La maglia magica, elogio dei grandi numeri dieci - la Repubblica

La storia

La maglia magica, elogio dei grandi numeri dieci

Giuseppe Esposito Sirio racconta i grandi geni della storia del calcio attraverso imprese, disegni, aneddoti e ricordi di chi li ha vissuti. Inoltre sette scrittori di fama descrivono il loro campione
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L'immagine che introduce pensieri, tanti pensieri. Una maglia numero 10 che non segue tratti precisi, ma è insieme di colori assemblati senza una apparente logica, pennellate da artista col gusto del tocco di genio. E' la copertina scelta da Giuseppe Esposito 'Sirio' per ''La maglia magica. Elogio dei grandi numeri dieci'' ('Edizioni della Sera''). Un viaggio che parte dal primo vero divo del calcio italiano, Giuseppe Meazza, per arrivare a quello che in molti -non tutti- considerano il più grande in assoluto dei nostri tempi, Lionel Messi. Esposito visita il 10 in chiave aneddotica, arricchendo anche il testo con suoi disegni originali, testimonianze di campioni che i 10 li hanno vissuti da vicino come Salvatore Bagni, Paolo Cannavaro e Dino Zoff, e sette racconti di scrittori di fama internazionale. Maurizio De Giovanni spiega il suo Diego Armando Maradona, ed altrettanto fanno Giovanni Cocco, Romano De Marco, Vincenzo Rosario Spagnolo, Gianluca Morozzi, Luca Poldelmengo e Victor Del Arbol rispettivamente con Roberto Mancini, Francesco Totti, Michel Platini, Roberto Baggio, Paul Gascoigne e Lionel Messi.

Ogni fuoriclasse viene raccontato con una parte storiografica che ripercorre le tappe della carriera, con citazioni di grandi personaggi dell'epoca, ma anche con autodefinizioni dei giocatori stessi. Di Alfredo Di Stefano, per alcuni autorevoli critici superiore persino a Maradona e Pelè, dice il filosofo e poeta svizzero Amiel: “Fare facilmente ciò che gli altri trovano difficile è talento, fare ciò che è impossibile al talento è genio”. E lo stesso Di Stefano, uno che pure amava la bella vita, era inflessibile quando si parlava di pallone: “Ho bevuto botti di vino e mangiato quintali di pesce fritto, ma rispetto ai giovani di oggi mi sono mortificato in campo di allenamenti durissimi''.

Sregolato per definizione, Omar Sivori viene sintetizzato da Massimo Raffaelli come ''Il genio assoluto, l'esplosione, l'anarchia come disciplina superiore del calcio''. Quindi, passando da Eusebio, Rivelino, Mazzola padre e figlio, si arriva a quello che forse ha diviso più di tutti. Gianni Rivera e la frase che racchiude il sogno di ogni bambino e della passione immutata: ''Non sono mai stato un calciatore, ho sempre giocato a pallone''. Il golden boy e le sue polemiche con un altro Gianni fuoriclasse, ma della penna. ''Non sa correre, non è un podista altrimenti sarebbe un grandissimo interno. Invece lui per me è un mezzo grande giocatore'' disse di lui Brera. Ma di incompreso ce ne è stato uno che li ha battuti tutti, Evaristo Beccalossi. Enzo Bearzot non lo chiamò mai, tanto meno al mondiale di Spagna nonostante una fortissima pressione dell'opinione pubblica. Il Becca ricorda il ct con una divertente ironia: ''Sono talmente sfigato che non potei dirgliene quattro in faccia poiché vinse il titolo...''. Splendido, geniale, anarchico, creativo numero dieci.