Creep, la recensione dell'horror disponibile su Netflix

Creep, la recensione dell'horror disponibile su Netflix

Un cameraman al verde accetta un lavoro per un misterioso sconosciuto in Creep, inquietante found footage di Patrick Brice.

Creep, la recensione dell'horror disponibile su Netflix
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Le vie del found footage non sono certo infinite e per rendere originale una formula ormai abusata bisogna sempre cercare strade nuove e personali. Come quella scelta da Patrick Brice (anche regista) e Mark Duplass, sceneggiatori e interpreti di Creep, ennesimo titolo a basso costo dell'attivissima Blumhouse Productions, che danno vita ad un thriller le cui componenti orrorifiche sono legate saldamente alla realtà, in un contesto perciò ancor più inquietante nella sua verosimiglianza. La vicenda, che vede in scena per tutti gli ottanta minuti di visione soltanto i due attori/autori, ha inizio quando il cameraman Aaron, pieno di debiti, accetta la proposta e la corrispettiva paga di 1000 dollari del misterioso Josef, un uomo che prossimo alla morte per cancro ha deciso di girare una sorta di video-memoriale per la sua famiglia. Un giorno solo di riprese le cui conseguenze si rifletteranno ben oltre il previsto...

Un giorno di ordinaria follia

Un film semplice e immediato in cui l'inquietudine è presente in ogni singolo fotogramma: d'altronde sin dall'arrivo di Aaron nell'isolata casa di campagna si comprende come le cose siano inevitabilmente destinate ad andare per il verso sbagliato. Il regista, pur sfruttando alcuni tipici trucchetti del filone mettendo la camera sempre a ridosso delle scene clou anche quando sembrerebbe un'ipotesi non del tutto logica, dà così vita ad una vicenda di palpabile tensione che, tra jump-scares e improvvisi colpi di scena, trasforma il morboso rapporto unilaterale tra i due protagonisti in un machiavellico ritratto della solitudine e della follia nella società contemporanea. Gli spaventi sono frutto di un'atmosfera credibile dove via via la turbata personalità di Josef prende sempre più campo rivelando la sua reale natura, tra scioccanti rivelazioni e travestimenti animaleschi (con una giocosa maschera da lupo che diventa totem di puro terrore) che conducono ad una vera proprio odissea di stalking subita dall'ignaro ma poco attento cameraman, incapace di cogliere sin dai primi istanti il reale pericolo cui sta andando incontro. Pur con alcune forzature narrative, in primis la polizia che denota un poco plausibile menefreghismo riguardo i timori del minacciato, Creep (disponibile su Netflix) funziona soprattutto grazie alla magistrale performance di Duplass, volto nodo del cinema indipendente americano, qui capace di sfumare con una crescente e genuina schizofrenia tutti i lati di un personaggio scomodo e magnetico al contempo.

Creep Due soli attori e una videocamera per un found footage raggelante nella sua verosimiglianza, vero e proprio horror morale che poggia le sue fondamenta su un contesto ben più che plausibile. Il rapporto tra un cameraman al verde e un uomo che nasconde mille segreti ha così in Creep un'inquietante virata orrorifica che indaga con lucidità in piaghe moderne quale lo stalking e il senso di solitudine, inserendo digressioni psicologiche in un'efficace narrazione di pura ed empatica tensione.

6.5

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