I segni del cuore scena film

I SEGNI DEL CUORE | Recensione del film premio Oscar

Arriva giovedì 31 marzo nelle sale italiane I segni del cuore, vincitore neanche troppo a sorpresa della notte degli Oscar 2022.

Un film che fino a qualche anno fa, probabilmente, non avrebbe ricevuto alcuna nomination, senza polemiche. Oggi si porta a casa il premio come miglior film, oltre alla sceneggiatura non originale e al riconoscimento per il miglior attore non protagonista. Ennesima dimostrazione che qualcosa è cambiato nell’Academy e che i premi più seguiti nel panorama cinematografico mondiale vogliono mostrarsi sempre più diversi.

Tre premi su tre nomination, un successo che non capita spesso. Ma I segni del cuore merita davvero di essere ricordato come un film da Oscar? Se non fosse il rifacimento di un’opera francese di discreto successo probabilmente sì.

La trama di CODA – il titolo originale che significa Children of Deaf Adults, figli di adulti sordi – nasce infatti da La famiglia Bélier, film francese del 2014 distribuito in tutto il mondo. Per I segni del cuore la regista e sceneggiatrice Sian Heder ha rimesso mano al copione il minimo.

La famiglia Rossi campa di pesca in una piccola comunità del Massachussets. Sono tutti sordi, padre, madre e figlio maggiore. Ruby, la figlia adolescente liceale, è l’unica udente e si divide tra il lavoro con la famiglia, i suoi doveri da interprete e la scuola. Il sogno di Ruby è di entrare in una prestigiosa accademia musicale per cantare. Il suo dubbio atroce, però, è come fare ad allontanarsi da una famiglia che ha così tanto bisogno di lei per vivere nel mondo.

La famiglia Bélier, a parte il successo, aveva attirato critiche dalle comunità sorde francese e globali per la rappresentazione dell’handicap. Gli interpreti non avevano difetti di udito, il linguaggio dei segni era rappresentato male e c’erano eccessi di commedia ritenuti offensivi.

I segni del cuore è ripulito di ogni rischio di scorrettezza. Heder ha tagliato le parti più scomode e ha chiamato nel cast interpreti non udenti. Accanto al premio Oscar Marlee Matlin, già in Figli di un dio minore, ci sono infatti Daniel Durant e Troy Kotsur, vincitore quest’anno della statuetta come non protagonista. Il resto del film è identico.

I produttori statunitensi hanno avuto la brillante idea di limitare al minimo i riferimenti al film francese nelle presentazioni di I segni del cuore. Il risultato è che la percezione di gran parte del pubblico è di aver assistito a un‘opera originale al 100%.

Nella realtà dei fatti, chi ricorda La famiglia Bélier non trova nulla di sorprendente in I segni del cuore. I momenti più emozionanti ricalcano il modello francese in tutto e per tutto, cambiano solo i riferimenti musicali.

Non è un caso che inizialmente CODA sia stato distribuito direttamente in streaming su Apple TV+, senza passaggi in sala (In Italia lo trovate anche su Sky). Si tratta di un piccolo film, pensato per i circuiti indipendenti che ora arriva in sala per cavalcare l’effetto Oscar. I suoi meriti maggiori derivano dal copione originale e qui ci sono da elogiare soprattutto le prove dei tre interpreti sordi, Troy Kotsur su tutti.

La decisione dell’Academy per i premi come miglior film e sceneggiatura non originale sembra rispondere esclusivamente a un impegno a mostrarsi il più inclusivi possibile. Da troppo tempo a Hollywood – da Moonlight che batte La La Landprevale la voglia di accontentare tutti sull’idea generale di premiare il film migliore.

Con I segni del cuore l’Academy ha sfruttato l’occasione di portare sul proprio palco i non udenti, 35 anni dopo Figli di un dio minore. Una scelta nobile e sacrosanta, se si fosse trattato di un film originale. I segni del cuore, però, è solo una copia leggermente migliorata di un’ottima idea.

(I segni del cuore, di Sian Heder, 2021, commedia, 111’)

Autore dell'articolo: Francesco Vannutelli