Maria Teresa, sovrana illuminata

Maria Teresa, sovrana illuminata

Salita al trono per volontà del padre e contro il parere dei regnanti europei, rese l'impero uno stato moderno e competitivo

Cosa succederebbe se fossero le donne a governare le nazioni? Devono esserselo domandato in molti quando nel 1713 Carlo VI d'Asburgo emanò la Prammatica sanzione che stabiliva l'indivisibilità dei domini e la linea di successione femminile al trono imperiale in caso di assenza di eredi maschi. E quando alla sua morte, avvenuta nel 1740, la figlia Maria Teresa si dimostrò ben decisa a governare, la reazione degli stati europei (Prussia in primis) portò alla Guerra di successione austriaca.

Gabriello Mattei, 'Ritratto dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria', olio su tela, 1736~1740, Galleria degli Uffizi, Firenze

Gabriello Mattei, 'Ritratto dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria', olio su tela, 1736~1740, Galleria degli Uffizi, Firenze

Foto: Pubblico dominio

La conquista del trono imperiale

Maria Teresa d'Asburgo era nata a Vienna il 13 maggio 1717. I genitori, l'imperatore Carlo VI d'Asburgo ed Elisabetta Cristina di Brunswik-Wolfenbüttel, avevano generato tre figlie femmine e un maschio, Leopoldo, morto a pochi mesi dalla nascita. Carlo era chiaramente un uomo lungimirante, e non apprezzando le alternative dinastiche che la situazione offriva al momento aveva preferito emanare un editto che tutelasse l'integrità dell'impero anche a costo di dare tutto in mano alla primogenita femmina, sfidando così le convenzioni dell'epoca.

Maria Teresa crebbe dunque a Hofburg, il palazzo imperiale degli Asburgo, educata da due gesuiti. Imparò la musica, la danza e a dipingere, e studiò la lingua francese, lo spagnolo e l'italiano, ma non venne avviata agli studi di diritto ed economia, tradizionalmente riservati ai maschi.

Nel 1736 venne data in sposa a Francesco Stefano di Lorena. Il loro fu un matrimonio sereno e lei diede alla luce sedici figli in ventotto anni. Quando nel 1740 Carlo VI morì a causa di un'intossicazione, lei salì al trono come previsto dalla Prammatica sanzione. Ciononostante non tutti erano convinti della legittimità di tale atto, nemmeno fra gli stessi Paesi alleati. Anche Maria Teresa era conscia dei suoi limiti che includevano, fra l'altro, un esercito esausto e un'economia in difficoltà.

Maria Teresa e Francesco Stefano al loro pranzo di matrimonio. Carlo VI, col cappello piumato rosso, è seduto al centro del tavolo

Maria Teresa e Francesco Stefano al loro pranzo di matrimonio. Carlo VI, col cappello piumato rosso, è seduto al centro del tavolo

Foto: Pubblico dominio

Pochi mesi dopo Federico II di Prussia, che vedeva nella fragilità dello stato austriaco un'occasione per espandere i propri domini, invase la Slesia, una ricca regione della Boemia che ospitava industrie minerarie e tessili. A quel punto l'imperatrice reagì per difendere il suo ruolo di governante. Cominciava così la Guerra di successione austriaca, conclusasi otto anni dopo con la Pace di Aquisgrana, che portò al riconoscimento degli Asburgo-Lorena come legittimi sovrani dell'impero e dei territori della casa d'Austria. In cambio Maria Teresa e il marito Francesco I dovettero cedere la Slesia alla Prussia, alcuni territori piemontesi ai Savoia e i ducati di Parma e Piacenza ai Borbone.

La pace fu breve e fra il 1756 e il 1763 Maria Teresa riprese le ostilità contro Federico II per il controllo della Slesia, ma venne sconfitta e dovette accettare la perdita della regione. Il peso del conflitto era stato enorme, tanto che nei suoi scritti privati affermò che il suo più grave peccato era stato quello di «aver fatto la guerra per orgoglio».

'La battaglia di Kolín' che rovesciò le sorti della guerra in favore dell'Austria. Olio su tela, 1757

'La battaglia di Kolín' che rovesciò le sorti della guerra in favore dell'Austria. Olio su tela, 1757

Foto: Pubblico dominio

L'età delle riforme

Con la fine delle guerre, si apriva per Maria Teresa una nuova fase, concentrata sulla politica interna. L'imperatrice voleva che i popoli del suo vasto impero fossero uniti sotto il profilo politico, ma anche culturale e sociale. Per arrivare a questo risultato, avviò una serie di moderne riforme nel nome dell'assolutismo illuminato.

