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HELMUT QUALTINGER – MENTE BRILLANTE, PENNA TAGLIENTE

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Nel corso della sua vita Helmut Qualtinger si è confermato come una delle menti più brillanti del panorama artistico del dopoguerra. E a questo suo modo del tutto personale di puntare il dito contro una società ipocrita e conservatrice si sono ispirati – e continuano ancora oggi a ispirarsi – molti altri giovani artisti.

Der Herr Helmut

Vienna, 3 luglio 1951. Numerosi giornalisti, riuniti presso la Westbahnhof – la Stazione Ovest – attendono l’arrivo di un celebre poeta eschimese – tale Kobuk – giunto nella capitale austriaca al fine di presentare il suo ultimo romanzo: Heia Musch Musch. All’arrivo del treno, tuttavia, a scendere dalla carrozza sarà l’attore, giornalista e autore Helmut Qualtinger. Molti dei giornalisti presenti non si accorgono della vera identità dell’uomo, appena sceso dal treno con un cappello e una pelliccia, nonostante la calura estiva. E nel momento in cui un giornalista radiofonico gli chiede quale sia la sua prima impressione su Vienna, l’uomo risponde: “Haass is” (“fa caldo”). Solo in seguito si sarebbe scoperto che, in realtà, il poeta Kobuk non avrebbe mai dovuto visitare Vienna, ma tale avvenimento altro non era che uno scherzo attuato dallo stesso Qualtinger, il quale, in seguito al presente episodio, raggiungerà finalmente la fama nazionale. Ma chi era, di fatto, Helmut Qualtinger?

Non sarebbe mai e poi mai stata la sua strada, quella della medicina. E stesso discorso vale per il giornalismo – che, tuttavia, verrà sempre esercitato come attività parallela. Perché, di fatto, il grande Helmut Qualtinger aveva uno spirito troppo esuberante e una mente troppo arguta per poter vivere “in sordina”, senza “urlare” al mondo intero ciò che pensava della sua amata e odiata Austria. E, allo stesso modo, una figura come la sua, con il suo straordinario carisma, la sua imponente fisicità e quello spirito sempre pronto allo scherzo non poteva certo “starsene in disparte”.

E, infatti, non passarono molti anni dalla sua nascita, prima che l’Austria intera – e, in seguito, anche il mondo intero – si accorgesse di Helmut Qualtinger. Nato a Vienna l’8 ottobre 1928 e cresciuto nel quartiere di Landstraße, suo padre – Friedrich – era un insegnante di matematica e un convinto nazionalsocialista, mentre sua madre – Ida Ladstätter – era una casalinga. Malgrado le sue origini altoborghesi, Helmut era da sempre solito puntare il dito contro quella porzione di società ipocrita e perbenista che aveva fatto sì che un uomo come Adolf Hitler fosse salito al potere.

E così – con una spiccata predisposizione per la recitazione e la scrittura – già dai tempi del liceo Qualtinger fondò, insieme all’amico Walter Kohut e al figlio dell’attore Philipp Zeska, un piccolo teatro giovanile, il Mozart-Bühne, dove ebbe modo di farsi notare dallo scrittore Heimito von Doderer, il quale lo incoraggiò immediatamente a perseguire la carriera di attore e di autore.

Non sembravano, dunque, destinati a un compimento i suoi studi di medicina e di giornalismo, sebbene lo stesso Qualtinger continuò a redigere dei pezzi per quasi tutta la sua vita. Ben presto l’amore per l’arte ebbe il sopravvento. E questa sua passione esplose nel modo più eclatante in cui fosse potuta esplodere. Tra i fondatori del cabaret in Austria – dove, ancora oggi, tale arte è assai diffusa – Helmut Qualtinger iniziò a studiare recitazione presso il Max Reinhardt-Seminar e già giovanissimo iniziò a collaborare spesso con i colleghi cabarettisti e autori Carl Merz, Gerhard Bronner, Louise Martini, Michael Kehlmann e Peter Wehle.

Già dal 1945 Qualtinger fu attivo sulle scene, dapprima presso l’Università di Vienna (all’interno della rivista di cabaret Die Grimasse), poi all’interno di una lussuosa villa, da lui stessa occupata al fine di fondare un piccolo teatro. In seguito a tale gesto, venne arrestato per tre mesi dalle forze di occupazione sovietiche, dal momento che era solito presentarsi spesso in scena con una stella sovietica sul petto, affermando che fu proprio un amico dell’allora sindaco ad autorizzarlo a dar vita a tutti quegli spettacoli, culla di numerose contestazioni nei confronti delle istituzioni stesse.

