"Mulan": dalle origini antiche al live action, ripercorriamo la leggendaria storia delle arti marziali cinesi | National Geographic

"Mulan": dalle origini antiche al live action, ripercorriamo la leggendaria storia delle arti marziali cinesi

Lasciandoci trasportare dalle emozioni del live action "Mulan", disponibile in streaming per tutti gli abbonati su Disney+, celebriamo la storia dell’“arte del pugno”, dal misticismo iniziale al fenomeno globale.

da Dominic Bliss

pubblicato 25-06-2020

"Mulan": dalle origini antiche al live action, ripercorriamo la leggendaria storia delle arti marziali cinesi

Liu Yifei nel ruolo di Hua Mulan nel live action "Mulan", disponibile in streaming su Disney+. Le "danze di guerra" venivano praticate in Cina già 2.500 anni fa, ma la loro origine rimane avvolta dal mistero. 

FOTOGRAFIA DI The Walt Disney Company

Qi Jiguang certamente sapeva come muoversi sul campo di battaglia. Condottiero militare del XVI secolo, durante la dinastia Ming passò molti anni a difendere la Cina orientale dagli attacchi dei pirati e predoni giapponesi, e successivamente soprintese a un massiccio rinforzamento della Grande muraglia cinese. Si ritiene inoltre che sia stata la prima persona ad aver documentato le arti marziali cinesi nel suo manuale militare "New Treatsite on Military Efficiency" (in italiano, "Nuovo trattato sull'efficienze militare") o "Jixiao Xinshu". Certamente, era esperta di campi di battaglia anche Hua Mulan – guerriera del V secolo del folklore cinese ed eroina del live action "Mulan", disponibile in streaming su Disney + – tanto che le è stato dedicato uno stile eponimo del tai chi.

Secondo Jonathan Clements, autore di "A Brief History of the Martial Arts" (in italiano, "Breve storia delle arti marziali"), quella di Qi Jiguang sarebbe “la prima fonte verificabile che spiega le arti marziali nella pratica, illustrandole come un insieme di mosse o idee”. Nel suo 14° capitolo, tradotto in inglese con "The Fist Canon and the Essentials of Nimbleness" ("L’arte del pugno e i fondamenti dell’abilità"), Qi spiega l’importanza del combattimento corpo a corpo come strumento vitale nell’addestramento dei soldati. 

Ovviamente, quando Qi le descrisse le arti marziali esistevano già da secoli. Varie testimonianze indicano che l'attività era venerabile già da tempi molto precedenti: “Alcune citazioni si riferiscono a oltre duemila anni fa”, racconta Clements a National Geographic. “Il filosofo Confucio stesso menziona le ‘danze di guerra’ dell’età del bronzo usando un termine antico che potrebbe riferirsi a qualche tipo di callistenia con le armi. Ma non sappiamo con certezza se queste danze ne facciano effettivamente parte”. 

Un inizio oscuro

Nella loro definizione più ampia, le arti marziali – che essenzialmente sono sistemi di combattimento – esistono da quando gli esseri umani si uccidono l’un l’altro. La loro storia, dunque, corrisponde tristemente a quella della nostra specie.

Secondo la International Wushu Federation – ente che disciplina lo sport del wushu (o kung fu cinese) – in tutte le sue forme nel mondo, “le origini del wushu possono essere fatte risalire all’uomo primitivo e alla sua lotta per la sopravvivenza negli ambienti ostili dell’età del bronzo, o anche prima; una lotta che portò allo sviluppo di tecniche per difendersi sia dagli animali selvatici che da altri esseri umani”. 

Nelle scritture antiche della storia cinese si trovano numerosi riferimenti a vari codici di combattimento senza armi. Purtroppo, però, nessuno di questi può essere storicamente verificato, come la suddetta Hua Mulan stessa. Per questo motivo potrebbe essere sbagliato considerarli come qualcosa in più dei semplici miti o tradizioni folkloristiche.

