Raoul Bova, prescrizione per evasione 417mila euro/ Resta appello per i 600mila euro

- Silvana Palazzo

Raoul Bova, scatta la prescrizione per l'evasione fiscale da 417mila euro per la quale il suo legale aveva chiesto assoluzione, ma resta da svolgere l'appello per quella di 600mila euro

Raoul Bova 1 640x300 Raoul Bova (Verissimo, 2022)

Prescrizione per Raoul Bova: si chiude così il processo che vedeva l’attore imputato con l’accusa di aver evaso 417mila euro nel 2011. Il difensore, l’avvocato Bruno Assumma, aveva chiesto l’assoluzione, sostenendo che le pendenze col Fisco erano state regolarizzate. Invece, la sentenza del giudice monocratico non entra nel merito della vicenda, quindi del reato di dichiarazione fraudolenta mediante artifici, ma si limita a constatare che è intervenuta la prescrizione del reato. L’attore, secondo la tesi dell’accusa, nel 2012 non avrebbe rappresentato «il versamento di canoni per un milione di euro alla Sanmarco srl, società di cui Bova è stato socio all’80 per cento».

Alla base della contestazione c’era la cessione alla Sanmarco dei diritti economici legati all’uso della sua immagine, accordo che prevedeva che Raoul Bova ricevesse un compenso minimo. Ma quel denaro non sarebbe mai stato versato all’attore. Questi mancati versamenti, secondo la procura, dimostrano che l’accordo era uno strumento per ostacolare l’accertamento del Fisco su quanto sarebbe stato imponibile all’attore.

RAOUL BOVA, RESTA APPELLO PER UN’ALTRA EVASIONE

Il risultato, secondo il pubblico ministero, è che nella dichiarazione dei redditi del 2022, c’è stata un’evasione dell’Irpef per 417mila euro. «Nella dichiarazione dei redditi – si legge negli atti – sono stati indicati elementi attivi per un ammontare inferiore a quelli effettivi ed elementi passivi fittizi». Raoul Bova avrebbe commesso il reato, secondo l’accusa, il 27 luglio 2021. Ma il giudice non ha valutato la fondatezza della tesi accusatoria proprio perché è scattata la prescrizione. Ma i problemi giudiziari per l’attore non sono finiti, sempre per il mancato versamento di imposte legate ai diritti di immagine. Infatti, il Corriere della Sera ricorda che si deve ancora svolgere l’appello alla condanna a un anno e sei mesi di carcere sempre per lo stesso reato di dichiarazione fraudolenta mediante artifici in relazione ad un’evasione di circa 600mila euro risalente invece al quinquennio tra il 2005 e il 2010. La data del processo per il momento, però, non è stata ancora fissata.





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