemos si accorse che questa era completamente distrutta e abbandonata, allora capì di trovarsi nell’antica città morta degli Iloti di cui tanto gli aveva parlato suo nonno Kritolaos. Superato il timore iniziale, il giovane entra all’interno delle mura, prende la coperta di lana e si stende al suolo. Kleidemos, si sveglia nel cuore della notte, perché il suo cavallo inizia a nitrire spaventato. La terra inizia a tremare e il giovane, spaventato corre con il cavallo verso la valle, dove si rimette in cammino. Dopo alcune ore, Kleidemos incontra due cavalieri a cui chiede notizie di Sparta, i quali rivelano che molte case sono crollate e anche alcuni Efori e anziani hanno perso la vita.

Correndo verso la città, il giovane passa davanti a interi villaggi distrutti e cadaveri sparsi ovunque. Arrivato nei pressi della sua dimora, scopre con grande sollievo che, nonostante alcune crepe, era ancora in piedi. Entrato di corsa, nota che la sua casa è vuota, nessuna traccia di Alesos e di sua madre. Il mattino seguente vede molti soldati aggirarsi allarmati nella città, inizialmente no ne comprende il motivo, ma poi vede gli Iloti armati avanzare in mezzo al bosco, pronti per attaccare Sparta.

Capitolo X - La parola del Re

Gli Iloti procedono rapidamente e ben presto si scatena una grande battaglia. Kleidemos, inizialmente pensa di combattere al fianco degli Iloti, ma poi, il pensiero di indossare le armi di suo padre e di suo fratello per marciare contro la città per la quale avevano sacrificato le loro vite, lo bloccò subito.

Così Kleidemos rimase inerme a piangere dolorosamente mentre i due eserciti si decimavano a vicenda. Alla fine dello scontro, gli iloti tornarono a casa portandosi dietro morti e feriti, così come fecero anche gli spartani.

Durante la notte, Kleidemos si sveglia perché sente bussare alla sua porta. Il giovane è felicemente sorpreso quando scopre che si tratta di Karas, ormai senza un occhio. In questa occasione Kleidemos si ricorda della profezia (Un giorno verrà da te un uomo, cieco da un occhio, egli può togliere la maledizione alla spada del Re). È proprio Karas l’uomo della profezia. Gli dei hanno sconvolto la terra con il terremoto, questo è il segno, il momento per Kleidemos di scegliere la sua strada.

Su consiglio di Karas, il giovane si reca dall’Eforo Ephistenes, che gli consegna il vero messaggio di re Leonidas, rubato all’epoca da una spia della Kripteia e sostituito con un messaggio vuoto, quello consegnato da Brithos agli Efori. Nel vero messaggio si legge che Leonidas sapeva della parentela di Brithos e Kleidemos e si legge dell’intenzione di vivere in una città in cui iloti e spartani vivano in pace: A questi due figli di Sparta si riveli la comune stirpe e su di loro è mio desiderio che si fondi un nuovo affinché due stirpi che vivono sulla sessa terra e che per essa danno parimenti il loro sangue vivano per il futuro in pace sotto la stessa legge.

Una volta letto il messaggio, Kleidemos depone l’armatura dei Kleomenidi sulla tomba di sua madre e mentre corre via verso il Taigeto per raggiungere Karas corse al sotterraneo delle armi del re, nel frattempo l’antica dimora dei Kleomenidi sprofonda con grande fragore.

Capitolo XI - Ithome

Kleidemos giunge all’ingresso del sotterraneo dove trova Karas ad attenderlo. I due si avviano nell’antro buio e Karas toglie la maledizione alle armi del re Aristodemos. Intanto, gli iloti attendevano ai piedi del bosco l’arrivo di Karas. Subito dietro di lui, compare Kleidemos, completamente armato. Talos parla agli uomini e dice di prepararsi a partire verso la città morta di Ithome, così da ricostruirla per tornare a viverci.
Il giorno seguente, una lunga schiera di uomini parte e si mette in marcia verso la meta. Dopo cinque giorni di viaggio, giunti a destinazione, gli iloti iniziano a ricostruire la città. Dopo qualche mese, le truppe di Sparta raggiungono gli iloti, arrivati a chiedere la resa della città, che Karas e Talos negano. Gli spartani, anche appoggiati dagli ateniesi, volevano attaccare la città, ma con la fine dell’estate e l’arrivo della stagione piovosa, sarebbe stato difficile mantenere l’assedio.

Intanto, nella città ricostruita di Ithome, Antinea partorisce un bambino, chiamato Aristodemos, per volere degli anziani. Nel giro di poco tempo, Sparta rinnova l’attacco alla città, durante il quale Antinea viene ferita da una freccia.

Nonostante la superiorità numerica, gli spartani chiedono una tregua per raccogliere feriti e morti della battaglia, numerosi anche tra gli iloti.

Capitolo XII - Il lupo

Trascorrono alcuni giorni e piano piano Antinea si riprende, mentre Talos, viene a sapere che gli spartani sono decisi a terminare la guerra con un altro attacco condotto dal Re Pleistarchos, il figlio di Leonidas.

Talos cerca di parlare con il Re, ma non ci riesce, quindi, quando lo vede passare con le sue truppe, lancia una freccia verso di lui con legato un messaggio. Talos riesce così a parlare con il Re, al quale chiede di interrompere la guerra e concedergli la libertà, ma il Re non accetta. Talos, allora, preoccupato, fa allontanare Antinea e suo figlio. Durante la notte, Talos, insieme alle sue truppe, attacca l’accampamento spartano, ma qualcuno aveva già dato l’allarme. Il giorno seguente, mentre gli iloti assediati stanno per essere uccisi, viene sospesa la guerra, grazie al consiglio dell’oracolo di Delfi.

Gli iloti sono liberi di seguire gli ateniesi arrivati per condurli nella patria scelta per loro. Karas si accorge della scomparsa di Talos, lo cerca ma non lo trova, però, trova la sua armatura insanguinata e abbandonata sotto un ulivo, pronta per essere riposta di nuovo.

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