La leggendaria storia delle arti marziali cinesi: dalle origini antiche al live action di Mulan

Hua Mulan, la leggendaria guerriera delle saghe popolari cinesi, raffigurata in un’illustrazione su seta del XIX secolo. La leggenda racconta che Mulan si travestì da uomo per entrare nell’esercito imperiale e imparare le arti marziali. Diventerà poi una venerata guerriera, ma rifiuterà ogni riconoscimento per tornare umilmente al proprio villaggio. Gli storici non sono certi che la storia sia basata su una persona realmente esistita

FOTOGRAFIA DI Lebrecht Music & Arts, Alamy

Come sottolinea Clements: “Per gli storici è molto frustrante, perché si passa da un momento all’altro, nel XVI secolo, dal non avere alcuna evidenza a testimonianze che affermano che le arti marziali esistevano già da 500 anni o anche più. Non ci sono fasi intermedie che ci consentano di verificare tali informazioni”. In tutte le storie delle arti marziali cinesi c’è un primo pioniere citato più volte: è Sun Tzu, autore del trattato "L’arte della guerra" del V secolo a.C.. Tuttavia, Clements non è certo di questa corrispondenza.

“Molti insegnanti di arti marziali citano "L’arte della guerra" dicendo che è un manuale di arti marziali, ma Sun Tzu non menziona mai il combattimento corpo a corpo, ed effettivamente non parla granché nemmeno del combattimento armato. Alcuni dei suoi aforismi possono essere applicati a questi temi, ma non nascono con quei riferimenti precisi”. Nel 2012, Clements ha pubblicato un'ulteriore traduzione del libro di Sun Tzu. 

Più o meno allo stesso periodo al quale risale L’arte della guerra, risalgono storie sulla fanciulla di Yue, un’insegnante di arti marziali famosa per essere stata consigliera del proprio re Goujian sui metodi di combattimento. Clements puntualizza che non ci sono prove che la storia si basi su eventi realmente accaduti, ma che “è affascinante vedere come viene raccontato come dato di fatto che il primo insegnante di arti marziali di cui ci sia traccia fosse una donna”.

“C’è questa presunzione sessista che la guerra sia un’attività e una vocazione maschile, ma a Goujian sembra non interessare”, aggiunge. “Sa che lei è la migliore e quindi è lei che incarica”. La storia fa eco a quella di Hua Mulan, che, come narra la leggenda, si travestì da uomo per prendere il posto del padre malato nell’esercito imperiale. La padronanza che sviluppò nelle arti del combattimento e il suo diventare una vera guerriera vengono raccontati nell’"Ode di Mulan", un poema popolare anonimo che si ritiene sia stato scritto durante la dinastia Wei del nord (386-534 d.C.).     

La leggendaria storia delle arti marziali cinesi: dalle origini antiche al live action di Mulan

Una statua di Buddhabhadra con la spada, presso il tempio Shaolin. Si pensava fosse arrivato dall’India in Cina, nella regione delle montagne Songshan, ed era profondamente rispettato dall’imperatore Xiao Wen, che agevolò la costruzione del tempio. Si pensa che l’introduzione delle arti marziali in questa zona possa essere avvenuta per sua mano, anche se lo stesso ruolo potrebbe essere stato ricoperto da un successivo occupante del tempio, Bodhidharma

FOTOGRAFIA DI Kettik Images, Alamy

Si dice che il tempio sia stato fondato da un precedente viaggiatore indiano, un traduttore alla ricerca dell’illuminazione di nome Buddhabhadra, che potrebbe aver introdotto qui i fondamenti delle arti marziali.  

“Nel periodo che noi chiamiamo Secoli bui, il tempio Shaolin era famoso per le conoscenze che portava dall’India”, continua Clements. "Non solo scritture buddiste, ma anche meditazione yoga che potrebbe essersi poi evoluta in forme di arti marziali. Ma, anche in questo caso, solo in tempi molto successivi abbiamo traccia di materiali verificabili”.

È proprio questo il problema della storia delle arti marziali cinesi: la mancanza di fonti scritte del periodo. Dobbiamo aspettare fino al Medioevo per avere delle prove concrete che vi fanno riferimento. La proliferazione della cultura lungo la Via della Seta durante la dinastia Tang (dal 618 al 907 d.C.) diffuse gli stili di combattimento in gran parte dell’Asia orientale.

La leggendaria storia delle arti marziali cinesi: dalle origini antiche al live action di Mulan

L’ingresso del tempio Shaolin, nella provincia di Henan, nella Cina orientale. Presumibilmente risalente al V secolo, si ritiene sia stato il luogo in cui è nato il kung fu ed è il centro della fede per i monaci guerrieri Shaolin.

