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Anno edizione: 2014
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Il lungo monologo di Alex Portnoy, giovane avvocato ebreo americano, ripercorre gli eventi salienti della sua crescita per cercare di dare un senso alla sua vita, mescolando una critica feroce verso la società americana e la comunità ebraica di cui fa parte ad una autocritica altrettanto feroce del suo stile di vita attuale, diviso tra un impegno pubblico contro la discriminazione e una serie di relazioni caratterizzate da una evidente ipersessualità ma del tutto prive di soddisfazione e sentimento. Schiacciato fin da bambino dall’obbligo di raggiungere la perfezione e di non commettere errori a seguito dell’educazione impartitagli dalla famiglia (in particolar modo dalla madre) nel rispetto dei principî e delle tradizioni ebraiche, Alex Portnoy sviluppa come via di fuga un’ossessione sessuale per donne non ebree e un’ossessione sociale per il loro ambiente, in un continuo alternarsi di desiderio e disprezzo. Eppure, la sua ribellione diventa un modo per degradarsi, più che per liberarsi, lasciando emergere un profondo senso di colpa e di disapprovazione per la propria condotta. Ed è proprio questo, secondo me, il punto di forza del libro e il motivo per cui è ancora attuale: questa profonda scissione dimostra quanto ciascuno di noi, qualsiasi sia la comunità di cui fa parte e l’educazione che riceve, può rimanere invischiato quasi senza accorgersene in qualche tipo di sistema o di ideologia, che rende spesso ipocriti i tentativi di critica e molto difficili (se non vani, a volte) i tentativi di liberarsene. Nonostante lo stile tagliente, incisivo e senza mezzi termini, è vero che a tratti questo monologo può annoiare - come d’altronde ci si annoierebbe ad ascoltarlo, un discorso del genere; tuttavia, per giudicare davvero la scrittura di Roth mi riservo l’opportunità di leggerne qualche altro libro, magari in lingua originale.
Il romanzo si presenta come un lungo monologo di Alex Portnoy, chiaro alter ego di Roth, al suo psicologo. Non è un racconto qualsiasi ma più uno sfogo, un vomitare continuo di episodi della sua vita, dall'infanzia alla vita adulta, la sua vita da ebreo, la repressione della famiglia, la vita sessuale. Uno tra i primi romanzi da leggere assolutamente se si vuole conoscere l'autore.
Lamento di Portnoy si configura come il monologo di un ebreo americano, Alexander Portnoy, durante una seduta col suo terapista. Geniale, così come il resto delle opere partorite dalla mente di Philip Roth; ma anche provocatorio, divisivo... e tremendamente spinto.
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