E se nel 1949 andò finalmente in scena, a Graz, Jugend von den Schranken, la sua prima opera teatrale, interamente dedicata alla difficile situazione dei giovani nel secondo dopoguerra, c’è da dire che tale esordio ufficiale suscitò, a suo tempo, le reazioni più disparate. Se, infatti, numerosi furono i consensi da parte del pubblico e della critica, dall’altro canto ci fu anche chi criticò aspramente questo suo modo di raffigurare una società giovanile decadente e dedita alla delinquenza, al punto da urlare – durante la rappresentazione – pesanti insulti rivolti all’autore (affermando anche che lo stesso avrebbe meritato la pena di morte) e da far sì che lo spettacolo stesso venisse immediatamente cancellato il giorno successivo alla sua prima ufficiale.

Eppure, non fu un episodio del genere ad arrestare la lunga e prolifica carriera di Helmut Qualtinger. L’attore, infatti, nel corso della sua vita, ebbe modo di apparire più e più volte al cinema e in televisione – ad esempio, in 1° aprile 2000 (1952) di Wolfgang Liebeneiner, in Die schöne Lügnerin (1959) di Axel von Ambesser, in Radetzkymarsch (1965) di Michael Kehlmann e nella serie Die Alpensaga (1976), diretta da Dieter Berner e scritta da Peter Turrini insieme a Wilhelm Pevny -e di esibirsi su numerosi palcoscenici austriaci, tra cui il Volkstheater di Vienna – dove recitò in Eine Wohnung zu vermieten e in Der Talisman (entrambe di Johann Nepomouk Nestroy) – il Theater in der Josefstadt – in Der Parasit di Friedrich Schiller e in Liliom di Ferenc Molnar – e il Thalia Theater di Amburgo, dove recitò in Der zerbrochne Krug di Heinrich von Kleist.

Eppure, nonostante la sua poliedricità e nonostante una carriera così ricca e prolifica, ancora oggi quando, in Austria, si pensa a Helmut Qualtinger, non può non venire in mente Der Herr Karl, la sua opera teatrale più famosa (di cui, nel 1961, è stata anche realizzata una trasposizione televisiva diretta da Erich Neuberg), all’interno della quale è racchiusa praticamente tutta l’essenza del suo produrre arte. Der Herr Karl (tradotto letteralmente: “il signor Karl”), scritto insieme all’amico Carl Merz, consiste in un monologo recitato da tale Karl, che lavora nel seminterrato di un piccolo negozio di generi alimentari e che – rivolgendosi a un collega immaginario – racconta la sua vita prima e dopo la guerra. Apparentemente una brava persona, Karl si rivelerà poi un pericoloso seguace della dittatura nazista, oltre a un uomo ipocrita e perbenista, perfetto rappresentante della società austriaca dell’epoca.

Grazie a questa sua controversa opera teatrale, Qualtinger otterrà numerosi consensi anche in Germania e la sua notorietà inizierà a diffondersi anche al di fuori dei confini nazionali. Notorietà che crescerà ulteriormente anche in seguito alla sua partecipazione, nel 1986, al lungometraggio Il Nome della Rosa – tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco e diretto da Jean-Jacques Annaud. Per l’occasione, Qualtinger, già gravemente malato, vestirà i panni del monaco Remigio da Varagine, ma si spegnerà – a causa di una cirrosi epatica dovuta agli eccessi di alcool – il 29 settembre dello stesso anno.

Due matrimoni, un figlio (il pittore, musicista e cabarettista Christian Heimito Qualtinger, nato nel 1958) e una carriera piuttosto controversa. Nel corso della sua vita Helmut Qualtinger si è confermato come una delle menti più brillanti del panorama artistico del dopoguerra. E a questo suo modo del tutto personale di puntare il dito contro la società si sono ispirati – e continuano ancora oggi a ispirarsi – molti altri giovani artisti. Segno che quella particolare immagine da burbero buono, ora minacciosa, ora persino rassicurante, è rimasta impressa per sempre nel cuore degli austriaci. Proprio come il busto in marmo che lo raffigura sulla sua tomba d’onore all’interno del Zentralfriedhof di Vienna.

Info: la scheda di Helmut Qualtinger su iMDb; la scheda di Der Herr Karl su iMDb