FOTOGRAFIA DI Robert Harding, ALAMY

Più tardi, durante la dinastia Ming, le autorità si trovarono a reclutare nuovi soldati nella battaglia contro banditi e pirati invasori (a questo periodo risalgono Qi Jiguang e il suo "Nuovo trattato sull’efficienza militare"). Come scrive Clements nel suo libro: “La necessità di reperire e addestrare soldati e fornire all’uomo comune i mezzi per difendersi, in tempi di attacchi e incursioni, creò le condizioni concrete che probabilmente dettero vita a molte delle arti marziali”.

Le arti marziali stavano dunque entrando nell’età moderna, ma la loro storia rimaneva oscurata da miti e leggende. Clements spiega che, durante la dinastia Qing (1644-1912), la censura e l’oppressione del governo fossero così invasive da rendere difficile distinguere i fatti storici dalla finzione. “A questo si aggiungano i danni subiti dai documenti dalle centinaia di anni di sconvolgimenti successivi alle guerre dell’oppio, e anche i danni arrecati durante la Rivoluzione culturale: moltissimi volumi sulla storia delle arti marziali cinesi sono stati di fatto curati e conservati ad esempio dall’industria cinematografica di Hong Kong”, aggiunge.

La svolta

Nel percorso che le arti marziali hanno fatto verso il loro riconoscimento a livello globale, il passo decisivo è avvenuto all’inizio del XX secolo quando raggiunsero, a calci e pugni, l’occidente; e il tutto non partì, inizialmente, dalla Cina. 

La leggendaria storia delle arti marziali cinesi: dalle origini antiche al live action di Mulan

Le illustrazioni di un articolo mostrano la pratica del "Bartitsu", l’arte marziale sviluppata dall’ingegnere britannico Edward Barton-Wright dopo aver trascorso un periodo in Giappone; è raffigurata la tecnica per disarmare un gruppo di assalitori con un bastone da passeggio. Barton-Wright studiò jujutsu e judo in Giappone, e fu affascinato dall’uso delle dinamiche di leve ed equilibrio usate in queste pratiche. 

FOTOGRAFIA DI Chronicle, ALAMY

Il primo importatore fu un ingegnere britannico di nome Edward Barton-Wright, la cui esperienza di jujutsu e judo, mentre viveva in Giappone, lo portò a fondare la Bartitsu Academy of Arms and Physical Culture a Londra, nel 1898. Anche l’America fu sedotta dal dinamismo del combattimento non armato giapponese, in particolare dopo che il presidente Theodore Roosevelt prese lezioni nel 1904 da Yamashita Yoshiaki, cosa che portò all’addestramento del personale militare americano con tecniche di judo e di jujutsu.

Mentre queste prime incursioni in occidente furono dominate da stili giapponesi, negli anni ’40 la preferenza tornò a favore di quelli cinesi. A seguito di un bando sui film di arti marziali da parte del governo del Kuomintang negli anni ’30 – nell’ambito delle sue politiche anti-imperialiste ed esterofobe  – molte compagnie cinematografiche di Shanghai si trasferirono in quella che allora era la colonia britannica di Hong Kong, portando il genere alla sua età dell’oro.

Particolarmente importante fu un film del 1948 dal titolo "The True Story of Wong Fei-hung", con protagonista Kwan Tak-hing, che portò la rappresentazione di Wong sugli schermi ben oltre 70 volte. 

La leggendaria storia delle arti marziali cinesi: dalle origini antiche al live action di Mulan

Bruce Lee nel suo ultimo film, uscito postumo, "Game of Death" (in italiano, "L'ultimo combattimento di Chen"). Il carisma e la fisicità che Lee trasmetteva sullo schermo determinò la fama del kung fu, e un seguito che affermò questa arte marziale a livello internazionale. Al momento della sua morte, nel 1973, Lee era un’icona conosciuta in tutto il mondo. 

