È madre di tre figli e sposata con un uomo di cui è innamorata da quando aveva diciotto anni, ha una carriera da manager nel campo della comunicazione e ha condotto con piglio da leonessa una durissima battaglia contro il cancro. Ecco chi è Violante Guidotti Bentivoglio, moglie del leader di Azione ed ex ministro dello Sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni, Carlo Calenda.

Chi è Violante Guidotti Bentivoglio

Violante Guidotti Bentivoglio è nata a Forlimpopoli, comune della provincia di Forlì e Cesena, nel 1973, da una famiglia di origini nobiliari. A 18 anni ha conosciuto quello che poi sarebbe diventato suo marito, ha studiato Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e, una volta conseguita la laurea, ha iniziato una carriera da manager. Con Calenda ha avuto tre figli, vive a Roma con la famiglia e, dopo aver sconfitto una leucemia e un cancro al seno, ha iniziato ad avere un ruolo attivo in associazioni che si occupano di campagne di prevenzione e lotta ai tumori. Non è presente sui social network, a eccezione di un profilo professionale su Linkedin.

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Ernesto S. Ruscio//Getty Images

La malattia diagnosticata con ritardo

Il 29 agosto del 2017 è la data in cui le viene annunciato il verdetto raggelante: Violante scopre di avere una leucemia e un tumore al seno. Come ha raccontato lei stessa, nei mesi precedenti aveva trascurato i campanelli di allarme lanciati dal proprio corpo. Continui mal di testa, lividi, dolori alle ossa che, quando non più sottovalutabili l’hanno portata a un ricovero d’urgenza presso il Policlinico Gemelli di Roma. Inizia immediatamente un percorso di chemioterapia per contrastare la leucemia, una cura che però, abbassando le difese immunitarie, non le consente di intervenire chirurgicamente per rimuovere il cancro al seno. Nella sfortuna, però, ha la fortuna che la chemio risulta efficace anche contro la neoplasia. Terminato il ciclo con successo si sottopone all’operazione e alle successive cure necessarie, facendo la radioterapia.

Il trapianto di midollo

Dopo una recidiva, che fa ripresentare la leucemia, diventa necessario ricorrere a un trapianto di midollo. Il donatore, che Violante chiama “angelo”, è un ragazzo di diciannove anni con cui poi, pur non potendolo conoscere per legge, ha instaurato un rapporto epistolare, attraverso gli ospedali, e verso il quale nutre un affetto e una riconoscenza che si può provare solo per chi, materialmente, ti restituisce alla vita con un grande gesto di solidarietà e altruismo.

“La prima lettera che mi ha mandato l’ho incorniciata e la tengo sul comodino. Ogni sera prima di coricarmi le rivolgo uno sguardo di gratitudine”, ha dichiarato la stessa Violante. In un momento in cui crolla il mondo addosso, dopo che aver già dovuto superare le pesanti conseguenze fisiche e psicologiche di chemioterapia e intervento al seno, un gesto come quello del diciannovenne, oltre che salvare una vita, contribuisce ad evitare di cedere a sentimenti come rabbia e sconforto.

Quando scopri, da un momento all’altro, di avere malattie come quelle che hanno colpito Violante, è normale domandarsi “perché tutto questo sta capitando a me?”, “che cosa ho fatto di male per meritare questa punizione?”. Ed è proprio tutto quello che è passato per la testa, inizialmente, anche a Violante, come ha ammesso lei stessa.

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Anche la rabbia, la frustrazione e la voglia di chiudersi, mettendo una barriera con il resto del mondo che non può capire che cosa si stia provando, sono sentimenti, probabilmente, molto comuni in queste situazioni. Per evitare che questo circolo vizioso rovini completamente l’umore e impedisca di incanalare l’energia in una direzione positiva, è necessario il confronto con gli altri.

“Fondamentale”, ha raccontato Violante in un’intervista rilasciata a Io Donna, è stato “il rapporto con le compagne di stanza. All’inizio ero sicura che non avrei mai potuto condividere con una vicina di letto le miserie della malattia”, ha confessato ancora, “ma poi ho capito che non c’è altra persona più in grado di capire cosa stai provando, e con le 4-5 compagne che ho avuto ho instaurato un rapporto fortissimo”.

La presenza forte e costante di familiari e amici

Violante ha sempre detto che i figli hanno rappresentato la principale motivazione per combattere la malattia con tutte le sue risorse fisiche e mentali. L’importanza della vicinanza dei familiari è fondamentale in momenti così difficili, e un contributo importantissimo per creare un clima il più sereno possibile intorno a lei lo hanno fornito sia suo marito, Carlo Calenda, che le sue amiche.

Il leader di Azione, durante il periodo più complicato, ha partecipato poco alla vita pubblica, cercando di rimanere al fianco della moglie e, come raccontato da Violante, è riuscito a mantenere un atteggiamento nei suoi confronti molto simile a quello che aveva prima della malattia. Riuscendo nel compito più difficile, e cioè quello di farla sentire normale.

Il giorno del compleanno di Violante, un mese prima del ricovero per il trapianto di midollo, Calenda le ha regalato un collage di foto che li ritraevano insieme, con la famiglia e con le amiche, per darle la giusta carica per affrontare l’intervento. Importantissima anche la vicinanza delle migliori amiche di Violante, che sono state una presenza fissa, chiamandola al telefono ogni giorno e infondendole costantemente speranza e sicurezza.

Quella di Violante Guidotti Bentivoglio è, insomma, la storia di una donna forte, determinata e coraggiosa, che con le unghie e con i denti ha lottato per non arrendersi al cancro e che ora si batte per sensibilizzare le donne sull’importanza della prevenzione per il tumore al seno. Una storia di speranza che può essere da esempio e infondere coraggio a tutte le persone che si trovano a dover affrontare le sue stesse battaglie.