Imprenditore investe in ville e barche per non pagare l’Iva, maxi truffa da 6 milioni di euro. Chi è

Imprenditore investe in ville e barche per non pagare l’Iva, maxi truffa da 6 milioni di euro. Chi è

Le indagini svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria

Immigrati all’ingresso degli uffici della Polizia in una foto d’archivio Immigrati all’ingresso degli uffici della Polizia in una foto d’archivio
di Federica Pozzi
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Lunedì 13 Maggio 2024, 23:07

Era finito a processo per una truffa sull’Iva da 43 milioni. Ma non si era fermato qui. Ieri i finanzieri del comando provinciale di Roma lo hanno arrestato. A suo carico altri reati contro il fisco, un’ennesima truffa da circa sei milioni, posti ora sotto sequestro. Autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, false comunicazioni sociali e frode fiscale. Tanto è lungo l’elenco di reati per i quali è indagato Giulio Bovi, imprenditore 63enne, ora in carcere.

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LE INDAGINI

Le indagini, svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria, hanno consentito di risalire a una serie di operazioni effettuate dall’imprenditore, attivo nella logistica e nei servizi alberghieri, per trasferire e reinvestire i proventi illeciti realizzati da alcune società, a lui riconducibili, coinvolte in una frode Iva in relazione alla quale il 63enne è stato già rinviato a giudizio.

In particolare, i proventi, una volta canalizzati in favore di due società romane attraverso fittizie operazioni di finanziamento soci e pagamento quote per la gestione centralizzata della liquidità aziendale, sono stati impiegati per l’acquisto di immobili di lusso nella Capitale, per la rilevazione di un’attività di ristorazione nel Comune di Santa Marinella, per la costituzione di società operanti nel settore della compravendita di natanti, per l’estinzione di mutui fondiari e garanzie fideiussorie nonché per la sottoscrizione di preliminari di compravendite di altre aziende o compendi immobiliari.

Tutto ciò è venuto a galla proprio dal sequestro preventivo legato alla precedente indagine.

Nel 2020, infatti, la guardia di finanza aveva eseguito un maxi sequestro per 43 milioni di euro evasi da 20 imprese e 15 persone tra Roma e provincia. Al centro della frode sempre Giulio Bovi, ma il sequestro non è mai andato a buon fine perché l’imprenditore aveva «posto in essere una serie di attività fraudolente proprio per sottrarre risorse finanziarie alle società coinvolte nel meccanismo delle false fatturazioni e convogliarle verso società con funzione di cassa, attraverso varie modalità come fatturazioni infragruppo», si legge negli atti della procura.

LA MISURA

Quindi, dalle indagini successive al primo filone del 2020 è emerso che, anche dopo l’intervento dell’autorità giudiziaria, Bovi avrebbe costituito nuove società per continuare a effettuare frodi, tentato di sottrarre alle misure cautelari asset delle aziende coinvolte nelle indagini, oltre a trasferire la proprietà dei beni da una società all’altra così da renderli irreperibili.

Il tutto, sottolinea la procura, è stato effettuato «da un professionista esperto nel settore tributario, in grado di mettere in campo non comuni risorse materiali e conoscenze tecniche, per lo più rivolte al conseguimento di finalità illecite.

Infatti, come emerso dalle indagini, il 63enne è stato iscritto per quasi 20 anni all’ordine dei dottori commercialisti e revisori contabili, oltre che all’albo degli analisti finanziari di azienda e mercati finanziari e all’albo degli agenti in attività finanziaria.

Tutti motivi per i quali l’autorità giudiziaria ha emesso nei suoi confronti, oltre al sequestro dei beni, anche la misura della custodia cautelare in carcere.

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