FOTOGRAFIA DI Album, Alamy

La fama internazionale

Il genere riscosse sempre maggiore successo, sia negli ambienti della diaspora cinese che tra il pubblico occidentale, aiutato inizialmente da due principali studios di Hong Kong, il Shaw Brothers e il Golden Harvest. Fu il secondo, grazie alla star di fama mondiale (e molto probabilmente il più grande eroe di arti marziali cinesi) Bruce Lee, a portare al pubblico di tutto il mondo film come "Fist of Fury" (in italiano, "Dalla Cina con furore"), 1972, e "Enter the Dragon" (in italiano, "I tre dell'Operazione Drago"), 1973. “Il ruolo di Bruce Lee è stato cruciale”, afferma Clements. “Al cinema e sul piccolo schermo divenne il simbolo delle arti marziali, in particolare del wing chun [kung fu], che 120 anni fa era una disciplina sconosciuta, praticata solo da qualche decina di persone”.

Il potere delle arti marziali nella promozione della cultura cinese all’estero fu presto riconosciuto dal Partito comunista della Repubblica Popolare, che all’inizio degli anni ’80 consentì le riprese del film "Shaolin Temple" ("I giganti del karaté") sul posto, in Cina. Di enorme successo e con Jet Li nel suo primo ruolo da protagonista, la pellicola determinò un’ondata di turismo verso la Cina e aprì la strada al wushu in tutte le sue forme, riunite sotto la International Wushu Federation, fondata a Pechino nel 1990. La federazione ora distingue le competizioni in taolu (serie di movimenti) e sanda (combattimento corpo a corpo).

Tuttavia, esistono una miriade di stili di combattimento cinesi. Sicuramente la Cina rivendica la paternità di più stili di arti marziali di qualsiasi altro Paese, anche se Giappone e Corea potrebbero contestarla. C’è solo l’imbarazzo della scelta: si va dall’elaborata imitazione dei movimenti degli animali all’utilizzo della forza vitale nota come qi, e altri stili ispirati alla mitologia e alla filosofia cinesi.

Divisi da fazioni antagoniste e ideologie contrastanti – e avvolti nel mistero – i vari stili vengono ulteriormente confusi in quanto classificati in molti modi differenti. Il gruppo di arti marziali del Nord, ad esempio (originarie delle regioni a nord del fiume Yangste, il Fiume Azzurro), comprendono stili come il Baguazhang, Bajiquan, Chaquan, Chuojiao, Eagle Claw (Pugilato degli Artigli dell’Aquila), Northern Praying Mantis (Pugilato della Mantide Religiosa del Nord) e il Taijiquan. Gli stili del Sud (delle regioni a sud dello Yangste) comprendono il Choy Gar, Hung Ga, Mok Gar, Choy Li Fut, Wing Chun e il Southern Praying Mantis (Pugilato della Mantide Religiosa del Nord). Esiste anche una distinzione tra stili “duri” (o esterni) e stili “morbidi” (interni).

Il futuro dell’“arte del pugno”

Quali sono le prospettive di tutte queste tecniche di combattimento? Per Clements, il pericolo maggiore che incombe su tutte le arti marziali moderne è quella che lui chiama “sportificazione”.

La leggendaria storia delle arti marziali cinesi: dalle origini antiche al live action di Mulan

Studenti che si allenano in kung fu presso il Wuseng Tuan Training Centre del tempio Shaolin sulle montagne Songshan, nella provincia di Henan, Cina, nel 2014.

FOTOGRAFIA DI Tom Salyer, alamy

“Alcuni praticanti di queste tecniche accettano con entusiasmo il sistema di classifiche, tornei, cinture e punteggi, ma altri vedono queste innovazioni come un tradimento delle origini filosofiche di queste discipline, o mere strategie per fare soldi”.

Clements è diffidente anche sulla standardizzazione del wushu: “Trasforma un’intera tradizione variegata di decine di sistemi diversi in una serie di performance da punteggio e ostentazioni acrobatiche. Dovrebbe essere un esercizio di preservazione culturale, ma spesso calpesta la vera natura di queste discipline, cancellandone i fondamenti religiosi e filosofici e, a dire il vero, gran parte del loro valore pratico”.

L’evoluzione delle arti marziali cinesi da forma di combattimento e filosofia a sport può aver “svigorito” il loro scopo originario. Allo stesso tempo, però, la loro sempre crescente proliferazione nella letteratura, nella cinematografia e nello sport ha diffuso un elemento centrale della cultura cinese in ogni parte del mondo.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.co.uk.