Into Darkness - Star Trek Recensione

Into Darkness - Star Trek: la recensione del film di fantascienza di J.J. Abrams

06 giugno 2013
4 di 5
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Riesce al regista americano la difficile impresa di migliorare il primo film

Into Darkness - Star Trek: la recensione del film di fantascienza di J.J. Abrams

Dal primo reboot di Star Trek sono passati 4 anni, durante i quali quel gran cervello di J.J. Abrams si è occupato di una miriade di altri progetti (tutti, tranne Alcatraz, di ottimo livello), ma finalmente l'Enterprise NCC-1701 torna con la sua inconfondibile sagoma a solcare la galassia. E' lei in un certo senso la vera protagonista di Into Darkness: splendida e immacolata all'inizio come la promessa di felici giorni futuri, sporca e semidistrutta alla fine dopo l'incontro col male: un'arca dallo spessore mitico che è facilissimo scambiare per una divinità, come nel divertente inizio che richiama gli alieni e gli improbabili pianeti di cartapesta esplorati dalla ciurma di Kirk, nel corso della sua missione quinquennale alla ricerca di nuove forme di vita là dove nessuno è mai giunto prima.

Il ritorno di Star Trek sul grande schermo, iniziato in modo promettente ma non memorabile nel primo film, prosegue alla grande in questo sequel, che mette le basi per un futuro che ci auguriamo lungo e prospero. Con un'equazione un po' facile, si potrebbe dire che J.J. Abrams sta alla fantascienza come Joss Whedon sta all'universo Marvel: entrambi creatori di serie innovative e sempre in cerca di nuove sfide, sono capaci di imprese in apparenza impossibili. Se Whedon nel caso di Avengers ha fatto appello alla sua cultura in merito, ad Abrams spetta il merito di aver ridato vita a Star Trek, di cui non è nemmeno appassionato. Per fortuna anche dei fan di Star Wars, ha infatti il coraggio e la mancanza di remore necessari per affrontare senza condizionamenti un mondo fatto a immagine e somiglianza del suo creatore. Con Star Trek, va detto, lui e i suoi storici coautori Kurtzman e Orci, coadiuvati da Damon Lindelof, sono stati aiutati dal fatto che la Bibbia di Gene Roddenberry, diluita via via nelle varie serie, da un po' di tempo subisce l'attacco degli apocrifi.

Ma l'impresa era comunque rischiosa: era difficile restituire il glamour ingenuo della serie classica a chi è cresciuto con le scaramucce tra Spock e "Bones" McCoy, le facili conquiste femminili e il geniale acume dell'astuto Ulisse/Kirk, i mugugni di Scott e – soprattutto – lo spirito pacifista, libertario e progressista della serie classica. A questo si aggiungeva il rischio di scontentare chi non conosce nemmeno un asteroide di questo immenso universo.

Pericolo scampato: Into Darkness. Star Trek è spettacolare, divertente, disseminato di citazioni per i fan ma godibile anche per i profani. Abrams & Co. dimostrano di sapere molto bene cosa si deve fare in un reboot: non azzerare il passato, ma tenerne conto per cambiarlo. Ecco dunque che continuano a inserire nomi, eventi ed oggetti cari a tutti gli appassionati (addirittura un “Tribble”!), portando avanti però un discorso nuovo e per molti versi totalmente sganciato dalla cronologia della serie (in tutte le sue accezioni: telefilm, film, romanzi e fumetti).

Di più e di meglio, rispetto al primo episodio, ci sono le due splendide performance di Benedict Cumberbatch e Peter Weller (è raccomandata, ove possibile, la versione originale) e l'ulteriore sviluppo del fulcro della fantascienza startrekkiana: l'umanità dei suoi personaggi. Qua si vede il formarsi di una squadra che diventa per tutti i protagonisti una famiglia vicaria, proprio come capita durante la lavorazione di un film sui set meglio assortiti.

Se Zachary Quinto si conferma assolutamente perfetto nel ruolo del giovane Spock, è Chris Pine a rifulgere in questo secondo film, che gli offre un arco narrativo più completo per dimostrare la maturazione del suo personaggio: anche se è molto diverso dal Kirk di William Shatner, riesce a rievocarne la spavalderia, il fascino, l'intelligenza, la tenera (e ambigua, perché no?) amicizia con Spock. Non è dato saperlo, ma ci piace pensare che Gene Roddenberry, dall'alto dei cieli dove le sue ceneri orbitano dal 1997, abbia dato la sua benedizione a questa nuova vita della sua amata creatura.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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