Rischiano di creare un piccolo terremoto diplomatico le parole pronunciate dall’Alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell sull’impegno nel dossier Taiwan. Si tratta di un’intervista che il funzionario catalano ha rilasciato a un quotidiano francese, dove in sintesi richiama la Marina Militare continentale a un monitoraggio più severo di quanto accade nello Stretto di Taiwan.

L’Europa deve essere molto presente su questo tema (Taiwan, ndr) poiché riguarda direttamente il nostro continente dal punto di vista economico, commerciale e tecnologico

In generale, è stata una settimana piuttosto ricca di spunti sul dossier Taiwan, anche alla luce delle dichiarazioni fatte dal ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, sulla ferrea volontà di ricongiungere l’isola ribelle. Borrell aveva inoltre anticipato la questione già all’Assemblea plenaria del Parlamento europeo lo scorso martedì, in cui si era pronunciato così:

Taiwan fa chiaramente parte del nostro perimetro geostrategico per garantire la pace. L’Europa non dovrebbe agire solo per una questione morale, ma per le relazioni strategiche esistenti con Taipei

Borrell fa eco a Macron su Taiwan: Ue non più vassallo dell’azione Usa

I commenti di Borrell su Taiwan possono al contempo essere letti come un proseguimento della linea europea intrapresa dopo il viaggio in Cina di Macron e Von der Leyen, a inizio aprile. In quella circostanza, il presidente francese era stato bersagliato da qualche malumore per l’uscita pubblica in cui sosteneva con vigore che l’Europa non dovrebbe essere un “seguace” degli Stati Uniti in caso di conflitto con la Cina su Taiwan.

Parole che avevano punto sul vivo tanto Washington quanto alcuni esponenti politici europei, ma che evidentemente hanno fatto breccia. L’Italia, per esempio, ha ascoltato l’invito americano di aumentare la sua presenza marittima a Taipei proprio nelle ultime ore.

Di conseguenza, si viene così a creare un duplice tavolo rappresentato da un lato dalla guerra in Ucraina, dove l’Occidente ha più volte invocato la mediazione cinese, dall’altro la tensione a Taipei, dove un punto d’incontro sembra difficile da trovare.