Bologna, Amintore Fanfani in mostra: un pittore sei volte premier, la rivincita degli eterni Dc | Corriere.it

Bologna, Amintore Fanfani in mostra: un pittore sei volte premier, la rivincita degli eterni Dc

diMarco Marozzi

«Amintore Fanfani pittore. Uno stile ancora attuale» si intitola la mostra della Fondazione Carisbo, aperta fino al 16 giugno a Palazzo Saraceni 

Gli eterni democristiani hanno trovato il genus, il cordone nobile per la loro vittoria totale alla Cassa di Risparmio di Bologna, sottratta a un decennio di governo assoluto del laicissimo ex rettore Fabio Roversi Monaco. Per un colpo di genio o un caso ben incastrato, onorano il trionfo celebrando uno dei più grandi democristiani della storia: Amintore Fanfani, personaggio eclettico e geniale. E non come politico, in questo maggio che per lui fu di sconfitta.

L'apertura con Pier Ferdinando Casini

Come pittore. Con una mostra a Palazzo Saraceni, in via Farini, aperta oggi, venerdì 10 maggio, alle 17, da colui che si racconta come l’«ultimo democristiano»: Pier Ferdinando Casini, socio della Fondazione Carisbo, accomunato a Fanfani da essere stato anche lui presidente della Commissione Esteri del Senato, ex doroteo ora senatore Pd, il più longevo parlamentare ( a Roma dal 1983 quando vinse sul collega di corrente Virginiangelo Marabini, poi vice e critico di Roversi alla Fondazione Carisbo). «Amintore Fanfani pittore. Uno stile ancora attuale» si intitola la mostra, aperta fino al 16 giugno. «Dal figurativo iniziale all’astrazione degli ultimi anni, attraversando la fase dello spazialismo per arrivare alle prove definibili evocative e molto prossime al simbolismo», la tratteggia la curatrice, Liletta Fornasari, di Arezzo come Fanfani, il cui nipote Giuseppe, anche lui pittore, è stato sindaco Pd della città e parlamentare.

L'esposizione al Senato

Si spazia dai quadri ai disegni, alle caricature dei membri dell’Assemblea Costituente. Dopo l’inaugurazione a Sansepolcro e il passaggio bolognese l’esposizione dovrebbe spostarsi al Senato, su proposta di Casini, per le celebrazioni del 25° della morte dell’autore, il 20 novembre 1999 a 91 anni. Fanfani a 79 anni passati fu il più anziano presidente del Consiglio. «Rieccolo» lo salutava Indro Montanelli, inserendolo con Moro e Andreotti fra i “cavalli di razza” della Dc post De Gasperi. «Arieccolo» lo sbeffeggiava sull’Unità Fortebraccio, il Mario Melloni suo compagno nella sinistra Dc del Dopoguerra. Giorgio Forattini divenne un mito quando nel maggio 1974 in prima pagina di Panorama uscì una sua vignetta con Amintore Fanfani lanciato come tappo di una bottiglia di champagne con su scritto «NO».
Era la celebrazione della sconfitta più famosa di colui che si definì “brevilineo” e fu uno dei più grandi politici della Prima Repubblica: la bocciature al referendum per abrogare il divorzio, proprio in questi giorni, lunedì 13 è mezzo secolo. Fanfani è stato personaggio cardine dell’Italia: sei volte presidente del Consiglio, nove ministro, a più riprese presidente del Senato, segretario Dc, senatore a vita per un ventennio. Laureato giovanissimo, docente, studioso del corporativismo, fascista, poi cattolico sociale con Dossetti e La Pira, fondatore negli anni 60 del centrosinistra con il Psi, amato da John Kennedy, fra i padri della politica italiana aperta al mondo arabo. Intellettuale vero, pittore non dilettante per un settantennio, con studi a Urbino, Treviso, Arezzo, viaggi a New York e Parigi.

Il carteggio con lo storico dell'arte

Carlo Ludovico Ragghianti, storico dell’arte con cui avviò un importante carteggio, definì la sua pittura tutt’altro che amatoriale, complementare del suo impegno politico. In 131 lettere il leader dc e l’ex capo del Partito d’Azione, presidente del Cln toscano, parlano di arte più che (soprattutto Fanfani) di politica. «Due uomini non esattamente affini politicamente, — scrive lo storico Andrea Ricciardi — con una diversa formazione e animati da diverse priorità, hanno trovato un terreno comune sull’arte in una stagione della storia repubblicana in cui, al contrario di oggi, la cultura era centrale e contava per i tanto (troppo) vituperati politici di professione».

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10 maggio 2024