Il primo aspetto a essere coinvolto fu quello della religione. Maria Teresa era una fervente cattolica, addirittura intollerante nei confronti della libertà di culto, tanto che avviò la deportazione dei protestanti e l'espulsione degli ebrei dai confini del Paese. Ciò non le impedì però di fare delle scelte dure nei confronti dell'apparato clericale, limitando fortemente molti dei privilegi di cui godeva. A partire dal nuovo sistema di tassazione, che obbligava anche il clero a contribuire al pagamento delle imposte. Anche i nobili videro sfumare i propri privilegi feudali, assieme all’abolizione delle corvées a cui sottoponevano i contadini, e dovettero anch’essi pagare le tasse. Per ottenere una ripartizione più equa delle entrate istituì il moderno catasto, il cui compito era quello di censire le terre pubbliche e private per una più corretta suddivisione dell'onere fiscale.

La Chiesa venne colpita anche nel suo ruolo relativo alla censura, dal momento che il controllo della stampa religiosa e dei decreti ecclesiastici passarono nelle mani dello stato. In campo giuridico Maria Teresa inaugurò un nuovo codice penale uguale in tutti i territori dell’impero e promosse un nuovo codice civile, che prese il nome di Codex Theresianus.

Anche in ambito economico operò delle scelte forti, incrementando l’industria e il commercio e abolendo le tasse doganali tra Austria e Boemia. Inoltre favorì l’ampliamento del porto di Trieste, che nel 1719 il padre aveva promosso a porto franco. Grazie agli investimenti e alla costruzione di un intero quartiere adiacente al mare (il borgo Teresiano), che ospitava magazzini per le merci, uffici e appartamenti, la città si ampliò, pronta ad accogliere i mercanti che affluivano sempre più numerosi.

Nel settore monetario si deve a lei l’emissione della prima carta-moneta della banca di Vienna. A partire dal 1764, Maria Teresa volle con sé al governo il figlio, destinato a succederle con il nome di Giuseppe II. Questi si occupò della riforma dell'esercito e mise in atto su idea della madre l'abolizione della tortura e la limitazione della pena di morte.

Anton von Maron, 'L'imperatore Giuseppe II con la statua di Marte', olio su tela, 1775, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Anton von Maron, 'L'imperatore Giuseppe II con la statua di Marte', olio su tela, 1775, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Foto: Pubblico dominio

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L’importanza dell’istruzione

Anche nel campo dell’istruzione Maria Teresa fece delle scelte innovative. Tanto per cominciare rese obbligatoria la frequenza scolastica in lingua tedesca per i bambini dai sei ai dodici anni. Questa riforma fu fondamentale in quanto coinvolse i figli, maschi e femmine, delle classi popolari. L’obiettivo non era quello di portarli agli studi superiori, ma di emanciparli dalla superstizione, che la regnante aborriva.

Gradualmente, sollevò dall’incarico di docenza e dai posti di dirigenza scolastica i gesuiti e favorì l’apprendimento della lingua tedesca a detrimento del latino. Le scuole si moltiplicarono in tutto l’impero, sia nelle grandi città sia nei paesini di campagna. Le lezioni si tenevano in inverno, dal primo dicembre al 31 marzo, per fare in modo che nella bella stagione i bambini potessero dare una mano nei campi. Per i giovani dai tredici ai vent’anni c’erano invece corsi di ripasso di due ore a settimana, che si tenevano la domenica dopo la messa. La riforma della scuola si scontrò spesso con la mancanza d'insegnanti adeguati e con l’ostracismo delle famiglie che la vedevano come una perdita di tempo. Ciononostante, le cose procedettero a vantaggio dei popoli dell'impero.

Martin van Meytens, 'L'imperatrice Maria Teresa d'Austria', olio su tela, 1759, Accademia di belle arti di Vienna

Martin van Meytens, 'L'imperatrice Maria Teresa d'Austria', olio su tela, 1759, Accademia di belle arti di Vienna

Foto: Pubblico dominio

Non è dunque un caso se Maria Teresa si guadagnò l’appellativo di Landesmutter, madre del Paese. Alla sua morte, avvenuta nel 1780, lasciò tra i sudditi un grande rimpianto.

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