Più insegnanti e sostegno alla sanità pubblica: il piano del Labour Starmer per prendersi il Regno Unito - la Repubblica

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Più insegnanti e sostegno alla sanità pubblica: il piano del Labour Starmer per prendersi il Regno Unito

Più insegnanti e sostegno alla sanità pubblica: il piano del Labour Starmer per prendersi il Regno Unito
(afp)

I sondaggi danno i laburisti in vantaggio. Il leader ha svelato il programma se dovesse andare al governo: dalla scuola all’immigrazione, ecco le proposte

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LONDRA – I sondaggi predicono che sarà lui a vincere le elezioni in programma nel Regno Unito entro fine anno. Ora Keir Starmer ha detto cosa farà se effettivamente andrà al governo. Il leader laburista ha presentato un programma in sei punti che riassume le priorità e le intenzioni del suo partito, dal momento in cui gli elettori gli consegneranno le chiavi di Downing Street.

Il piano prevede sei chiare, semplici promesse: garantire la stabilità economica, ridurre i tempi di attesa per visite e cure nella sanità pubblica, lanciare una nuova iniziativa contro l’immigrazione clandestina (senza fare ricorso alle controverse e costose deportazioni in Ruanda introdotte dall’attuale governo conservatore di Rishi Sunak), creare una società pubblica per l’energia sostenibile, colpire i comportamenti antisociali ovvero la piccola criminalità che allarma in particolare periferie e quartieri disagiati, reclutare 6.500 insegnanti in più per la scuola pubblica.

Non è la prima volta che Starmer presenta un programma simile: lo aveva già anticipato a grandi linee qualche mese fa parlando di “cinque missioni” da compiere se il Labour andrà al potere. In un discorso in Essex, ora il leader laburista ne ha aggiunta una sesta, l’iniziativa contro l’immigrazione clandestina, e ha riformulato con maggiori dettagli le altre missioni. I suoi avversari conservatori hanno reagito accusandolo di essere una banderuola che cambia di continuo i suoi piani. E anche nella sinistra radicale qualcuno protesta che Starmer li ha annacquati rispetto alle promesse originali: in un primo tempo si era impegnato a dare al Regno Unito la più forte crescita economica tra i Paesi del G7 entro la fine del suo primo mandato, mentre ora parla soltanto di “stabilizzare l’economia”. E aveva promesso di fare scendere a zero le emissioni nocive entro il 2030, mentre ora si limita a lanciare una società pubblica per l’energia sostenibile.

“Ma questa è solo la caparra, un anticipo sul cambiamento che intendiamo realizzare”, si è difeso lui in una conferenza stampa. “Con pazienza e determinazione, questi sono i primi passi del Labour per ricostruire il Paese”. La strategia di fondo resta la stessa, ha spiegato, ma ha ammesso che ci vorrà più tempo a realizzarne gli obiettivi: alludendo a due mandati di governo o più, perché non si potrà fare tutto nei prossimi cinque anni. Il motivo, dice Starmer, è che i conservatori lasciano ai laburisti un’eredità disastrosa. E per riparare i danni di quattordici anni di governi Tories, compreso il danno più grosso, la Brexit, occorre tempo.

Una situazione ben diversa dal 1997, osserva il capo della sinistra britannica, quando Tony Blair fu eletto per la prima volta, dopo diciassette anni di governi conservatori, ma ereditò dal premier uscente John Major un’economia sana e solida.

Il suo programma, inoltre, aspira a conquistare voti anche al centro dell’elettorato, fra elettori Tories delusi. Dunque niente aumenti delle tasse. Niente peso supplementare sulla spesa pubblica. E, per non dividere di nuovo il Paese, niente ritorno nell’Unione Europea, bensì soltanto una politica per migliorare i rapporti con Bruxelles.

Il premier conservatore Sunak afferma di avere ancora la possibilità di ribaltare il pronostico. Ci credono in pochi: la sensazione è che la destra sia arrivata alla fine di un ciclo e ora il pendolo della politica oscilli di nuovo verso sinistra. Dopo la peggiore sconfitta in quasi un secolo subita dal Labour nel 2019 guidato dal radicalismo di Jeremy Corbyn, nel 2024 il Regno Unito dovrebbe voltare pagina, con un leader che promette progressi nella sanità, nell’istruzione, nella lotta alla criminalità, sull’immigrazione e sull’ambiente: ma senza indebitare le casse dello stato.

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