Cesare Bocci racconta Lucio Battisti e regala emozioni insieme all’Orchestra Mercadante. Il teatro di Maiolati Spontini sold out / VIDEO – foto e racconto - Marcheinfinite Cesare Bocci racconta Lucio Battisti e regala emozioni insieme all’Orchestra Mercadante. Il teatro di Maiolati Spontini sold out / VIDEO – foto e racconto

Cesare Bocci racconta Lucio Battisti e regala emozioni insieme all’Orchestra Mercadante. Il teatro di Maiolati Spontini sold out / VIDEO – foto e racconto

di Stefano Fabrizi

Quando uno spettacolo ti sblocca un ricordo. Sabato 20 aprile, al Teatro Spontini di Maiolati Cesare Bocci affiancato dall’Orchestra Mercadante ha presentato Lucio Battisti. Emozioni!

E mentre partiva il primo brano (Mi ritorni in mente) noi boomer (ed eravamo in tanti per il sold out del teatro) siamo corsi con la mente alle gite, ai pullman dove ci si sedeva in fondo, dove c’era chi aveva una chitarra (ma non era necessaria) ed eravamo (intonati e stonati) la colonna sonora del viaggio: E nella playlist non poteva mancare Battisti.

E lo spettacolo di Maiolati ha proposto un viaggio di musica e parole nella storia di uno dei più grandi cantautori italiani. Cesare Bocci era affiancato dall’Orchestra Saverio Mercadante composta da piano, clarinetto, violoncello, contrabbasso e 3 violini e guidata dal Maestro Rocco Debernardis. I testi sono di Rosa Sanrocco, gli arrangiamenti di Damiano D’Ambrosio,

Il racconto di Cesare Bocci

La prima chitarra

Lucio fu un grande sognatore che sembrava destinato a diventare un comune e rispettabile elettrotecnico, il quale però chiese una chitarra come regalo per la licenza media, anche se non sapeva suonarla e imparò i primi accordi quasi per caso. Sono stati gli anni ’60 e il fermento di quell’epoca a far emergere la sua enorme passione per la musica, anche se l’unico grande scoglio verso quel mondo era il padre, che doveva convincere di potersi guadagnare da vivere facendo il chitarrista.

Fu solo nel 1962 che riuscì a lasciare la sua città natale per andare in cerca di fortuna, ottenendo a soli 19 anni il suo primo ingaggio in un gruppetto che suonava nei locali di Napoli.

Quella realtà, però, gli stava stretta, perché il suo vero obiettivo era arrivare a Roma, dove poi iniziò la sua gavetta con vari gruppi musicali.

Giulio Rapetti, arte Mogol

Ma l’influenza determinante per la sua carriera è stata quella di Giulio Rapetti in arte Mogol, che lui amava definire “il poeta”. Se quest’ultimo metteva le parole, Battisti pensava alla melodia: anche se aveva paura di esibirsi con le sue canzoni, egli aveva un modo tutto suo di cantare che divenne in breve tempo anche la sua cifra stilistica.

Viaggiava su un binario a sé, perché interpretava le canzoni quasi parlandole anziché cantandole.

In poco tempo anche Roma non faceva più per lui, soprattutto perché le migliori case discografiche si trovavano a Milano. Era in quella città in cui si potevano fare incontri importanti e sperimentare nuove melodie.

Grazie a Mogol, scrisse i maggiori successi della sua carriera artistica e 29 settembre fu la prima canzone (eseguita da Equipe 84) a riscuotere un enorme successo. Quello fu solo l’inizio.

Gli anni ’70

Nel frattempo, il mondo stava cambiando e lo stesso Battisti si nutriva della musica che stava nascendo anche nel resto del mondo per creare nuove sonorità. Gli anni ’70 confermarono il sodalizio vincente e inarrestabile con Mogol che era riuscito a mettere in fila le parole giuste per creare i testi delle musiche che componeva sia per lui che per altri grandi artisti come Bruno Lauzi, Mina, Patti Pravo, e tanti altri.

Con il successo, però, arrivano anche i giornalisti pressanti e ossessivi che non accettavano la sua poca voglia di apparire e il suo essere schivo, riservato e timido anche se aveva scelto di fare l’artista.

La fuga dai riflettori

Voleva avere una propria autonomia e tenere la sua vita privata lontana dai riflettori. Fu davvero perseguitato dalla stampa e dai critici musicali, che divennero sempre più insistenti perché non faceva tournée o rilasciava interviste. La sua ultima apparizione in pubblico lo vide ospite in tv nel 1972 nello spettacolo “Teatro 10” di Alberto Lupo in cui con grande imbarazzo duettò con Mina. Senza un copione da seguire, trovarono piena armonia solo quando iniziarono a cantare insieme.

Il fatto di non sopportare più di dover leggere un mucchio di stupidaggini sul suo conto (fu addirittura accusato ingiustamente di essere fascista) e non riuscire a contrastare l’invasione della sua vita privata e quella di sua moglie, scelse di porre la parola fine alla sua carriera pubblica.

Le canzoni

A intervallare e sottolineare il racconto di Bocci la musica orchestrata di Battisti con le immagini che scorrevano nel videoscreen. Tra i brani Emozioni, Si viaggiare, Il mio canto libero, 29 settembre, I giardini di marzo, Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi, Mi ritorni in mente, Acqua azzurra, acqua chiara.

L’addio a Mogol

Un altro momento particolare del racconto di Bocci sul palco riguarda come la vita di Battisti fu segnata anche dal lento allontanamento da Mogol (molto emozionante il racconto della gita a cavallo insieme da Milano a Roma). La loro longeva amicizia e carriera professionale subì un arresto, anche se Battisti continuò a fare le sue canzoni, che fortunatamente sono e rimarranno per sempre un testamento universale perché la musica è infinita.

I saluti

Prima però di congedarsi definitivamente dal pubblico, Bocci ha deciso insieme al direttore d’orchestra di regalare un ultimo bis per tutti coloro che tra il pubblico si sono trattenuti nel cantare durante tutta la serata (ma non dal sussurare) e insieme al pubblico ha cantato La canzone del sole.

Al termine non sono mancate i ringraziamenti e le domande fatte dal sindaco Tiziano Consoli e dal vice Sebastiano Mazzarini. Una bella serata.

Cesare Bocci e Stefano Fabrizi

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